È un album impegnato e penetrante, Ho un piano B , il nuovo disco di inediti della cantautrice toscana Silvia Conti. L’album, anticipato dal singolo estratto Lucciola, vede agli arrangiamenti e alla direzione artistica Bob Mangione e alla registrazione e mix Gianfilippo Boni. Ho in piano B che si caratterizza per le sonorità rock d’oltreoceano, si sofferma su tematiche complesse come il bullismo, la condizione femminile, la solidarietà e l’accoglienza. Il disco si conclude con il canto Partigiano Bella Ciao e la gost track SuperPippo. L’album esce in concomitanza con la pubblicazione del libro del padre di Silvia intitolato Gli anni sprecati.
Il tuo ultimo album di inediti Ho un piano B contiene dieci brani intensi, struggenti e toccanti. È il disco della tua maturità artistica?
In realtà i brani veri e propri sono 9, la decima traccia è quella che in gergo viene chiamata “ghost track”, un divertissement, un gioco. Rispondere alla tua domanda comunque non è facile; non ho idea se questo sia il disco della mia maturità artistica, so però che è il disco che rappresenta quella che sono oggi, e tanto basta.
Il brano Lucciola affronta in maniera profonda il tema della condizione femminile nella società e grida dolore dinanzi ad ogni episodio di violenza. Che significato assume per te Lucciola?
“Lucciola” per me rappresenta il tema della sorellanza. Non è un caso che nel video che abbiamo girato proprio di questo brano venga affrontata la questione femminile in Iran (con la partecipazione della mia meravigliosa amica iraniana Ata Monfared), contrapposta alla nostra situazione in occidente. Sembrano due cose diverse e, seppure per molti versi lo siano o possano sembrarlo, hanno una radice comune, ed è questa radice che noi dobbiamo comprendere per poter davvero cambiare le cose.
L’altro singolo Il filo d’argento è dedicato alla scomparsa di Enrico Greppi, frontman della Bandabardò. Il testo recita: “se tutto potesse cambiare e se tutto potesse tornare non avremmo più pianto negli occhi ma solo acqua di mare”. È una canzone toccante e poetica. Cosa ha rappresentato Greppi per il tuo percorso artistico?
Nel percorso artistico devo dire poco o niente, se non la condivisione di gusti e passioni. Dal punto di vista umano invece è tutta un’altra storia. Enrico è stato una delle persone più importanti della mia vita, non è semplice da spiegare tutto quello che ha rappresentato per me e non riuscirei certo a farlo in questa sede, con poche righe. Posso solo dire che ho scritto questa canzone di getto e mi è servito tantissimo per riuscire, finalmente, a dare un senso a tutto quel dolore.
Settembre invita a riflettere parlando di solidarietà e di accoglienza . Da quali emozioni è stato concepito?
Dalle emozioni del quotidiano: dalle notizie alla radio, dagli sguardi delle persone, sempre più chiusi, sempre meno disponibili. E’ davvero un gran brutto momento storico, pieno di rabbia e di cattiveria, dove le persone sembrano racchiuse in un enorme videogioco senza più alcun contatto con la realtà. Non so davvero come ne usciremo.
“Inverno 1944 ( Mačkatica)”, inizia con l’intro della canzone partigiana Fischia il vento e narra un sogno di tuo padre quando era nel campo di prigionia a Mačkatica. È un canto popolare che canta la speranza e la libertà .
Ecco, forse la risposta a quello che dicevo a proposito della domanda precedente è qui: la speranza. Questo brano e il successivo, parlo di “Bella Ciao”, che chiudono il disco, rappresentano davvero la risposta: bisogna essere Partigiani. Bisogna saper scegliere e rischiare per le nostre scelte e bisogna farlo insieme. “Insieme”, che bella parola.