“Mi abbatto e sono felice” è una pièce teatrale andata in scena presso Sala Ichos di San Giovanni a Teduccio (Napoli) di e con Daniele Ronco con la regia di Marco Cavicchioli. La sala Ichos ha al suo attivo venti anni di programmazione, nei quali i suoi componenti hanno proposto nuove forme di spettacolo pur nel rispetto della tradizione. Per il suo originale monologo Daniele Ronco si è liberamente ispirato al libro di Maurizio Pallante “La decrescita felice”. L’attore, pedalando per un’ora su una vecchia bicicletta, fa girare una dinamo collegata a un faro che si illumina grazie alla sua pedalata. «L’idea di mettere in scena questo spettacolo – ha sottolineato l’autore – è nata nella mia mente dopo la scomparsa di mio nonno che ha sempre vissuto in campagna in completa armonia con la natura, cibandosi di prodotti del suo orto senza servirsi della moderna tecnologia. La storia che racconto è per me veicolo di valori importanti ai quali oggi la nostra società non dà abbastanza risalto, ponendo invece l’accento sul materialismo dilagante e sfrenato». Con tono ironico e provocatorio Daniele Ronco ci invita a riflettere su temi scottanti di grande attualità quali l’aumento esponenziale dell’inquinamento ambientale con conseguente abnorme produzione di rifiuti difficili da smaltire, il riscaldamento globale, il falso concetto di benessere-felicità legato al consumo di beni materiali, l’ipocrisia dilagante, la megalomania, l’egoismo e il rifiuto della morale. Si è persa la differenza tra il sacro e il profano, in una tale insana commistione che ci ha condotto a perdere di vista la realtà dell’essenziale. Si può vivere bene rinunciando a tutto il superfluo e questa può trasformarsi in una liberazione, con lo scopo di vivere in maniera più equilibrata lasciando spazio all’essere soffocato sempre più da una visione distorta della realtà. Bisogna incentivare l’aumento della autoproduzione e la conoscenza del saper fare in tutti i campi, la cultura, le relazioni sociali, le attività artistiche e spirituali, a favore di stili di vita più decrescenti e più consoni all’uomo. L’uomo dovrebbe porsi con un atteggiamento più armonico nei confronti della natura, abbandonando ogni forma di insano e folle sfruttamento. L’autore, con l’ausilio di pochi strumenti in scena, ha condotto il pubblico a vivere una esperienza sensoriale al buio per pochi minuti, con lo scopo di farci entrare in contatto con la parte più profonda di noi. La crisi che viviamo può trasformarsi in meravigliosa rinascita grazie alla potenza dell’Amore che non si compra, non produce ed è fonte inesauribile di arricchimento spirituale per l’umanità. Lo spettacolo andrebbe portato nelle scuole a scopo didattico ed educativo per i messaggi positivi che veicola. Da vedere assolutamente.
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