Intervista a Fabio Cicala per il suo primo singolo Rude Awakening
Rude Awakening è il singolo d’esordio di Fabio Cicala artista eclettico campano di nascita e londinese di adozione.
Un diario sonoro il tuo molto particolare, ce ne parli?
Rude Awakening, esprime l’inizio del mio viaggio di crescita personale e spirituale avvenuto a partire dal 2014, quando mi sono trasferito nel Regno Unito:
9 brani, registrati tra il 2019 e il 2020 prevalentemente presso gli Abbey Road Studios di Londra, e qualche traccia registrata nei Soho Sonic Studios.
Sono composizioni per sola chitarra classica accordata con il La a 432 Hz. Il progetto musicale presenta frammenti di diversi generi armonizzati in sonorità minimali e vibrazionali, a tratti ipnotiche, un tessuto musicale che aiuta a rilassarsi e a meditare.
Un lavoro complesso con infinite ore di prove, copiando vari maestri antichi e moderni, sperimentando diversi generi musicali, e scoprendo di poter diventare solo il meglio di me stesso, sia come persona, che come musicista… Devo confessare che dopo aver completato le registrazioni e la post-produzione, ho provato un senso di sollievo, come se mi fossi liberato di un fardello che mi ossessionava!
Definisci il tuo lavoro come un ‘diario sonoro’, in che senso?
Li definisco così perché racchiudono diverse influenze musicali, provenienti dalle varie canzoni che ho suonato durante la mie esibizioni, e li considero come un punto di riferimento per le mie prossime composizioni.
L’ispirazione nel considerarlo un diario sonoro, mi è venuta anche dai primi tentativi di composizioni di Mozart bambino.
Infatti, siccome sono diventato un professionista in età non giovanissima, ho immaginato che questo progetto rappresentasse quindi la mia infanzia, in termini di espressione musicale,
e che di conseguenza, la mia maturità artistica debba ancora sopraggiungere. Il singolo di esordio che propongo in questo momento, dà il titolo all’intero progetto.
Che tipo di struttura ha il brano?
E’ caratterizzato da un’estrema semplicità strutturale che estranea l’ascoltatore portandolo in una condizione atemporale, metafisica.
Nel brano utilizzo la tecnica dell’ostinato, cioè il ripetersi di una serie di note, di un ritmo, in maniera quasi ossessiva, come in una composizione di Erik Satie.
I cromatismi dell’arpeggio del brano, vanno poi a costruire un’ambiguità armonica, che confonde gradevolmente l’ascoltatore.
Ho anche voluto attingere alle sonorità di Steve Vai, e dei Mahavishnu Orchestra, alla loro capacità di amalgamare la musica indiana con quella occidentale.
Da Napoli a Londra: due città diverse ma ricche di cultura e di musica. Quali contaminazioni derivano dalle due città nella sua musica?
Questa domanda mi fa venire in mente la frase di Curzio Malaparte: “Che cosa sperate di trovare a Londra, a Parigi, a Vienna? Vi troverete Napoli”.
E forse è stato grazie all’organizzazione urbanistica e le architetture della City, la multicultura e il fermento creativo londinesi, che ho riscoperto Napoli.
Sicuramente, i ritmi e le progressioni armoniche mediterranee di Pino Daniele, il colore e il garbo della musica di Carosone, la veracità e la solarità delle interpretazioni dell’orchestra di Renzo Arbore, ma forse anche l’ironia di Tony Tammaro (nei ritmi di qualche mia canzone), per quanto riguarda le contaminazioni partenopee.
Inoltre, cerco di fare tesoro della ricerca etnomusicale, e della capacità di raccontare attraverso la musica del maestro Roberto De Simone.
Per quanto riguarda Londra, credo che la psichedelia dei Pink Floyd e l’atonalità di certa musica pop contemporanea, influenzino alcuni miei brani.
Il fatto stesso di vivere in un luogo con una lingua e con caratteristiche meteorologiche diverse dal sud Italia, mi fa percepire a volte un senso di straniamento e di atemporalità, che si riflette in alcune mie composizioni.
