Continua lo spazio dedicato alla danza all’interno del contenitore Napoli Teatro Festival attualmente in corso in vari punti della città e provincia. Stavolta la magnifica arena sul mare allestita nel magico Museo ferroviario di Pietrarsa di Portici, è una scenografia naturale per uno spettacolo di danza dal sapore orientale almeno nel titolo e nelle musiche anche se non proprio nei costumi: SHE-RA-ZADE nella coreografia dell’italiana Alessandra Panzavolta che dirige la giovane compagnia del balletto nazionale del Kosovo.
Questo progetto Culture for All nasce dalla volontà da parte della Fondazione Campania dei Festival in collaborazione con ARS Progetti, di supportare le istituzioni culturali del Kosovo per una rinascita culturale di questo paese. La compagnia di danza è infatti costituita dalla prima generazione di ballerini formatasi a Pristina dopo quasi dieci anni di assenza dalle scene a causa dei conflitti.
Lo spettacolo è stato preceduto da un filmato documentario dove venivano fuori le storie dei singoli ballerini e la tenacia e passione con cui la danza è riuscita a salvarli dalle brutture della guerra.
Una volta spente le luci, due vele al posto di una tenda araba, hanno incorniciato il golfo di Napoli sullo s fondo aperto del palco e il rumore di onde del mare della musica, sembrava arrivasse da lì ed un pifferaio magico (il primo ballerino che suonava il clarinetto) tutto vestito di bianco ha condotto il pubblico nella favola antica e interamente riscritta di Sherazade.
Dal quadro lento d’insieme, con un canto come un lamento, una nenia, è esploso in una musica in stile bollywood accompagnata però da passi di danza contemporanea che hanno terminato il quadro in un confronto maschile/ femminile senza musica con solo le onde del mare che ritornano. E poi resta solo il femminile a volteggiare con ali bianche come di gabbiano. Ancora un pas de deux con la prima ballerina in abito rosso, molto delicato e “romantico” con movimenti puliti, essenziali.
Arriva in scena il colore azzurro e ritorna la musica frenetica come di una casba con percussioni e allegria che mostra l’ecletticità dei ballerini anche musicisti. Una musica coinvolgente che ti resta nelle orecchie e fa perdonare al pubblico le imprecisioni nelle coreografie corali a cerchio, pubblico che va via con quella musica in testa canticchiando e saltellando. E come dichiara la stessa Panzavolta: “il linguaggio coreografico non è protagonista ma è al servizio della giovane esperienza dei ballerini per accompagnarli nella ricerca di una solida identità futura”, identità che stanno costruendo con volontà e determinazione.