Una storia fantastica, dejavù di epoche mai vissute e scrutate nell’ombra di uno scenario seicentesco. Claudio Di Palma e Ciro Damiano sono tornati a dar vita a uno spettacolo ventennale, riproponendo al Sannazaro l’affascinante vicenda del sommo poeta anglosassone affacciatosi al mondo partenopeo. Diretto e scritto da Ruggero Cappuccio, “Shakespea Re di Napoli” è tornato a farsi applaudire dal pubblico napoletano, omonimo del testo pubblicato nella “Collezione di teatro” di Einaudi. Inserita nel cartellone del teatro di via Chiaia, per la linea “A volte ritornano” (curata da Giulio Baffi), la rappresentazione è apparsa agli spettatori più viva di sempre, per celebrare oltre vent’anni di messa in scena su palcoscenici italiani e non solo.
Shakespeare è tornato quindi, per tre serate consecutive, ad essere il “Re” del teatro e anche di una Napoli che sogna di intravederlo tra le righe più misteriose della sua storia, intento a scovare in questa città un talento – l’attore fanciullo – che forse in alcun luogo avrebbe potuto trovare. Il testo di Cappuccio ha preso forma sul palco lentamente, ora come forse vent’anni fa, tra risate scomposte per gli sketch dei due protagonisti e la trama che con il passare dei minuti si spiega e si svela.
E se l’enigmatico “W. H.”, a cui sono dedicati i centocinquantaquattro componimenti dei Sonetti del drammaturgo di Stratford, fosse napoletano? A questa domanda risponde la vicenda dei due amici che dopo vent’anni si rincontrano, una faccenda ai limiti del surreale e carica di sentimento per la quale, ogni volta che è in scena, non bastano applausi sul finale. L’epilogo ricco del più naturale dramma, della morte che incombe e incornicia il momento poetico per eccellenza di un non più giovane – come al momento della recluta – teatrante, è impreziosito dalle musiche di Paolo Vivaldi, che, andando anche oltre l’acclamazione del pubblico, hanno accompagnato gli spettatori fino all’uscita.