Ha debuttato ieri, 21 ottobre 2014, al teatro Bellini di Napoli lo spettacolo teatrale di Simone Cristicchi: “Magazzino 18”.
Il cantautore romano ha deciso di portare in scena la memoria dimenticata, di rispolverare e far conoscere al piccolo e grande pubblico una storia che chi conosce molto spesso cerca di sotterrare tra i cumuli di macerie.
Tutto inizia e ritorna al Porto Vecchio di Trieste, in un vecchio magazzino finito in cui sono custoditi oggetti smarriti e speranze che hanno un nome e un cognome.
Sulla scena ciò che fin dal primo momento colpisce sono le sedie. Le tante sedie ammassate sul palco, sedie che portano nomi, numeri e sigle. Sedie che per tutta la durata dello spettacolo ricordano le migliaia di persone che speravano di ritrovare il loro posto nel mondo.
Viaggi di speranza e promesse disilluse quelle che duramente racconta Cristicchi. Uno spettacolo in cui non va solo quello che solitamente si cerca di tacere. Non un semplice spettacolo denuncia, ma uno spettacolo verità.
Ciò che da sempre si apprezza del cantautore romano è la grande preparazione. Nei suoi brani abbiamo ritrovato manicomi, miniere, guerre mondiali. Adesso una sola canzone non bastava però, anche se nel corso dello spettacolo per raccontare l’esodo dei tanti italiani cancellati dalla storia vengono utilizzati inediti.
Non colpiscono particolarmente i brani da un punto di vista musicale e, almeno per quanto mi riguarda, nemmeno la prestazione attoriale di Cristicchi. Tutto questo però passa in secondo piano davanti all’Esodo che si porta in scena.
Il tema non è facile, non esistono tra l’altro nemmeno altri lavori da cui attingere. La regia di Antonio Calenda e la scrittura di Jan Bernas riescono però negli intenti.
Le varie facce di Cristicchi che si ritrova a impersonare varie facce della stessa storia, persone in bilico tra presente e passato fanno poi il resto.
Grande attenzione da parte della sala, pubblico curioso di sapere non come sia andata a finire, perché purtroppo la fine è nota già dall’apertura del sipario, ma chi si sia salvato, cosa sia successo, perché si continua a glissare su una pagina di storia che ha segnato il futuro del nostro Paese.
Ed ecco che il lavoro di Cristicchi viene valorizzato a fine spettacolo: risuonano applausi emotivi e partecipativi, applausi di italiani a cui è stato mostrato un pezzo del loro passato.
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