Si è spento in Argentina per i postumi di un ictus, all’età di 88 anni Joaquìn Salvador Lavado Tèjon, in arte Quino, il disegnatore del celebre personaggio di Mafalda, la bambina contestatrice e polemica protagonista delle sue strisce, che deve il suo nome ad un personaggio del romanzo Dar la cara di David Vinas. Ideata per la pubblicità delle lavatrici Mansfield, non fu apprezzata dai committenti e, rimasta in un cassetto per circa un anno, fecendo capolino nel 1964 dalle pagine del giornale di Buenos Aires Primera Plana per passare poi a El mundo.
In Italia Mafalda comparve nel 1968, non a caso l’anno della contestazione studentesca, in un’antologia edita dalla Feltrinelli composta da testi letterari e disegni umoristici intitolata Il libro dei bambini terribili per adulti masochisti. In seguito la casa Editrice Bompiani pubblicò il primo albo dal titolo Mafalda la contestataria con l’introduzione di Umberto Eco che così delinea il personaggio: «Mafalda è veramente un’eroina arrabbiata che rifiuta il mondo così com’è…Mafalda vive in una continua dialettica con il mondo adulto che non stima, non rispetta, avversa, umilia, respinge, rivendicando il suo diritto a rimanere una bambina che non vuole gestire un universo adulterato dai genitori…In Mafalda si riflettono le tendenze di una gioventù irrequieta che assumono l’aspetto paradossale di un dissenso infantile, di un eczema psicologico da reazione ai mass media, di un’orticaria morale da logica dei blocchi, di un’asma intellettuale da fungo atomico».
Nonostante l’enorme successo il 25 giugno del 1973 Quino decide di non disegnare più strisce con Mafalda poiché: «a un certo punto mi sono stancato a dire tutto quello che non andava, a passare il mio tempo in un continuo atteggiamento di denuncia e quando l’ho deciso nel mio Paese veniva introdotta la dittatura militare che ha rafforzato la censura e, anche volendo, non avrei mai potuto continuare».
La notizia della morte di Quino è stata data dal suo editore argentino Daniel Divinsky con questo messaggio affidato a Twitter: «Quino è morto . Tutte le brave persone del Paese e del mondo lo piangeranno». Mai frase fu più vera perché ci mancherà un ulteriore stimolo all’indignazione e alla condanna e una vibrante esortazione a ragionare con la nostra testa in una società che ci vuole ignoranti e massificati.
Ritornando alla profetica introduzione di Umberto Eco sottoscriviamo: «E dato che i nostri figli si avviano a diventare, per nostra scelta, tante Mafalde, non sarà tanto imprudente trattare Mafalda col rispetto che merita un personaggio reale». Magari l’avessimo fatto!
Ciao Quino!