Aveva iniziato a recitare a teatro, raggiungendo poi il successo al cinema grazie a Lina Wermuller che lo ha diretto nel ruolo di Ferdinando di Borbone. Ha continuato facendo innamorare milioni e milioni di telespettatori grazie a fiction come “Capri”, “Mannaggia alla miseria” e “Il commissario Nardone”. Adesso Sergio Assisi è tornato, presentandosi nei panni di scrittore. “Quando l’amore non basta” è il titolo del suo primo libro, un’opera deliziosa che noi di Mydreams abbiamo letto e della quale abbiamo voluto parlare direttamente con l’autore …
Iniziamo con una prima domanda quasi obbligatoria dato che questa è la tua opera prima: quali sono le differenze che hai riscontrato tra i mondo della recitazione e quello della scrittura?
«Potrà sembrare strano, ma credo non esistano differenza. Io mi reputo, sempre con modestia ovviamente, un artista: in parole povere mi piace creare e mettere creatività in qualsiasi cosa faccia. Per me non c’è stata differenza tra il recitare e scrivere una storia. Una storia è una storia e, se ci pensi bene, anche recitare vuol dire riscrivere. Forse la differenza sta nel fatto che quando riscrivo le sceneggiature non ci metto quattro anni come per questo libro.»
In questo libro racconti la storia di Aldo Russo, ex calciatore napoletano emigrante. Ma chi è in realtà Aldo?
«Aldo Russo sono io, così come forse è la maggior parte di noi. E’ un uomo che proprio come me, cerca di inseguire i propri sogni spingendosi sempre al limite delle proprie forze. Eppure, nonostante gli sforzi non arriva mai a concretizzare i suo desideri, li sfiora sempre per un pelo. Vive la sua vita come fosse un inseguimento continuo…»
E, oltre ad Aldo, in questo libro sono Pina, Greta, Giorgia e Gloria. Quattro tipologie di donne diverse tra loro: come mai questa scelta?
«Mi fa piacere che si noti subito la diversità e soprattutto l’importanza di questi quattro personaggi nel romanzo. Le donne infatti, sono i punti fermi su cui ho costruito la figura di Aldo. Sono tutte differenti tra loro perché attraverso ognuna ho raccontato l’evoluzione del protagonista e dell’amore. Mi spiego meglio: trascorriamo la maggior parte della nostra vita a innamorarci sempre dello stesso tipo di persone, che poi però non ci accontentano e con le quali finisce sempre allo stesso modo. La verità però è che la vita ci mette davanti sempre la stessa cosa fino a quando noi non ci evolviamo e superiamo il problema per cui eravamo rimasti impelagati in un loop. Ecco quindi che ogni donna rappresenta una fase della vita di Aldo.»
Prima hai detto che ti ci sono voluti quattro anni per completare questo romanzo: com’è stata l’esperienza di stesura?
«Essendo un profano, non ho voluto precludermi a priori questa nuova arte ma allo stesso tempo ho utilizzato quello che già sapevo fare per andare avanti nel lavoro. Ecco che infatti il libro è scritto per immagini: ogni volta che mi veniva in mente un’immagine cercavo di metterla su carta. La stesura del libro è stata per me come una sorta di montaggio cinematografico.»
La storia è autobiografica?
«No, solo dei piccoli passi lo sono. Diciamo che era impossibile non attingere al mio personale bagaglio di emozioni e di esperienze. Nel complesso però la storia non è autobiografica.»
Perché il titolo “Quando l’amore non basta”?
«Perché non basta solo l’amore per far andare nella direzione giusta una storia. Servono tane altre cose, ci vuole fiducia, complicità, sincerità e chi più ne ha, più ne metta!»
Il libro diventerà un film?
«E’ già scritto come un film, quindi spero sul serio che lo diventi!»
Finora abbiamo parlato solo di Aldo Russo, ma invece di Sergio Assisi che ci dici?
«Sergio è un eterno Peter Pan. Attenzione però: non parlo di Peter Pan come il bambinone per antonomasia, bensì come l’uomo che per non smette mai di credere che i sogni possano avverarsi. Io conservo i miei sogni e lotto per loro: solo in questo modo riesco a sentirmi sempre e comunque un uomo libero e felice. »