Serena Dandini ha pubblicato di recente La vendetta delle Muse (per Harper Collins Italia, pag.230) con copertina di Rossella Fumasoni per rendere omaggio a donne di epoche diverse che hanno dovuto fare i conti con l’universo maschile pronto a sfruttare i loro talenti e che hanno fatto delle cose straordinarie in tempi più difficili dei nostri.
In origine le nove Muse figlie di Zeus e di Mnemosine rappresentavano l’ideale supremo dell’Arte intesa come “l’eterna magnificenza del divino”. Ma quelle divinità potenti ed ammaliatrici sono state ridotte dal patriarcato ad essere figure marginali ed utili soltanto ad ispirare la creatività del maschio e per questo vanno riscoperte e vendicate.
E Serena Dandini in questo libro ci racconta donne straordinarie: Gala, Alma Mahler, Camille Claudel, Dora Maar, Sophie Germain, Rosalind Franklin, Colette, Eve Babitz, Hedy Lamarr, Anita Garibaldi, Artemisia Gentileschi e anche Marianne Faithfull, la preferita della nota scrittrice, autrice e conduttrice televisiva.
La vendetta delle Muse è un libro necessario che completa l’altro dal titolo Catalogo delle donne valorose (pubblicato nel 2018 Ed. Rizzoli).
Noi di Mydreams abbiamo seguito via streaming un incontro con Serena Dandini promosso dalle librerie UBIK per Connessioni. Numerose le domande rivolte all’autrice.
Chi sono oggi le Muse? Qual è la loro funzione?
Serena Dandini: «Conosciamo bene le Muse scolastiche, quelle che hanno ispirato scrittori ed artisti. Oggi forse le vediamo come fanciulle malinconiche la cui forza si è un po’ annebbiata con il trascorrere del tempo. Ma scavando nelle vite di alcune donne che hanno fatto del mutismo la loro ragione d’essere le ho scoperte forti, volitive, al passo coi tempi attraverso una raffinata strategia di sopravvivenza. Ne ha parlato per metterle finalmente in luce e vendicarle».
Marianne Faithfull è la sua preferita.
Simona Dandini: «Sì, il mio è stato un amore adolescenziale. Per me rappresentava un esempio di libertà, indipendenza, emancipazione e mi sentivo attratta da lei non solo perché era la fidanzata di Mick Jagger. Tuttavia da subito è stata stigmatizzata come una poco di buono, una pessima madre, insomma tutte quelle cose che si dicono ad una donna per umiliarla e relegarla a ruoli secondari. Lei è stata la Musa della sopravvivenza, se così possiamo dire. Ha avuto un’esistenza difficile e si è sempre risollevata con un colpo di ali come la Fenice. L’ho anche intervistata e mi disse che le piaceva più fare domande che dare risposte».
Lei ha realizzato tante trasmissioni di successo e scritto tanti libri. Cosa le piace fare di più adesso?
Serena Dandini: «Per la TV ho sempre lavorato in gruppo domando una sorta di circo equestre. Ero anche autrice dei miei programmi ma scrivere un libro è tutt’altra cosa perché lo fai in solitudine. Il libro è finito quando hai il feedback dai lettori, una sensazione meravigliosa, un abbraccio . Con la televisione no».
Oggi si parla molto di amori tossici, di amori sbagliati. Ma anche prima non è che le donne se la passassero meglio.
Serena Dandini: « La fotografa Dora Maar e Camille Claudel sono due esempi di queste relazioni malate. Entrambe ricche di talenti vengono sopraffatte da uomini prepotenti e padroni. Noi donne pensiamo ancora che un uomo geloso e possessivo ci ami alla follia. Queste scorie , frutto di una cultura maschilista, sono dentro di noi e dobbiamo liberarcene. Siamo soggiogate da questo falso privilegio. Dal momento che ci siamo evoluti questo dato culturale cambierà. Ci vorrà un po’ di tempo ma questa evoluzione è possibile e si realizzerà».
Ne La vasca del Fuhrer la protagonista è la fotografa Lee Miller Penrose, una donna libera ed emancipata in un tempo in cui esserlo era pressoché impossibile.
Serena Dandini: «Sì, questo romanzo è stato molto apprezzato dalle lettrici perché si parla di una donna che è stata modella, fotografa, reporter di guerra e viaggiatrice appassionata. Ancora oggi può essere di esempio a molte donne perché è stata libera di desiderare».
Un’altra figura femminile che conquista è quella di Anita Garibaldi.
Serena Dandini: «Se prendiamo un libro di Storia e sfogliamo le pagine dedicate al Risorgimento non c’è il nome di nessuna donna. Anita viene ricordata soltanto come la compagna di Garibaldi. Ma conoscendo la sua storia troviamo il coraggio di cambiare la nostra vita. Queste donne diventano un esempio per tutte noi. Nei libri non si parla di Cristina di Belgioioso, di Margaret Fuller, patriota statunitense amica di Giuseppe Mazzini che ebbe un ruolo importante per la nascita della Repubblica romana . Ci hanno tolto un pantheon, un albero genealogico per sminuire la posizione della donna nella società. Il quadro di Eugène Delacroix La libertà che guida il popolo vediamo in primo piano Marianna a seno nudo e dietro di lei un drappello di uomini che la seguono. Il dipinto quando fu esposto venne ritenuto osceno e sommerso da critiche negative. Anche alcuni termini riferiti alle donne come pasionaria come colei che mette passione in quello che fa, nel dizionario Treccani ha come sinonimi fanatica ed invasata».
Molte donne sono anche diventate delle scienziate eppure non hanno avuto la stessa notorietà degli uomini.
Serena Dandini: «Verissimo. Si crede che le donne non siano portate per le materie scientifiche, le cosiddette STEM (N.d.r. Acronimo di origine angloamericana di Science, Technology, Engineering and Mathematics intese come discipline). Niente di più falso. Le donne possono e devono fare tutto! Le cose stanno cambiando. Io ho una grande ammirazione per l’ingegnere aerospaziale Amalia Ercoli-Finzi. Bisogna tenere sempre gli occhi aperti per non far decadere un diritto acquisito con anni di lotte».
Per scrivere un libro del genere avrà fatto numerose ricerche. Quale criterio ha adottato?
Serena Dandini: «Sinceramente non ho un metodo particolare. Vado a sentimento dove mi porta il cuore. In fondo al libro c’è una piccola bibliografia dei testi consultati in modo che il lettore possa approfondire la vita e le opere delle donne di cui parlo».
Un’altra donna affascinante è Eve Babitz che si fece ritrarre nuda con il pittore e scultore Marcel Duchamp.
Serena Dandini: «Sì, ha avuto una vita molto avventurosa e si è vendicata da sola. Forse era più emancipata di noi? Ne parlavo con Elena Stancanelli qualche giorno fa. Non so rispondere a questo interrogativo. A quei tempi forse non contava il giudizio degli altri. Oggi i social sono spietati e i giudizi spesso terrificanti. Abbiamo forse perso quell’humor e quella leggerezza necessaria per un’autentica lotta verso la libertà di noi donne».