Per la rassegna Brividi d’estate è andato in scena il 23 e 24 luglio al Real Orto Botanico di Napoli lo spettacolo “Circe” con la regia di Annamaria Russo, tratto dal pluripremiato romanzo Circe di Madeline Miller, in scena Rosalba Di Girolamo e Lorenzo Sarcinelli. La ninfa Circe, dalla voce umana, figlia del Dio Elios e di Perseide, vive la sua infanzia tra gli agi del palazzo, ma poco amata dai genitori e dai fratelli perché considerata diversa. Comprende presto che “Sotto il dolce volto familiare delle cose se ne nasconde un altro in attesa di spaccare in due il mondo”.
Cresce in solitudine e in compagnia di tediosi tormenti dell’anima che la portano a sviluppare la pietas e la gentilezza, doti sconosciute agli Dei dell’ Olimpo che trascorrono le giornate pensando a come rendere gli uomini infelici. Conosce il mortale Glauco, per amore del quale impara a usare i pharmaka (erbe medicamentose) per renderlo simile a un Dio immortale.
Il padre Elios per la sua disubbidienza decide di esiliarla su Eea un’isola deserta, dove Circe si integra con la natura selvaggia e si dedica alla Magia per riuscire a mutare le cose.
Circe ha imparato a sue spese, che quanto più ti fai piccola e servile ,tanto più verrai calpestata senza pietà. La sola cosa che conta è il potere e quelli che lo esercitano fanno quello che vogliono, dando in cambio solo briciole. Ma l’indomita Circe ha saputo risorgere dalla cenere, rinforzando il suo Io grazie al potere della Magia. In un’esistenza solitaria come la sua sono rari i momenti nei quali un’altra anima si fonde con la tua, a lei è accaduto con Dedalo e Odisseo naufrago con il suo equipaggio sull’isola di Eete.
Dall’ amore di Odisseo, che presto l’abbandona per raggiungere la moglie Penelope e il figlio Telemaco, nasce Telegono che diventa la sua unica ragione di vita. Per il figlio si sacrifica ,pronta a reggere il cielo sulle sue spalle. Circe è una donna sola, libera, potente, capace di amare, guaritrice e distruttrice, realizzata nella sua isola, ma una gabbia dorata è pur sempre una gabbia! Ha la capacità e la determinazione di sopportare la fatica di vivere, fallendo e riprovando senza scoraggiarsi. Sente di non dover niente a nessuno, dando agli altri solo quello che è disposta a concedere. É una donna che dovrà imparare a modulare la sua generosità e impulsività difronte ad attacchi esterni.
Conosce l’ingratitudine e la violenza che dovrà subire da marinai che lei accoglie e sfama carititatevolmente: il suo orgoglio di donna che vive sola e che sa badare a se stessa senza il supporto di uomo le farà trasformare questi uomini in maiali uccidendoli. Circe vive il dolore della inevitabile separazione dall’amato figlio che vuole raggiungere il padre a Itaca, conscia del dovere di una buona madre che è quello di consegnare al mondo e ai suoi pericoli il proprio figlio quando è giunto il momento .L’epilogo finale è quello che noi tutti ci aspettavamo: “Di un mortale ho la voce, che io abbia tutto il resto”. Sono le parole conclusive di un testo accattivante e convincente. La vita di Circe ci porta, inevitabilmente, a considerare gli innumerevoli ruoli che la donna occupa nella società attuale, che non vengono adeguatamente riconosciuti. L’autrice Madeline Miller ci fa esplorare nuovi aspetti di un testo antico della tradizione letteraria, pur nel rispetto della storia originale, rendendolo moderno e attuale. Lo spettacolo ci fa riflettere sull’ allontanamento della società attuale dalle proprie radici. Merito della regista Annamaria Russo è stato quello di aver posto l’accento su questi ruoli della donna in uno spettacolo intenso e coinvolgente, che ti tocca nel profondo, grazie soprattutto alla impegnativa prova dell’attrice Rosalba Di Girolamo. Lorenzo Sarcinelli ha saputo interpretare magistralmente i diversi ruoli maschili nello spettacolo. Da vedere e rivedere!