Benedetto Casillo veste i panni di Sik Sik, l’Artefice Magico di Eduardo De Filippo al Teatro Nuovo, presentato da Fondazione Salerno Contemporanea, in collaborazione con Napoli Teatro Festival e Benevento Città Spettacolo, per la regia di Pierpaolo Sepe (repliche fino a dom. 2 Febbraio).
Il noto atto unico scritto da Eduardo nel 1929 è qui ripreso da Casillo e Sepe dall’edizione che lo stesso Eduardo portò in scena al San Ferdinando nel 1979, poco prima di abbandonare le scene. In quella occasione, l’allora direttore del teatro, Giulio Baffi, registrò su nastro la performance di Sik Sik, infarcita di nuovi lazzi a soggetto (tanto che la mezz’ora della pièce originaria diventarono cinquanta minuti di spettacolo). Fortunosamente (e fortunatamente) ritrovata la registrazione, a distanza di trentacinque anni, Baffi si è premurato di trascriverla fedelmente e di consegnarla a Pierpaolo Sepe e Benedetto Casillo che ne hanno così tratto questa edizione di Sik Sik, così diversa dal copione originale. E’ la storia di uno scalcagnato prestigiatore, Sik Sik appunto che, con l’aiuto di una moglie incinta e di un attendente poco accorto, si esibisce in teatri di terz’ordine, coi suoi numeri di (poco) prestigio, per sbarcare il lunario. Entrato in contrasto con l’assistente, Sik Sik si rivolge ad un altro “palo”, ancora più insipiente del precedente, che gli manderà a monte l’esibizione, con gli effetti comici che si possono immaginare. Sik Sik, a detta dello stesso Eduardo è – tra i suoi personaggi – quello a cui rimase più legato, forse perché incarna il guitto alle prese con situazioni difficili che i fratelli De Filippo conoscevano molto bene, soprattutto agli inizi della loro carriera. La curiosità, tra l’altro, è che Sik Sik l’Artefice Magico fu originariamente scritto in treno, tra Roma e Napoli, come numero di una Rivista che doveva andare in scena proprio al Teatro Nuovo. E fu un successo enorme, tanto che alcune battute del testo divennero dei modi di dire tormentoni, presso la borghesia napoletana dell’epoca.
Per Pierpaolo Sepe, “Sik Sik incarna il prototipo dei personaggi di De Filippo”. In effetti, il suo candore, il suo ostinarsi a non voler vedere la cruda realtà, a credere che oggi sarà un giorno migliore, la sua guittaggine e le sue miserie, le si ritroveranno approfondite e, in qualche caso, esasperate un po’ in tutta la produzione eduardiana successiva. Non a caso Sepe ha scelto qui di mettere in risalto l’aspetto più tragico dei personaggi, dei quali qui si ride ma, soprattutto nel finale, si prova anche gran compassione. Benedetto Casillo adopera tutta la sua esperienza scenica per restituire questo senso di grottesco di un Sik Sik non più soltanto maschera da Commedia dell’Arte. In questo, affiancato da un cast di prim’ordine della tradizione partenopea, formato da Aida Talliente (la Moglie incinta), Roberto Del Gaudio e Marco Manchisi (1° e 2° assistente). E quando la disastrosa esibizione termina, non resta che richiudere il carrozzone che occupa la scena, ideata da Francesco Ghisu, su cui campeggia la scritta “Silenzio”, come in tutti i back-stage teatrali. Una scenografia che rimanda dunque, opportunamente, a quel metateatro pirandelliano che tanto affascinò l’Eduardo degli esordi (siamo nel periodo dei Sei Personaggi), malinconicamente illuminata dal disegno luci di Cesare Accetta. Così come malinconici risultano i bei costumi “raffazzonati” di Annapaola Brancia D’Apricena. Spiace solo un po’ la scelta di eseguire i numeri di magia con oggetti immaginari, che se da un lato suggerisce la vacuità delle illusioni, dall’altro toglie un po’ di quel grande effetto comico che si sarebbe potuto ottenere altrimenti.
Sik Sik, l’Artefice Magico proseguirà la tournée a Milano (Teatro Menotti dal 28 Febbraio al 9 Marzo) e a Mola (BA) (Teatro Van Westerhout il 15 Marzo).
Da vedere.