«Non conta l’esistenza dei sogni, conta il nostro desiderio di prefigurarli»
Ruggero Cappuccio, intellettuale dalle molteplici attività ed interessi perché oltre ad essere scrittore si occupa di attività teatrali come regista di opere in prosa e in poesia, rivestendo anche il ruolo di direttore artistico del Campania Teatro Festival, ha pubblicato di recente per la Collana Narratori della Feltrinelli il suo ultimo romanzo dal titolo Capolavoro d’amore, pag. 218.
Le vicende si svolgono a Palermo, «una schiava che cerca un padrone sul quale regnare ,un’isterica che ama solo la sua sofferenza e quando riesce a goderne trasforma il dolore in arte».
Due i protagonisti: Manfredi, un fascinoso quarantatreenne di professione antiquario che ritorna nel capoluogo siciliano dopo una lunga assenza su richiesta di suo zio Rolando, un valente pianista che si è ritirato nel pieno della attività concertistica. Tra i due uomini inizia un serrato scambio di confidenze e di segreti riguardanti non solo il senso della vita ma anche il furto della Natività di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, sottratta in una notte buia e tempestosa del 1969 all’Oratorio di San Lorenzo. Zio Rolando ha costruito negli anni una sorta di archivio storico su questo argomento conservando articoli di Mauro De Mauro e di Leonardo Sciascia che denunciavano la mafia. E accanto alla sparizione del quadro si narrano le storie di Flavia e di Eugenia sottratte alla vita dei due protagonisti facendoli vivere ormai di ricordi, rimpianti, nostalgie e malinconie nelle case che li ospitano ricche di mobili preziosi, tappeti, terrazze che danno sul mare e profumi di cibi consumati al chiaro di luna mentre si sussurrano parole d’amore. Ma una bambina dagli occhi lucidi e profondi, vestita di giallo, sovvertirà la vita di Manfredi costringendolo ad una consapevolezza del proprio passato annebbiato da sogni e visioni.
Il romanzo ha una scrittura alta e si rivela efficace nella descrizione dei luoghi e dei personaggi visti in tutte le loro numerose sfaccettature. Leggendo sembra di sentire le loro voci spesso accorate, non prive di potere evocativo. I dialoghi sono stringati ma ugualmente preziosi per orientare il lettore nella vasta gamma e profondità dei sentimenti espressi. E la voce sempre presente dell’autore ci porta con grande maestria a partecipare alla vita e ai sogni dei protagonisti in una Palermo barocca, ricca di ombre e di luce come un dipinto caravaggesco. Insomma un romanzo da leggere per comprendere forse anche noi stessi e il dolore di una perdita.
Per invogliarvi alla lettura vi trascriviamo un breve dialogo tra Manfredi e Camille, una affascinante donna che il giovane antiquario incontra sulla nave che da Napoli lo porterà a Palermo. Camille: «Che cosa mi consiglia di vedere?». Manfredi: «Su qualsiasi strada metterà i piedi sentirà il suo utero. Questo è un luogo di contraddizioni, di spasmi naturali. È una città che esala vapori, che erutta, vomita fuoco per raccontare il piacere naturale che si accende nelle sue viscere. I liquidi vulcanici sono il suo godimento. Cominci da dove vuole e ogni tanto chiuda gli occhi: Sentirà tutti i suoi molteplici orgasmi. La città ha affidato ai vulcani l’irrisolutezza della sua storia…Palermo ha una missione: impedire che il suo desiderio possa avere una sua conclusione affinchè questo desiderio possa essere rilanciato all’infinito».(pag.11)
Inoltre vi suggeriamo di ascoltare la Sonata n°2 in si bemolle minore del compositore polacco Fryderyk Chopin, spesso menzionata dall’autore.