A Sala Ichòs, da venerdì 30 novembre a domenica 2 dicembre, la Compagnia teatrale torinese Piccola Compagnia della Magnolia presenta lo spettacolo MATER DEI – Primo Studio.
Mater Dei è un testo di Massimo Sgorbani, scritto ormai qualche anno fa come proposta per un festival teatrale sul mito. Quel festival venne poi annullato, e il testo è rimasto inedito e mai rappresentato. Due anni fa la Compagnia conosce Massimo, nascono un’amicizia e una curiosità reciproche e genuine. Il cassetto che custodiva l’opera viene così aperto.
Libera variante sul tema del mito di Giove ed Europa, “Mater Dei” ha come protagonisti una madre e un figlio, collocati in un tempo e in un luogo immaginari. Chi parla è la madre, vittima molti anni prima della violenza di un dio che, attratto dalla sua bellezza, è sceso sulla terra sotto sembianze animalesche, l’ha posseduta e ingravidata.
La gravidanza, iperbolica e paradossale, genera ben tredici figli, tutti dotati dei paterni attributi divini, tranne l’ultimo. L’ultimo è forse un dio mancato, debole, troppo umano, o forse è la parte più antica di noi, quella prelogica, è il mugghiare che precede il logos, è la verità che sta nelle cose, non nel loro nome. La madre ha dedicato la sua vita a nasconderlo e proteggerlo, ma ora qualcuno sta arrivando a prenderlo, qualcuno intenzionato a “correggere l’errore”. Nel tempo di questa attesa si svolge l’azione drammatica. Un flusso di parole laico, erotico, scandaloso, ipnotico, che oscilla instabile tra la paura di regredire nel Caos e l’affermazione del Mito. La fusione tra la drammaturgia di Massimo Sgorbani e l’identità artistica di Piccola Compagnia della Magnolia si avvera nel segno di alcuni comuni denominatori. La compagnia nel suo percorso artistico ha proposto più volte temi e forme linguistiche che condividono con Mater Dei molte affinità: la rielaborazione del mito, il tema della mortalità dell’amore e della passione iperbolica propria dei legami di sangue e soprattutto il lavoro di impasto tra tradizione e ricerca nel segno del contemporaneo. “Mater Dei” si colloca tematicamente e stilisticamente come prosecuzione di senso all’interno di questa ricerca, ma per la prima volta la Compagnia affronta la drammaturgia di un autore vivente.
Come si legge nelle note di regia della compagnia: «“Mater Dei è un’opera a mio avviso rara oggi nel panorama della drammaturgia contemporanea: Massimo ha il dono poetico, tratta la superficie delle parole come un’alchimista che fa brillare la natura profonda dei metalli; la parola non è svilita a segno ma ci regala “l’ebbrezza dell’incomprensione” (citando l’autore). Per noi attraversare quest’opera significa continuare dunque un cammino che da più di un decennio trova la sua vitalità in un lavoro immersivo dell’attore: un paesaggio scenico dai tratti antinaturalistici, dove le partiture vocali e fisiche inseguono una sintesi tra ricerca formale e densità emotiva. Un teatro che cerca di mettere al centro del lavoro un tempo sacro abitato da figure poetiche. Immaginiamo l’incontro con il pubblico come un momento rituale estraneo al quotidiano; un tempo “altro” in cui ci si riunisce – spettatori e attori – per cercare il vero nella finzione”. V.M.14 anni».