Poi, siccome Londra è “la città che non dorme mai”, la lingua inglese è una lingua molto precisa, e gli inglesi stessi sono abbastanza diligenti,
sia che si tratti di incanalarsi con largo anticipo nella corsia di una strada, prima di girare in una determinata direzione, sia che si svolga un qualunque tipo di lavoro, in cui bisogna sempre seguire delle procedure ben stabilite, e scandite in compiti diversi nell’arco della giornata, spesso ripeto certi fraseggi e certi ritmi fino all’ossessione.
Hai fatto tanta gavetta credi nelle possibilità che danno i talent?
Credo che dipenda dai propri obiettivi. Non seguo molto i talent quindi non posso parlarne in particolare, ma in generale, mi sembra che in Italia si concentrino di più sulla musica pop e su una determinata fascia di età, mentre invece in Regno Unito, accolgono diversi generi, senza badare all’età.
Infatti, qualche anno fa una cantante, Susan Boyle è arrivata seconda a “Britain’s Got Talent”, all’età di 49 anni, e da allora è cominciata la sua carriera come professionista.
Fatte queste considerazioni, in entrambi i paesi, se i propri requisiti ed obiettivi coincidono con quelli proposti dai talent, credo sia giusto provarci.
Forse l’unico inconveniente di ottenere il successo attraverso un talent, potrebbe essere quello di rimanere etichettati in un determinato genere musicale, e di aver paura di rischiare di perdere la popolarità sperimentandone altri.
Hai preso parte a The Way Home – il primo musical degli italiani a Londra, che tipo di esperienza è stata?
È stato straordinario condividere l’esperienza con altri talenti, connazionali provenienti dalle esperienze artistiche più variegate.
Compagni di avventura con i quali continua tutt’ora una forte amicizia.
Sono molto grato di aver avuto la possibilità di rappresentare in scena la comunità italiana in Regno Unito, con tutti i sogni, le contraddizioni, le delusioni, i successi, e le esuberanze di cui siamo capaci.
Inoltre, quest’esperienza ha sbloccato i tempi del mio fare artistico, e mi ha fatto capire quali siano gli errori da non fare, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo della voce.
Dopo Rude Awakening ti muoverai sulla stessa cifra musicale o no?
Mi piace pensare a Rude Awakening, come ad un embrione in fase di crescita, un punto di riferimento per progetti futuri, in termini di sonorità.
Quando avrò finito di condividere l’intero diario sonoro, spero di poter includere altri strumenti, e di personalizzare il suono della chitarra elettrica, mio grande amore.
Ho sempre voluto suonare funky e fusion con la chitarra elettrica.
Credo che proverò ad esplorare questi due generi, utilizzando gli spunti sonori contenuti nei miei primi lavori.
Sono anche ben disposto nei confronti di collaborazioni con musicisti provenienti da diversi generi e tradizioni musicali, e spero di occuparmi di colonne sonore di film e cartoni animati…
Apprezzo molto l’approccio di Frank Zappa che, da artista indipendente come me, non ha avuto paura di rischiare di perdere la credibilità, perchè mancasse di coerenza rispetto ai lavori precedenti.
Ha esplorato tutto quello che voleva esplorare.
FABIO CICALA Artista eclettico originario di Caianello, Fabio Cicala si laurea con il massimo dei voti in scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli sotto la guida di Antonio Capuano.
Da piccolo comincia a suonare le tastiere da autodidatta, per poi passare da adolescente alla chitarra, dopo aver scoperto Jimi Hendrix. Comincia a studiarla nella sua città natale da un guru delle sei corde, che lo incoraggia a continuare da solo il suo percorso artistico-musicale. Tra il 2019 e il 2020, registra le sue prime composizioni per sola chitarra presso gli iconici Abbey Road Studios.
Nel 2022 fa parte del cast di The Way Home – il primo musical degli italiani a Londra, un progetto scritto e realizzato per la comunità italiana, che raccoglie per la prima volta le esperienze dei connazionali in Regno Unito. Il musical va in scena presso il Royal College of Music, e viene sponsorizzato da varie istituzioni ed aziende nostrane presenti nel paese oltremanica, come il Consolato Generale degli Italiani a Londra.
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