Roberta Scardola una meravigliosa creatura di umiltà, bellezza, semplicità, talento, è ingiustamente ignorata dal cinema, forse anche per il suo impegno nella fiction più amata, I Cesaroni, alla quale deve la sua popolarità. Scardola ha accompagnato tutte le serate del Social World Film Festival. Roberta ha iniziato giovanissima come doppiatrice e poi come attrice in diverse fiction, fino ad arrivare a I Cesaroni. La vedremo sul grande schermo a novembre nel film di Stefano Calvagna, Califano … L’ultimo concerto, e nel cortometraggio 40 minuti per sensibilizzare i giovani contro l’abuso di alcool.
E dal 23 settembre al 12 ottobre, sarà in teatro a Roma con la commedia Prendo in prestito tua moglie.
Hai finito da poco una commedia a teatro e a settembre addirittura ne riprendi subito un’altra?
«Ho finito il primo giugno, ho avuto l’ultima replica, di 21 repliche, al teatro de’ Servi di Roma, con “Ti amo, non mi ami e viceversa”, scritta e diretta da Luca Franco. Riprenderò a settembre con la commedia “Prendo in prestito tua moglie”, con cui andrò anche a Milano.»
Ti amo, non mi ami e viceversa non riprenderà?
«Credo che, per ora, questa commedia si fermi a Roma, poi non ci vuole niente a riprenderla, rispolverarla e riportarla in scena. Mentre con “Prendo in prestito tua moglie”, dopo Roma e Milano, stiamo valutando di portarla anche in Campania.»
Di cosa parla Prendo in prestito tua moglie?
«È una commedia molto divertente, semplice, in dialetto romanesco, anche se c’è un attore è assolutamente un napoletano verace. Parla di questo ragazzo omosessuale che non ha mai svelato al papà questa sua identità, il papà gli fa una sorpresa, lo va a trovare e lui al vicino di casa chiede in prestito la moglie per copertura, che sono io. Ci saranno delle scene esilaranti, momenti comici, e ci saranno anche dei momenti molto ma molto, oserei dire, drammatici e riflessivi, perché è un tema sociale molto attuale e sarà bello vedere quanto questo padre, in realtà, non rimane affatto scioccato, inorridito da questa rivelazione.»
Chi sono gli attori?
«L’attore napoletano, il papà, si chiama Filippo Valastro, il ragazzo omosessuale sarà Daniele Locci, poi ci sarà il mio vero marito che è Marco Russo, ci saranno due personaggi molto sopra le righe: una è la vicina di casa un po’ “zozzona” diciamolo alla romana, che si chiama Monica Falcone, che interpreta una donna di settanta anni tutt’altro che fine e poi Emiliano Lana che fa il compagno del ragazzo omosessuale.»
Sei anche una ballerina, ad agosto terrai degli stage?
«Quest’anno ho voluto mettermi alla prova in un altro ambito, sotto un’altra veste, quella dell’insegnante, se così si può dire, perché io non mi sento una che insegna, ma semplicemente una persona che trasmette quello che ha imparato in tanti anni di lavoro, solo questo, gli insegnanti sono altri. Ho formato questo corso che si chiama Musical Theatre, dove si recita e si accompagna il tutto alla danza, ciò che ho studiato da bambina. Questi corsi li tengo al Villaggio Sportivo Eschilo a Roma e quest’anno siamo riusciti a fare il saggio di fine anno, in un importante teatro romano, con due attrici in scena insieme alle allieve, che vanno dai quattro anni fino ai sedici, che sono Nadia Rinaldi e Micol Olivieri, mia collega de I Cesaroni.»
Hai curato tu la regia, le coreografie…
«Ho organizzato la regia e come coreografia ho una collaboratrice, perché sono stata impegnata con il Social World Film Festival, quindi per forza di cosa devono andare avanti e per fortuna mi sono affidata a lei.»
Presto ti vedremo nel film su Califano…
«Ho finito di girare circa due mesi fa “Califano… L’ultimo concerto”, per la regia di Stefano Calvagna, dedicato agli ultimi anni di vita del maestro, da quando ritorna al successo all’improvviso, grazie a un’imitazione di Fiorello fino al momento in cui viene stroncato dalla malattia. Forse, per certi versi, gli anni più drammatici, quelli della solitudine.»
Il tuo ruolo in questo film?
«Interpreto Angela, un ruolo piccolo, incisivo, perché il maestro nella realtà dedicò una bellissima canzone a questa donna, una sua fan con cui poi avrà una relazione amorosa.»
Hai girato anche un corto ultimamente?
«Abbiamo girato a Cecina, un corto sulla sicurezza stradale, molto importante, ci tengo a sottolinearlo. Il titolo è “40 minuti” del regista Paolo Valentini e tocca un tema sociale davvero difficile, ovvero le stragi del sabato sera. Stragi di ragazzi che a volte fanno eccessivo abuso di alcool, mischiato ad altre sostanze e subito dopo si mettono alla guida. È stato bello girarlo, mi ha fatto molto riflettere, mi ha anche colpito in maniera forte mentre lo giravamo. Credo sia importante dare questo tipo di messaggio ai giovani.»
Domanda ricorrente, perché sei uscita da I Cesaroni?
«Come tutte le cose belle e le grandi storie d’amore finiscono, anche se non è detto che ci possa essere un nuovo inizio, io non sono morta ne I Cesaroni, sono andata in America con il mio compagno, che era Ludovico Fremont. Anche lui è uscito dalla fiction, un po’ per esigenza di sceneggiatura, un po’ perché non trovavamo il giusto spazio. I nostri ruoli son piaciuti tanto, sono entrati in maniera irruenta nelle case degli italiani. Volevamo continuare questa linea, però le esigenze sono anche altre degli sceneggiatori, entrano altri personaggi, ne escono degli altri, devono puntare magari su ruoli nuovi, quindi, noi in punta di piedi siamo usciti nel modo migliore. È una storia d’amore che sta continuando in America, per le persone che ci hanno sempre seguito.»
Ti è dispiaciuto questo tuo “licenziamento”?
«Sì, mi è dispiaciuto per forza, perché io prima vedevo I Cesaroni come fan, poi sono entrata a farne parte come attrice, non ci credevo neanch’io, perché è stata la fiction più amata e più seguita. Forse ancora nessuna fiction riesce a raggiungere i numeri de I Cesaroni. Se mi facessero una proposta interessante, forse, potrei anche tornare nella fiction, questo non lo escludo, però senz’altro ho un bel ricordo e ringrazio I Cesaroni e lo farò per sempre.»
Presentatrice da diversi anni del Social World Film Festival…
«Per me è un onore, non so se sono capace, non lo so neanche adesso, però, mi diverto, e il consenso del pubblico è molto, quindi, penso di non fare grandissimi danni, poi sicuramente c’è tutto da imparare. Sono onorata perché è un festival che non ha nulla da invidiare a tanti altri, sia come organizzazione perché i ragazzi che lavorano non si fermano mai, hanno una passione dentro enorme, una voglia di far bene, e poi gli ospiti sono di livello grandissimo, l’ho detto a Giancarlo Giannini, forse non sono stata professionale, non lo so, ma non pensavo nella vita di potergli stare accanto e ben che meno presentarlo e intervistarlo. Per me è stato un onore enorme, forse mi sono fatta un po’ prendere dall’emozione, ma sono umana.»