
Foto di Felice De Martino
Si è dovuti arrivare alla quarta serata del Festival di Sanremo 2025 per respirare un po’ di leggerezza e, allo stesso tempo, normalità.
Per le prime tre serate infatti il mondo è stato lasciato al di fuori del teatro Ariston: nessuna polemica, nessun riferimento all’attualità, nessuna battuta sulla condizione di Carlo Conti.
In questo venerdì 14 febbraio finalmente grazie a Roberto Benigni prima e Geppi Cucciari dopo le cose son tornate ad essere più sanremesi.
Roberto Benigni apre le danze e, anche se moderatamente, ne ha un po’ per tutti: Giorgia Meloni, Elon Musk, Salvini… per chiudere poi ricordandoci che a salvare la credibilità del nostro paese abbiamo sempre e comunque Giorgio Mattarella. Standing ovation per lui.
Incredibile quanto necessaria la co conduttrice Geppi Cucciari: «Quale persona vorrebbe salire sul palco dopo Roberto Benigni? Grazie, graziella e grazie al Carlo.»
Cucciari si diverte e, allo stesso tempo, si fa portavoce di un tanto atteso contraddittorio. Prende in giro Carlo Conti: «Dimmi subito se anche questa sera c’è un bambino prodigio che ci fa sentire scemi.» E poi: «Il voto della sala stampa riflette la situazione del Paese, non conta niente.»Si entra nel vivo della gara. Una gara anomala, vale la pena di ricordarlo, in quanto per la prima volta nella storia del festival la serata duetti non inficia sulla classifica finale. E forse è per questo che, come dice la stessa Geppi Cucciari: «Nonostante le indicazioni del ministero del Made in Italy verranno eseguite anche canzoni in lingua straniera.»
Si inizia però con una classica “Fiori rosa, fiori di pesco” interpretata da Rose Villain con Chiello che lascia dubbi e perplessità, un risultato simile a “Angelo” che i Modà portano sul palco proprio con Francesco Renga.
Tornano poi sul palco dell’Ariston anche i cantanti de Il Volo con Clara per accompagnarla in una versione barocca di uno dei capolavori di Simon & Garfunkel, “The sound of silence”. Scelta rischiosissima e che infatti non li porta molto lontano.
Decidono di gareggiare insieme (perché quest’anno tutto è possibile) Noemi e Tony Effe che portano “Tutto il resto è noia” di Franco Califano. Noemi crea, Tony distrugge, un esperimento riuscito male.
Ci provano anche Francesca Michielin e Rkomi con “La nuova stella di Broadway” di Cesare Cremonini. Molto bravi entrambi, ma niente di memorabile, peccato.Il momento più atteso, ovvero l’esibizione di Lucio Corsi con Topo Gigio, non delude ma anzi supera qualsiasi pronostico. Corsi dimostra che è possibile rischiare e rendere onore a un brano inarrivabile come “Nel blu dipinto di blu”. Medaglia ufficiosa d’oro per genialità e poesia.
Performance intensa anche quella di Serena Brancale con Alessandra Amoroso che cantano “If I Ain’t Got You” di Alicia Keys. Brancale ha sbagliato una sola cosa: la scelta della sua ospite.
Irama invece non sbaglia a chiamare Arisa per “Say Something” degli A Great Big World con Christina Aguilera. E difatti il problema è lui che non riesce a fare nient’altro che Irama.
La dolcezza di Gaia incontra la saggezza di Toquinho che interpretano affiatati “La voglia, la pazzia” di Ornella Vanoni.
Momento dintoevicolodeiquartieri (e che per questo piace tantissimo) l’esibizione dei The Kolors con Sal Da Vinci nel tormentone dei social “Rossetto e caffè”.
Si torna seri con Marcella Bella che insieme con gli sconosciuti e da ieri sera anche dimenticabilissimi i Twin Violins propone “L’emozione non ha voce” di Adriano Celentano.La quota Napoli continua con “Yes I Know My Way” di Pino Daniele reinterpretata in maniera sincera ed energica da Rocco Hunt e Clementino. Bravi.
Poca sintonia invece tra Francesco Gabbani e Tricarico che portano sul palco forse il brano più bello di Tricarico, “Io sono Francesco” di Tricarico. Sembra cantino due brani diversi e questo non rende onore né al brano né alle loro voci.
L’Ariston accoglie poi le meravigliose voci di Giorgia e Annalisa che in maniera eccellente (ma canonica) eseguono “Skyfall” di Adele. La loro tecnica e le loro capacità regalano alle due la vittoria, anche se avrebbero potuto fare molto di più. Un primo posto meritato ma non troppo.
Tornano a giocare in casa con uno dei brani che ha fatto la storia della musica (e della psicoterapia) Simone Cristicchi ed Amara con “La cura”. Battiato è stato rispettato, il brano eseguito bene. Tra i due Amara si distingue e apprezza di più.
Originalità e nostalgia con Coma_Cose con Johnson Righeira nella sua “L’estate sta finendo”. Il pubblico balla e si diverte (finalmente!).La coppia più elegante di tutte, formata da Elodie e Achille Lauro, arriva sul palco per regalare al pubblico “A mano a mano” di Riccardo Cocciante e “Folle città” di Loredana Bertè. I due artisti funzionano perfettamente, piacciono e convincono come pochi.
Ennesimo momento di orgoglio partenopeo con Massimo Ranieri e i Neri per Caso che cantano “Quando” di Pino Daniele. La loro esecuzione non convince, ma la bravura di tutti è indiscutibile.
Grande ritorno (precedentemente discusso) di Marco Masini invitato da Fedez per interpretare la sua “Bella stronza”. Il rapper riesce da un punto di vista vocale ma forse ancor di più di marketing. Resta sospesa la dedica e forse è meglio così.
Eseguita per ben tre volte a causa di vari disastri tecnici “Crêuza de mä” di Fabrizio De André con Bresh e Cristiano De André. Cristiano però salva la situazione e Bresh tira una lunga serie di sospiri di sollievo.Si chiude una serata lunghissima con “Amor de mi vida” dei Sottotono e “Aspettando il sole” di Neffa scelte da Shablo feat. Guè, Joshua, Tormento che hanno duettato poi proprio con Neffa. Un ottimo tuffo negli anni ’90.
E così anche questa quarta serata è stata portata a casa. Una serata che possiamo sintetizzare in un’unica parola: rispetto. Rispetto per i brani originali e, soprattutto, rispetto per i tempi tecnici.
D’altronde l’orologio di Carlo Conti non lascia scampo. Benigni forse ha avuto ragione: questo potrebbe tranquillamente essere il festival della canzone Svizzera.