Si chiude (finalmente) anche la quarta serata della 69esima edizione del Festival di Sanremo. Una serata lunghissima a causa dei 24 duetti in gara, ne avrei tollerati anche 30 se avessero tolto tutti gli infelici siparietti di Baglioni, Bisio e Raffaele.
Si parte così con Federica Carta e Shade che si giocano una carta vincente: Cristina D’Avena. Il duetto non riesce, ma alla regina della nostra infanzia si perdona tutto.
La gara entra poi nel vivo con Motta e Nada, due presenze forti, due anime preziose. Ottimo l’arrangiamento del duetto.
Irama duetta invece con Noemi che impreziosisce finalmente il pezzo dandole una personalità (come sparare sulla croce rossa).
Dopo qualche minuto di pubblicità riapre la kermesse Luciano Ligabue. Il rocker di Correggio riesce a fare una perfetta caricatura del suo immenso ego: scale, superchitarra, trono. Un paracadute no? Un intero teatrino per ricordare a tutto l’Ariston che sarà lui l’unico ospite della serata. Il pubblico lo adora e Claudio non perde occasione di duettare con lui.
Si ritorna alla gara con Patty Pravo e Briga che si esibiscono con Giovanni Caccamo. O sarebbe meglio dire che Briga e Caccamo hanno la fortuna di duettare con Patty. La Pravo sale sul palco e saluta i suoi fan, d’altronde anche lei merita un trono come Ligabue, no?
Funzionano Negrita con Enrico Ruggeri e Roy Paci. Devastano invece Il Volo con il violino di Alessandro Quarta. Il violino ci prova a salvare la canzone, ma è solo contro i tre moschettieri.
A ravvivare il pubblico ci pensano Arisa con Tony Hadley e i Kataklò: mai avrei immaginato una coppia più improbabile, ma l’esperimento riesce e fa divertire.
Mahmood e Guè Pequeno non sorprendono invece, il brano funziona da solo e loro sono due interpreti che parlano la stessa lingua. Niente di più, niente di meno.
La serata duetti ricomincia ad avere senso quando sul palco si incontrano Ghemon con Diodato e Calibro 35. Si riascolta un pezzo totalmente nuovo e più bello. Ottima interpretazione.
Renga con Bungaro, Abbagnato e Vogel gioca in casa e ciò non aiuta a far emergere il pezzo (scritto tra l’altro proprio da Bungaro). Peccato.
Anche Ultimo sceglie male il suo compagno di duo. Fabrizio Moro si arrabbia, la canzone aveva bisogno di grazia e delicatezza. Quando si dice “saper interpretare solo e sempre la stessa cosa”.
Nek e Neri Marcorè ripropongono il brano in maniera più intima e questo aiuta. Subito dopo ecco Moomdabash con Rocco Hunt e i Musici Cantori di Milano. Finalmente sul palco si balla un po’, ma anche questo non basta.
Finalmente arrivano sul palco i The Zen Circus che hanno scelto come compagno Brunori Sas. La canzone cresce grazie a questa interpretazione. Ecco cosa sanno fare i veri artisti.
Paola Turci e Beppe Fiorello ripropongono uno dei brani peggiori forse presentati dalla Turci, ma lo fanno bene e questo ricorda quanto l’interpretazione giochi su tutto il resto.
Tatangelo e Syria dimostrano la loro bravura canora con un’ottima esecuzione. Peccato che il pezzo di Anna sia più brutto di quello della Turci. Ho detto tutto.
Momento godimento grazie agli Ex-Otago e Jack Savoretti: un duo made in Genova. Un mix che fa esplodere la canzone ancora di più rispetto alle altre due serate.
Nigiotti resta nella comfort zone che tanto gli piace con voce, piano e sabbia mentre canta Nonno Hollywood accompagnato da Paolo Jannacci e Massimo Ottoni.
Si è fatta una certa e questa interpretazione non aiuta.
Cambia tutto quando sul palco arrivano insieme la Bertè e Irene Grandi. Loredana ad oggi è sicuramente sul podio e anche per il duetto ha scelto una partner degna di ogni singola nota. Il brano sembra cucito sulle loro voci. Questo significa avere una marcia in più.
Si resta ad alti livelli grazie a Silvestri, Rancore e Agnelli: nella versione del disco avevo già ascoltato il trio, ma dal vivo sono stati esplosivi.
Come ben sappiamo da Sanremo ad Amici ci vuole poco a volte, in questo caso bastano i tre minuti di sconcerto dati da Einar in duo con Biondo e Sergio Sylvestre.
Ottima la versione della canzone di Cristicchi con Ermal Meta. Ottima sempre di più l’interpretazione di Simone, ovviamente.
Si torna a mille anni fa grazie ai Sottotono scelti da Nino D’Angelo e Livio Cori. A fine esibizione viene solo da pensare: è quasi finita!
Chiudono però in maniera splendida Achille Lauro e Morgan. Il pezzo è ormai un tormentone e loro due sono folli su quel palco. Morgan come al solito si diverte a mostrare le sue doti da polistrumentista sul palco, Lauro si sdraia sul palco e fa casino con lui. Sono perfetti nella loro imprecisione e finalmente la serata sembra avere un lieto fine.
Si chiudono le votazioni e si passa alla premiazione (è ora di andare a nanna ormai). Vincono Motta e Nada: una scelta politica che dice tantissimo. La giuria ha decretato il vincitore. Unico neo: i fischi del pubblico. Peccato, avrebbe potuto vincere la musica, ma si sa: non è Sanremo senza almeno una polemica.
Aspettiamo la finale, chissà cosa accadrà.