Due giganti a confronto. Ettore Scola che racconta Federico Fellini in occasione del ventennale della morte del regista con il docu-film Che strano chiamarsi Federico. Amici nella vita, hanno lavorato entrambi (in periodi differenti) presso la rivista satirica del Marc’Aurelio dove muoveva i primi passi anche Steno (Stefano Vanzina, regista di: Totò a Colori, Febbre da Cavallo). Come registi hanno utilizzato la bellezza e la bravura di Mastroianni facendolo sempre e comunque esaltare in tutto il suo talento. Dal film-racconto si evince la grande ammirazione di Scola per Fellini che accompagnava spesso per Roma nei suoi giri notturni dove conosceva umanità varia ed eventuale. Purtroppo, Che strano chiamarsi Federico non convince del tutto: pochi gli aneddoti (da segnalare il provino per Casanova di Tognazzi, Sordi e di un confuso Gassman – la parte andò poi a Donald Sutherland) e confusa la storia che fa da sfondo dei giovanissimi registi al Marc’Aurelio. Da vedere in ogni caso perché Scola è sempre Scola (C’eravamo tanto Amati e Una Giornata Particolare sono da vedere mille e mille volte ancora) e Fellini non stanca mai. Genio assoluto per intuizioni, rinnovamento e cultura estetica. Il solo vederlo e ascoltarlo è un’iniezione di creatività aggiunta. Esempio di cultura italiana da salvare, salvaguardare e ammirare.
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