Simona Izzo e Ricky Tognazzi tornano a recitare assieme dopo 22 anni in “Figli, Mariti, Amanti”. Dopo 30 anni d’amore e di legame artistico, la coppia Izzo-Tognazzi arriva a Napoli al Teatro Cilea con una nuova commedia scritta dalla stessa Izzo e curata nella regia da Ricky Tognazzi. “Figli, Mariti, Amanti” è attuale nella trama, racconta in maniera briosa le problematiche odierne: dalle unioni civili ai matrimoni omosessuali, dalle separazioni alle “battaglie legali” che ne conseguono tra affidamenti e comunione dei beni.
Sarebbe una serata qualunque tra Laura e Riccardo, due cinquantenni in transito nella casa dell’unico figlio, Francesco, per proteggerne la dimora. Il ragazzo, infatti, in fase di separazione, si contende il luminoso loft, nel quale ha vissuto, con il compagno e la figlia di entrambi concepita attraverso una madre “surrogata”. Una serata come tante, in cui l’atmosfera familiare, spazia tra problemi economici, preoccupazioni per i figli e rancori mai sopiti.
Così come nella vita, anche in scena la coppia Tognazzi-Izzo, affronta la vita insieme con il lavoro che li accomuna. Lei, infatti, è una commediografa, lui un regista produttore spesso protagonista involontario delle commedie della moglie. Una serata come le altre, se non fosse per l’irruzione, in piena notte, di Marco, amico storico di Riccardo che, disperato, vuole ricongiungersi con la sua giovanissima compagna Francesca, che lo ha lasciato per un altro uomo. Laura mette in atto un escamotage, che fa piombare la donna nel bel mezzo della notte: la convoca con la scusa di un infarto improvviso del sanissimo Marco (Giuseppe Manfridi), che si presta alla messa in scena. Francesca (Kiara Tomaselli), con la schiettezza della sua giovane età, genererà tanti confronti. Rappresenterà una sorte di luce interiore che illuminerà i protagonisti sulle loro problematiche. Dal disfacimento del rapporto di coppia al loro passato, dal problema dei figli al confronto sul rapporto uomo-donna. Tra sketch, battute divertenti e spunti bizzarri, anche attraverso l’analisi del comportamento animale – come quello “della rana pescatrice”, che divora il maschio, per poter crescere la prole in solitudine – si giungerà al concetto dell’uomo “superfluo”.
Abbiamo incontrato i protagonisti Simona Izzo e Ricky Tognazzi che ci hanno rivelato molti particolari della commedia e del loro amore così duraturo:
SIMONA IZZO:
Tornate a recitare assieme a teatro dopo 22 anni…
«A teatro dopo 22 anni, ma la storia tra noi dura da molto di più. Io dico 31anni, lui dice 27. La verità è che sono tanti, ma in realtà sono pochissimi. Perché, nella vita, così come diciamo nella commedia, noi litighiamo come il primo giorno! Ma il grande Ennio Flaiano diceva sempre che “I grandi amori si annunciano in un modo preciso, appena la vedi dici: chi è questa stronza?” e se lo diceva Flaiano che era un grande umorista, sarà questo il segreto!.»
Tra voi due, chi l’ha detto?
«Tutti e due! (Ricky, seduto accanto, conferma sorridendo! ndr) Perché abbiamo iniziato a confliggere da sempre. Fin dal nostro primo incontro. Abbiamo fatto un film insieme, lui faceva l’attore, io ero alla regia e già il suo ruolo contrastava con il mio. Ma, nonostante tutto, dopo quel film, non ci siamo più lasciati.»
Siete a teatro con “Figli, Mariti, Amanti” o il maschio “superfluo”, commedia scritta da te e diretta da Ricky Tognazzi. Come nasce questo testo?
«Innanzitutto, preciso che il maschio “superfluo” non è mio marito! All’interno del testo vi è una critica delle donne molto dura, nei confronti dei maschi. La mia generazione ha cresciuto figlie molto più agguerrite di quanto lo fossimo noi. Quindi, probabilmente l’insegnamento è stato troppo duro. Abbiamo impartito una lezione troppo amara. Invece, dobbiamo capire che dobbiamo amare molto l’uomo, anche se ogni tanto ci delude. Perché anche noi, ogni tanto deludiamo loro.»
La commedia tratta un tema importante ed attualissimo quali i rapporti omosessuali e le unioni civili.
«È il grande tema di oggi! Io ho sentito una giornalista che diceva una cosa molto interessante sul nostro paese: ovvero che tra l’Italia e gli altri paesi europei – rispetto a questo tema – pare ci fosse un muro pari a quello di Berlino, dove noi siamo dalla parte Sovietica ed abbiamo un muro verso le Unioni Civili. Noi siamo molto indietro ma dovremmo fare in modo che le persone che si amano, indipendentemente dal sesso, possano avere tutte gli stessi diritti.»
Com’è lavorare in coppia?
«In “Figli, Mariti, Amanti”, mi ha diretto lui come regista. Ma nonostante il testo fosse mio, Ricky ha infierito sul testo come sempre. Ognuno dei due ha un’idea, poi ne abbiamo una terza che, puntualmente, è quella che va in scena.»
RICKY TOGNAZZI
Tu e Simona state assieme da 30 anni. Come è vivere con una donna così forte?
«Avere accanto una donna forte, è sicuramente meglio che averne una “moscia”. I conflitti che possono nascere tra di noi, così come spiegava Simona, non sempre sono negativi. Dai conflitti nascono i confronti, si generano nuove idee. Il frutto del nostro conflitto, è sempre il lavoro.»
Siete la prova che le difficoltà uniscono?
«Assolutamente sì. Viviamo una passione in comune. Oscar Wilde diceva che “il matrimonio è una croce così pesante che bisogna portarla in tre!”. Nella nostra unione ci siamo io, Simona ed il terzo è il pargoletto che ogni volta vive, cresce e dorme con noi e mi riferisco al copione del film, della commedia o di qualsiasi altro lavoro andiamo ad imbastire assieme. Di solito litighiamo, strappiamo le pagine, ma ci facciamo anche l’amore con il copione che ci tiene legati. Come tutte le coppie normali.»
Nonostante tu abbia avuto una carriera “autonoma” e di gran successo, sei sempre un figlio d’arte. Ed ora stai tramandando la vena artistica anche a tua figlia…
«Sono reduce da un video che ho girato in Inghilterra per un gruppo storico che si chiama New Order, prodotto da mia figlia Sarah che lavora a Londra da dieci anni. Ho visto tanti tweet, tante condivisioni. Ed oggi, nella scheda del video ho letto: “protagonista del video Ricky Tognazzi, padre della famosa produttrice Sarah Tognazzi”. Sono passato da figlio di…, a padre di…. Ma è il bello di questo lavoro dove dai confronti generazionali e artistici, nascono veri e propri sodalizi.»