Fulvio Di Nocera, classe 1978, con lo pseudonimo di Scapestro decide di dar sfogo alla sua passione cantautorale, pubblicando il suo album d’esordio dal titolo Shurhùq. Un apprezzato lavoro di debutto all’insegna della canzone d’autore contemporanea, ai confini con l’indie-folk e le nuove esplorazioni internazionali, con il filo conduttore dello scirocco come metafora del vento che soffia, scuote e cambia. Scapestro concentra in questo progetto discografico un’esperienza musicale maturata negli anni attraverso lavori di scrittura e di collaborazioni in qualità di contrabbassista per Polina, Bisca, 24 Grana, Francesco Di Bella, Daniele Sepe, Pennelli di Vermeer, Rione Junno, ultimamente Songs for Ulan. Di recente è uscito il video di Sempre uguale, uno tra i brani più interessanti, che incarna bene il clima e lo spirito dell’album. Il video diretto da Stefano Cormino, vede anche la partecipazione di Chiara Carnevale (voce e percussioni).
Scapestro, perché questo nome?
«In realtà il nome è un gioco. In genere la figura del musicista è associata ad uno scapestrato, uno che si butta nelle avventure senza pensarci troppo. Ed è così che nasce Scapestro».
Come e quando ti avvicini alla musica?
«Avevo 14 anni quando mi sono avvicinato al mondo della musica. Ho iniziato a suonare il basso elettrico e a fare esperienza in alcune band. Più andavo avanti e più mi accorgevo di quanto la musica riuscisse a trasmettermi una grande energia, così ho proseguito. Ho iniziato a suonare il contrabbasso, seguendo il percorso degli studi del conservatorio, fino a decidere di voler trasformare questa grande passione in qualcosa di concreto».
Hai degli artisti di riferimento?
«Nella fase adolescenziale, periodo in cui mi sono approcciato al basso elettrico, seguivo band come i Red Hot Chili Peppers, un grande riferimento musicale in quel periodo. Le influenze musicali sono state davvero tante nel corso della mia crescita artistica. Ho alternato la passione per la musica classica – nel periodo del conservatorio – a quella per la scrittura e pian piano, ho cercato di dare anche una forma alle canzoni che realizzavo. Il mio lavoro discografico, infatti, è il frutto di tutte le esperienze che ho vissuto dalla mia adolescenza ad oggi».
Quando ti sei avvicinato alla scrittura?
«Diciamo che ho iniziato a scrivere in contemporanea al periodo che mi sono avvicinato alla musica. Dal 2012 ho dato vita al personaggio di Scapestro, ed ho raccolto queste canzoni che pian piano hanno iniziato ad avere una forma, sia nell’arrangiamento musicale, sia nella stesura delle parole».
Come nascono le tue canzoni?
«Per creare queste canzoni spesso mi sono aiutato con l’accompagnamento musicale del pianoforte e della chitarra. Alcuni brani sono nati scrivendo prima la musica e poi le parole, e viceversa. Altri, invece, testo e musica sono nati contemporaneamente. È sempre diverso il modo in cui una canzone prende vita».
Shurhùq segna il tuo debutto discografico come Scapestro. Ci parli di questo progetto?
«Dopo una serie di esperienze acquisite negli anni, ho pensato che questo fosse il momento giusto per dare alla luce questo lavoro discografico. Sono contento che sia arrivato ora, perché credo sia il momento giusto. Il disco è stato registrato presso la Nut Label, lo stesso di quando suonavo con i Bisca. Ho scelto questo studio perché mi piaceva l’idea di ritornare alle origini. La fase di realizzazione dell’album è durata quasi tre anni, perché non c’era tutta questa fretta di volerlo fare uscire subito il disco, l’obiettivo principale era quello di pubblicarlo quando tutto era come doveva essere. Le canzoni, quindi, sono state registrate di volta in volta, invitando i musicisti con cui ho collaborato negli ultimi 20 anni. Ed è proprio nella fase di registrazione che ho conosciuto la SoundFly che ha poi distribuito l’album, la Synpress che si occupa della comunicazione.
Seguiranno dei live?
«Da qualche mese stiamo presentando dal vivo i brani del nuovo lavoro. La dimensione dei live credo sia fondamentale soprattutto per questo tipo di progetti di musica indipendente. Un concerto ti permette di comunicare in maniera diretta con chi ascolta la musica, riesci a capire subito se il prodotto piace o meno. In questo periodo stiamo programmando anche delle date invernali».
Sempre uguale è il nuovo video del brano estratto dall’album Shurhùq, una riflessione sulla vita
«L’idea è quella di realizzare dei video per la maggior parte dei brani che compongono Shurhùq. Dare l’immagine a un brano è una cosa che mi affascina molto. Sempre uguale è un testo a cui sono molto affezionato, poiché tratta una tematica in cui molti si ritrovano. Sempre uguale la vita, i suoi passaggi a vuoto, le crisi, le relazioni. Una serie di istanti, apparentemente in ordine cronologico, raccontati da una luce in continuo cambiamento, mai uguale all’attimo precedente. Ognuno si ritrova a vivere all’interno di una giornata o di un periodo della vita, le sensazioni che le cose accadono e che a volte possono anche pesare per questo tipo di processi ciclici. Mi piaceva l’idea di dargli un’angolazione diversa, cioè vedere Sempre Uguale con una luce positiva. Ecco perché la scelta del video».
Hai lavorato come contrabbassista per Polina, Bisca, 24 Grana, Francesco Di Bella, Daniele Sepe, Pennelli di Vermeer. In che modo hanno contribuito ad arricchire il tuo percorso artistico?
«Ogni collaborazione è un piccolo pezzetto che aggiungi alla tua esperienza musicale, quindi anche alla tua formazione. Quello che sono adesso, nei vari aspetti come musicista e cantautore, sicuramente lo devo a tutte le esperienze che ho vissuto. È come un mosaico, ogni volta aggiungi un pezzo in più, e più sono le collaborazioni e le esperienze più l’immagine finale è completa».
Ci sono degli artisti con i quali ti piacerebbe collaborare?
«Ho molta stima per chi ha influenzato il mio percorso artistico, in particolare modo i Bluvertigo. Apprezzo molto Morgan come artista, anche i suoi progetti da solista. Mi piacerebbe collaborare con lui, ma ci sono anche altri, e citarli tutti non sarebbe facile».