Dopo svariati anni a fare musica, ecco l’album d’esordio omonimo di Roberto Fedriga, cantautore italiano con un occhio al folk rock angloamericano e al dixieland jazz dei fumosi club di New Orleans, con struggenti ballate che emozionano fin dal primo ascolto. Dieci brani scritti in italiano d’intensa poesia, di scarna bellezza e forti sensazioni, con la collaborazione di importanti musicisti come Nicola Mazzucconi e Guido Bombardieri.
La tua poetica è permeata da elementi criptici fin dalla prima Trabucco… “hai abbattuto ogni mio grido chiuso in un cassetto vuoto”… puoi spiegarci qualcosa a proposito e dirci qualcosa di più sulla tua poesia…
«Mi piace pensare che l’ascoltatore possa “cucire” al proprio vissuto le mie canzoni. Ogni mio testo è frutto di una riflessione legata ad un’emozione, ad un esperienza o ad uno stimolo esterno come un libro o un film.. credo che l’arte rappresenti il miglior mezzo per imparare a conoscere meglio se stessi.»
Molti testi parlano d’amore, fugaci o affannosamente ricercati, è proprio così importante l’amore?
«L’ispirazione nella scrittura è legata all’emozione. L’amore è un grosso contenitore di emozioni. È quindi normale che spesso tutto parta da li.»
Poetica, ma anche un genere musicale che potrei definire per pochi, non pensi che la tua musica avrà poca fruizione o quantomeno a un pubblico più “colto”?
«Quando ho scritto i pezzi e pensato agli arrangiamenti non mi sono preoccupato della fruibilità, bensì della sincerità. Era fondamentale non utilizzare nessun filtro. Tutto era volto a creare un legame puro tra musica e testi.»
Per la realizzazione di questo tuo primo disco ci sono delle collaborazioni? Puoi parlarci come hai conosciuto e che apporto hanno dato all’album?
«La band presente nel disco è, per mia fortuna, di assoluto prestigio. Al basso c’è Nicola Mazzucconi, al sax e clarinetto Guido Bombardieri, alla chitarra Lorenzo Melchiorre ed Andrea “Couc” Lo Furno, alla batteria e alle percussioni Matteo Marchese e Luca Finazzi e al piano Francesco “Cico” Benedetti.
In questi ultimi anni ho avuto il privilegio di lavorare, sia in studio che sul palco, con questi straordinari musicisti.
Il loro apporto è stato fondamentale, poiché sono riusciti ad interpretare perfettamente l’intenzione e l’atmosfera che volevo creare.»
Anche il booklet è molto bello e suggestivo, chi lo ha disegnato e progettato?
«La grafica è stata realizzata a quattro mani con Armando Bolivar (alias il grande cantautore Alessandro Ducoli) utilizzando delle immagini tratte da un volume conservato dalla British Library. Immagini evocative, che abbiamo cercato di abbinare ai testi all’interno del booklet. La serigrafia del disco è invece dedicata a Renoir, che per me ha sempre rappresentato l’esempio dell’artista votato alla rappresentazione della Bellezza.»
Parliamo un po’ di te. Da quanto tempo scrivi e fai musica?
«Ho sempre amato la musica. In modo molto profondo. Fin dall’infanzia ero un divoratore di dischi che acquistavo con risparmi e mance. Ho iniziato a suonare da ragazzino in varie cover-band. Lo studio del canto mi ha permesso poi di crescere sotto ogni aspetto. Ho aspettato molti anni prima di dedicarmi seriamente alla scrittura, ho voluto accumulare un po’ di esperienza per imparare a tradurre in musica il mio mondo.»
Qual è stata la tua prima canzone scritta? Dedicata a qualcuno?
«Ricordo che la mia primissima “proto-canzone” la scrissi a 13 anni, dopo aver imparato i primi due accordi con la chitarra. Non ricordo a chi fosse dedicata, era veramente terribile!»
Hobby?
«Più che hobby vere e proprie passioni. Oltre ovviamente alla musica sono un grande amante del cinema, dell’arte visiva e della letteratura. Credo fortemente nella contaminazione delle Arti.»
Musica che ascolti?
«Sono nel mio piccolo un collezionista di dischi. Amo tutta la musica purché sia di qualità. Anche se prediligo l’ascolto di grandi cantautori come Tim Buckley, Tom Waits, Nick Drake e John Martyn.»
Libri o fumetti?
«Amo la letteratura. Come detto, da essa spesso traggo ispirazione. Non solo i grandi classici, anche opere di straordinari autori contemporanei che ammiro per la straordinaria capacità di coinvolgere un pubblico sempre meno propenso alla lettura.»