Nonostante il tema di questa 64esima edizione del Festival di Sanremo continui ad essere la “Bellezza”, anche questa seconda serata di kermesse di incanti ne ha regalati davvero pochi.
Il problema, come era successo già ieri, è tutto nella partenza. All’Ariston ci riprovano con il piede sbagliato o sarebbe meglio dire con le sorelle sbagliate. Ok, le Kessler hanno fatto la storia della televisione, ma l’hanno fatta cinquant’anni fa.
Poi c’è Fazio che si scusa per l’accaduto di ieri sera: «Volevo precisare che l’incidente di ieri ha ritardato la gara.» Alzi la mano chi non ha pensato che a ritardarla sia stato lo stesso Fabiolino insieme a Laetizia Casta.
Ok, abbiamo capito, in un modo si deve pur iniziare e io personalmente apprezzo sempre il tentativo, motivo per cui non mi dilungherò ancora su quest’incipit – flop e focalizzerò tutta la dovuta attenzione alle ultime 14 canzoni rimaste in gara.
Partiamo col dire che finalmente, durante questo secondo round, il livello dei brani è altamente migliorato. Ma qui casca l’asino: se durante la prima puntata tutti si sono fatti un tuffo in piscina, questa volta ci hanno regalato un tuffo nel passato. Ed ecco come il festival della bellezza si è trasformato nel festival del plagio!
Primo a salire sul palco è stato Renga che, per l’emozione ha stonato un po’ durante le sue esibizioni, ma poco importa: nessuno si è reso conto che il suo brano somigliava terribilmente a “Se io se lei” di Biagio Antonacci. Tutto i pubblico ha trascorso il tempo dei suoi due brani a contare i braccialetti di Francesco.
Subito dopo Renga abbiamo ritrovato Giuilano Palma, o sarebbe meglio dire Nina Zilli in versione pelata che riproponeva la mitica “50mila”, un autoplagio dato che è stata proprio quest’ultima a scrivergli il pezzo. Per il secondo brano in gara Palma ci ha pensato da solo puntando in alto a “You can’t hurry love” delle Supremes.
Noemi è stata la numero 3, coerente in tutto tranne che nella perfezione del numero. Due brani che, purtroppo, sembravano uno il continuo dell’altro. E, soprattutto, un nuovo taglio di capelli per cui è stato naturale chiedersi: ma uno specchio? Un parrucchiere? Un esorcista?
A calcare l’Ariston è arrivato poi Renzo Rubino che ha presentato al pubblico in sala due brani in luogo di dedica a Battiato e Cocciante: “Ora” e “Per sempre e poi basta”. Sul povero Rubino Rubacuori non infierisco oltre, ci pensano già i titoli delle sue canzoni.
A risollevare i nostri umori ci ha però pensato lui, ovvero l’uomo che ci aveva promesso ci saremmo incontrati fra cent’anni e non è riuscito a farne passare nemmeno 20. Ovviamente parliamo di Ron (Weasley, l’amico di Harry Potter), il cantante che tutti ricorderanno per il color pannocchia della sua tintura.
Finalmente però alle 22.30 il famoso canone Rai ha ricompensato milioni e milioni di telespettatori offrendo a tutti una meravigliosa performance di Claudio Baglioni, tornato a Sanremo dopo 30 anni con una carrellata di brani che hanno fatto la sua e la storia di molti italiani. Ok, sotto la famosa “maglietta fina” adesso non ci sarà più un bel seno sodo, ma sono pronta a scommettere che tutti gli ascoltatori siano irrimediabilmente finiti nel vortice Claudio fino a cantare a squarciagola.
A chiudere la serata due leader di gruppi che, non si sa bene per quale motivo, hanno cercato di intraprendere una carriera da solisti. Forse per cambiare genere. Genere però rimasto uguale.
E così, e Riccardo Senigallia è diventato Zampagliaglia mentre invece Francesco Sarcina ha riproposto la versione di “Dedicato a te 2014”. Poco male, a fine esibizione tutti cantavano “Francesco vieni da me, abbracciami e fammi sentire che…” …
Ma le sorprese non sono finite qui: poco dopo la mezzanotte hanno finalmente deciso di far cantare i primi quattro giovani in gara che, a dirla tutta, sono stati più che all’altezza del palco sia per i loro brani che per la loro intonazione. Abbiamo così assaporato i brani di Diodato, Graziani, Bianca e Zibba. Quattro canzoni di cui sono sopravvissute solo la prima e l’ultima.
Quattro giovani proposte che abbiamo aspettato fino a fine puntata in modo che, con lo scoccare della mezzanotte, brani e artisti diventassero più anziani di un giorno.
Adesso attendiamo con ansia la puntata di questa sera. In fondo non c’è due senza tre, non vi pare?
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