Selfiè è una parola inglese entrata da mesi anche nella Bibbia di Oxford. Selfie è diventata di uso comune grazie alla grande diffusione delle macchine compatte digitali, e degli smart-phone dotati di sensore adeguato e consiste nell’autoscatto per riprodurre la propria immagine su scala globale attraverso i social network.
Il Selfie possiamo affermare è certamente l’espressione moderna dell’antico autoritratto e di come si esprime il mito del Narcisimo nel ventunesimo secolo.
Occorre dunque chiedersi da dove nasce la mania moderna del mito di Narciso attraverso il Selfie?
Un libro appena pubblicato, L’autoritratto – una storia culturale di Einaudi, cerca di rispondere a questa domanda, mostrando come, attraverso i secoli, l’uomo in generale e gli artisti in particolare abbiano sempre cercato di raffigurare se stessi: dagli scriba nelle pergamene delle miniature medioevali, al Rinascimento con autoritratti e dipinti importanti, fino all’esordio della fotografia e della scultura auto-referenziale.
L’autore, il critico e storico dell’arte James Hall, non usa la parola selfie, ma il self-portrait per cercare di capire meglio il fenomeno. Un uomo allo specchio, presumibilmente l’autore, appare per la prima volta, con tutta la sua potenza espressiva, ne I coniugi Arnolfini, del pittore fiammingo Jan van Eyck, e nello stupefacente Uomo col turbante, che a metà del Quattrocento può ben dirsi il primo cultore dell’autoritratto. Possiamo dunque pensare che sia proprio lo specchio e la sua diffusione nel mondo, la ragione che scatena la moda di ritrarre la propria immagine e di utilizzarla come mezzo di promozione personale, in maniera tale da mettere le foto meglio riuscite nella propria home page del social network preferito.