Matteo Faustini è uno degli otto partecipanti al 70esimo Festival di Sanremo nella categoria “Nuove proposte”. Il brano si intitola “Nel bene e nel male”, ed ha già ricevuto il Premio Lunezia per il valore musicale e letterario. La canzone, attualmente in radio e disponibile sulle piattaforme streaming e in digital download, è stato scritto dallo stesso cantautore insieme a Marco Rettani e sarà contenuto nell’album d’esordio “Figli delle Favole” (Dischi dei Sognatori, distribuito da Warner Music Italia) in uscita venerdì 7 febbraio. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con il cantautore bresciano.
“Nel bene e nel male” è il brano in gara al 70° Festival di Sanremo nella categoria “Nuove Proposte”. Come stai vivendo questa nuova esperienza?
«Sto cercando di prendere tutte le paure e le ansie che mi caratterizzano, metterle in un angolino e cercare di andare sul palco e di comunicare il più possibile il contenuto della canzone».
Scritto a quattro mani con Marco Rettani, com’è nata questa canzone?
«È nata in una giornata di maggio. L’ho scritta come una esigenza, come del resto tutti i miei brani nascono in questo modo. Ringrazio Marco Rettani, con il quale ho collaborato e che mi ha aiutato, attraverso i suoi consigli e suggerimenti, a migliorare il testo. Questo brano nasce dall’esigenza di comunicare l’importanza dell’esserci, non solo quando le cose vanno bene, ma anche e soprattutto quando vanno male. Non parla prettamente di relazioni amorose, bensì delle relazioni in generale. Secondo me in ogni essere umano c’è una parte di bene e una parte di male, ma quante persone sono davvero disposte ad amare entrambe? Quindi questa canzone vuole essere un omaggio a quelle persone che abitano in modo permanente le stanze del nostro cuore, che tu sai che saranno sempre lì. Ci tengo a precisare che il male non è semplicemente da accettare, bisogna perdonarlo e migliorarlo».
“Nel bene e nel male” farà parte del tuo album d’esordio, in uscita il 7 febbraio, dal titolo “Figli delle favole”. Ci vuoi anticipare qualcosa di come sarà questo tuo primo lavoro discografico?
«Sono troppo contento di questo mio primo album. Le tematiche saranno diverse, infatti, parlerò dell’amore, delle radici, di bullismo, di omicidio, del coma, delle malattie degenerative. L’intero album è un omaggio alla musica. Ci sono 36 citazioni Disney, che utilizzo per dire quello che più mi interessa, ecco perché la scelta del titolo. Sono un figlio delle favole, e mi piace poter utilizzare la musica e le metafore Disney per comunicare determinati concetti e contenuti nei quali credo tanto. In questo disco parlo del fatto che a mio parere le favole sono meravigliose, ma secondo me è sbagliato viverci dentro, perché la vita non è come viene descritta nelle fiabe, quindi bisogna mettersi in gioco».
Come nascono i tuoi testi?
«Nascono tutti da un’esigenza e da un bisogno di comunicare e di star meglio, perché ho scoperto che attraverso la musica riesco a tirar fuori delle cose che mi fanno star male. Scrivo quasi sempre di notte, quando fuori c’è abbastanza nebbia e piove. Mi siedo al pianoforte e penso a ciò che voglio dire».
Nel tuo archivio hai ben 50 canzoni che hai scritto negli ultimi anni…
«Ne ho scritte un bel po’. Le prime 20, a dire il vero, non mi piacciono tanto. Le ho scritte quando ero piccolo, quindi non mi riconosco più in quelle canzoni. Pian piano mi sono raffinato sempre di più, anche se dovrò ancora migliorare. Ho scritto non solo testi in italiano, ma anche in spagnolo e in inglese, perché mi piacciono le lingue».
Hai iniziato a muovere i tuoi primi passi nelle musica da giovanissimo e negli anni hai vinto diversi premi. Quale artista ha influenzato la tue scelte e ha motivato la tua passione per la musica?
«Ho cominciato da piccolissimo e diciamo che ho avuto diverse influenze. Ho iniziato dalla lirica, ma poi col tempo mi sono avvicinato al pop. Mi piace la musica in generale e amo ascoltare Tiziano Ferro, Elisa, Giorgia, Mengoni, Battisti, Bennato, Pino Daniele, Lucio Dalla».
Cosa puoi raccontarci della tua esperienza con la Tribute band Smooth Criminals con la quale hai girato l’Europa?
«Questa band era formata da 15 persone, tra ballerini, musicisti e professionisti del settore. Ho preso parte ad un provino per la voce solista, per poter vivere quell’esperienza davvero pazzesca che mi ha permesso di girare l’Europa».
Cosa ti aspetti da questa partecipazione al festival?
«La cosa che mi preme di più è di riuscire a comunicare il mio messaggio. Che questo festival possa essere un piccolo mattoncino da mettere in una probabile casa discografica che spero di costruire. Spero di fare del bene attraverso la musica».