Grande successo per il concerto Antonio Sanchez & Migration tenutosi presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma, nell’ambito del Roma Jazz Festival.
Antonio Sánchez, pur essendo un musicista di fama internazionale, è in continua evoluzione sempre alla ricerca di nuovi stimoli, suoni, espressioni. L’ultimo album, The Meridian Suite mostra la grande ambizione del batterista di voler superare i propri limiti, registrando una suite elettroacustica che dura un’ora. “Sto cercando di espandere i miei orizzonti come compositore” afferma Sánchez che non smette mai di stupire i suoi ascoltatori, pubblicando lavori sempre diversi tra loro, che mostrano le mille sfaccettature artistiche e umane del musicista.
Alla batteria Antonio Sánchez, voce Thana Alexa, sax tenore, EWI, David «Chase» Baird, tastiere
John Escreet, contrabbasso, basso elettrico, Orlando Le Fleming.
La sensazione che accompagna lo spettatore è quella di un trasporto totale e a tempo di musica. In questo concerto non vi è una continuità effettiva, andando a scandagliare ritmicamente le sensazioni più intime dell’ animo umano. Non esiste e forse volutamente, un unicum spazio temporale, ma è più un flusso di idee, quasi un raptus che da una melodia lenta, senza tempo, sfocia in ritmi quasi tribali. Il tutto è accompagnato dalla splendida voce incantatrice di Thana Alexa, che è essa stessa strumento musicale. Assistere a questo concerto è una qualcosa di meraviglioso. Basta chiudere gli occhi e lasciarsi andare alla gioia, al dolore, ad un tempo che era, che è e che forse… sarà. Complimenti!
Prossimo appuntamento, mercoledì 6 novembre, sempre all’Auditorium Parco delle Musica di Roma, con Dave Holland Cross Currents Trio. Il Cross Currents trio è un “supergruppo” formato da una leggenda del contrabbasso, l’inglese Dave Holland, figura centrale del jazz a partire dalla sua collaborazione con Miles Davis in album seminali come Bitches Brew e poi compositore e leader alla testa di gruppi che hanno scritto la storia della musica afroamericana degli ultimi decenni. Con lui il sassofonista statunitense Chris Potter e il percussionista indiano Zakir Hussain, specialista delle tabla. La loro musica esplora le relazioni tra la musica folk indiana e il jazz a partire dalla rilevanza che l’improvvisazione ha in entrambe . Fin dagli anni Sessanta la fascinazione di molti jazzisti per l’immensa tradizione musicale indiana ha prodotto incontri nel segno di una rinnovata ricerca spirituale e di un rapporto tra Oriente e Occidente. Oggi quella ricerca viene perseguita da questa formazione con entusiasmo virtuosistico e sincero abbandono.