Si chiamava Terence Trent D’Arby e tra il 1987 e il 1993 ha fatto sperare agli infatuati del suo black soul in un nuovo Prince. Oggi Sananda Maitreya, questo il nome che l’artista ha scelto per la sua rinascita, è già al quinto disco della sua nuova parabola. Si chiama “The Rise Of The Zugebrian Time Lords”, registrato completamente a Milano, dove Sananda vive da anni e ha famiglia. L’artista si è cimentato nella scrittura, arrangiamento ed esecuzione totale del monumentale lavoro (27 brani) che contiene anche tre cover dei Beatles.
Come mai tre cover dello stesso gruppo?
«Devo molto a loro, mi hanno risvegliato. Il mio primo ricordo è a due anni ascoltando la loro musica. E poi ho scelto canzoni facili adatte a me.»
Ancora ti infastidisce se qualcuno ti riporta alla memoria quello che sei stato?
«Ero una mummia, pronto a essere messo sottoterra e c’è voluto coraggio per sfuggire a quel personaggio. Ho dovuto scegliere tra la leggenda e la mia vita. Ho deciso di abbandonare la fama e crescere come artista perché le due cose assieme non si possono fare. Chi mi porta i dischi del passato pensa di trovare qualcuno che non esiste più. Me ne sono dovuto distanziare completamente per sopravvivere.»
Perché hai scelto Milano? Ha un’influenza l’Italia su quello che fai?
«La cultura italiana è molto pervasiva quindi appena ti accorgi che ti sta per invadere devi distanziartene. Per me è un bene, perché qui capisco e parlo a tratti e non sono obbligato a fare discorsi lunghi. Ma quando ho deciso di cambiare vita, non potevo farlo in Inghilterra o America. E Milano era strana abbastanza per ricominciare, anche se mi sentivo in qualche modo a casa perché la conoscevo.»
«Ero una mummia, pronto a essere messo sottoterra e c’è voluto coraggio per sfuggire a quel personaggio. Ho dovuto scegliere tra la leggenda e la mia vita. »
Che ricordo avevi della città prima di viverla appieno?
«Ero all’hotel Gallia nel 1987 e Miles Davis mi disse: se ci credi davvero, vieni a vivere un giorno in questo posto. La gente qui ti capirà. E io penso anche che è un posto che è un sogno per gli artisti, con così tanta cultura. C’è il maestro Verdi sempre presente a cui rendo omaggio. E stare qui mi ha dato la possibilità di lavorare con l’orchestra ritmico-sinfonica del maestro Diego Basso.»
Di cosa parla il disco? Sembra un viaggio, un concept…
«Volevo parlare in un concept album di un mio progetto teatrale che necessita di più spazio, anche fisico, rispetto al solito cd. Infatti l’ho voluto distribuire in una confezione che richiama i dvd perché ho più spazio per esprimermi. E l’ho anche scritto con l’ottica di rappresentarlo come musical presto. Si tratta della storia dei Time Lords che sono le forze occulte che vogliono bloccare l’evoluzione e il pensiero libero della società. La tragedia più grande dei nostri giorni è la manipolazione delle coscienze. E i time lords sono quelli che rifiutano il cambiamento del mondo così come lo vorrebbe l’uomo che pensa per il bene.»
Avrà un seguito?
«Sto già pensando a Prometeus e Pandora, il prossimo concept sulla responsabilità della creazione dell’uomo.»
Musicalmente hai dei sogni?
«Vorrei militare in una rock band con i miei due figli, ma so che sarà difficile da realizzare.»