Il 30 maggio uscirà nelle sale italiane “Selfie”, film scritto e diretto da Agostino Ferrente e interpretato e filmato con l’uso del telefono cellulare da Alessandro Antonelli e Pietro Orlando, due ragazzi di Rione Traiano. Il film ha partecipato al Festival di Berlino nella sezione Panorama con grande successo di critica, e sarà in anteprima martedì 28 maggio al Cinema Modernissimo di Napoli alle ore 20.30.
Presentato da Arte France e Magneto con Casa delle Visioni e Rai Cinema e distribuito da Istituto Luce Cinecittà, “Selfie” è un documentario che indaga in modo onesto e diretto la vita di due adolescenti che vivono nel Rione Traiano di Napoli, un quartiere difficile dove la criminalità organizzata è presente in maniera massiccia e dove un giovane innocente può morire a causa di un colpo esploso da un carabiniere. L’idea del film, che giustifica anche il titolo, è stata di affidare a due sedicenni, Alessandro e Pietro, un iPhone a testa e di chiedere loro di riprendersi, raccontando la loro amicizia e il posto in cui vivono.
A fare da sfondo alle loro storie c’è la vicenda tragica di Davide Bifolco, che nella notte fra il 4 e il 5 settembre 2014 si trovava a bordo di uno scooter insieme ad altri due ragazzi. Quando una pattuglia di carabinieri gli intima di fermarsi, loro non lo fanno e così inizia un inseguimento; i militari dell’arma ritengono erroneamente che Bifolco sia un’altra persona, cioè un ricercato scappato agli arresti domiciliari e, come da protocollo, si preparano a un eventuale scontro a fuoco mettendo un colpo in canna. Alla fine, a causa di un inciampo (questa è la versione sostenuta dai carabinieri), il colpo viene esploso e centra Davide che morirà poco dopo in ospedale.
Agostino Ferrente non intende realizzare un film di denuncia sulla violenza delle forze dell’ordine, ciò che gli interessa è raccontare cosa significa abitare in un posto come il Rione Traiano, dove la presenza dello Stato è scarsa, la povertà è molta e i giovani e giovanissimi vivono nella consapevolezza che potrebbero morire per errore o ritrovarsi coinvolti dalla criminalità organizzata. Il racconto di Alessandro e Pietro è proprio questo, il tentativo di farci osservare senza pregiudizi un contesto difficile e spesso a cavallo fra legalità e illegalità, ma non condannabile a priori e nella sua interezza. Un esperimento ben riuscito, capace di coinvolgere lo spettatore e di fargli vivere a pieno le emozioni dei due protagonisti.