Per fortuna esistono le canzoni. Questa la banale – ma necessaria – considerazione per iniziare a tirare le somme della quarta serata del Festival di Sanremo 2021.
Fiorello e Amadeus ci provano a mandare avanti la baracca, qualcosa però non funziona. Innegabile la loro complicità e sincronia, ma non basta.
Si aspetta così con ansia l’inizio della gara. Si contendono il podio i 4 giovani rimasti in gara, vince Gaudiano che tra i quattro era quello che convinceva meno. Amadeus augura ogni bene anche a Davide Shorty, Folcast e Wrongonyou, vincitore del premio della critica (e quello di cui, con ogni probabilità) sentiremo parlare di più in futuro.
Riparte anche la maratona dei BIG con Annalisa, Aiello, Maneskin e Noemi: tutti più in forma della prima sera, tranne Aiello che forse avrà seguito la profilassi prescritta dal suo ritornello: sesso e ibuprofene.
Si continua con Orietta Berti (che, ripeto, ha già vinto), Colapesce e Dimartino che con la loro Musica Leggerissima entrano in testa e Max Gazzé la cui canzone convince sempre meno pur essendo lui un ottimo interprete di autoplagi. Peccato Max, peccato davvero.
Willy Peyote ripropone la sua canzone manifesto che convince più della prima esibizione, segue Malika Ayane che è la solita Ayane, travolgono orchestra, palloncini e pubblico da casa i La Rappresentante di Lista che sono sicuramente tra quelli che meriterebbero il podio (ma che, proprio perché Sanremo è Sanremo, probabilmente non rientreranno tra i finalisti). Meravigliosa anche la giovanissima Madame: il suo pezzo è una bocca di aria fresca, stesso vale per la sua esibizione. Non ha alle spalle la gavetta de La Rappresentante, ma dalla sua si palesa la sfrontatezza dei suoi 19 anni e va benissimo così.
Sufficiente Arisa (che è la classica alunna con tante potenzialità non sfruttate, inclusa la canzone), affascina la sinergia dei Coma Cose, distrugge l’idillio Fasma.
Torna il tenero Fedez con la Michielin: su instagram un leone, sul palco dell’Ariston un piccolo cerbiatto. La canzone non è affatto male. Direttamente dalle prove, risentiamo il pezzo di Irama che è tra quelli che spopola di più tra i giovani e mi fa capire quanto stia invecchiando.
Tra gli Extraliscio, Ghemon, Renga e Giò Evan ci si orienta male e si salva solo Ghemon. Non si salva il pubblico che è costretto a ascoltare il brano di Renga addirittura due volte. Supplizi infiniti.
Bugo ci riprova e rifallisce mentre invece alzano l’asticella Lo Stato Sociale: ottima idea non far cantare il cantante! Torna Ermal Meta, che continua a essere primo senza un perché. Fulminacci si diverte e diverte anche il pubblico, riesce in un piccolo miracolo Gaia in dubbio fino a tarda serata causa problemi alle corde vocali. La forza dei vent’anni. Chiude Random questa serata infinita e si è talmente stanchi dal non riuscire a capire se il pezzo ha qualche speranza o meno.
Note stonate di questa serata: l’esibizione di Achille Lauro con Fiorello che distrugge la magia che Lauro aveva saputo evocare giusto 24 ore prima e il discorso della giornalista Barbara Palombelli: non si è capito cosa volesse dire e le poche cosa che ha detto in maniera comprensibile erano offensive. Sanremo non meritava un intervento del genere. Nessun buon senso e nessun microfono guasto proprio quando ce n’era bisogno.
A risollevare la situazione Mamoohd e, inaspettatamente, le esibizioni di Alessandra Amoruso con Emma Marrone e poi di Alessandra Amoruso con Matilde Gioli.
Chiude con un grande sapore d’amaro una serata che aveva tutte le carte per essere ricordata in positivo e che invece si rivela essere una nota intonata con un anno stonato.
Aspettiamo il miracolo dell’ultima sera. E lo attenderemo sempre fino all’ultimo minuto.
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