I Roadhouse Crow tornano sulle scene con un nuovo lavoro discografico che porta il loro nome. L’ep “Roadhouse Crow” contiene quattro brani (Sugar Rain, Motels, London Love e Galapagos) prodotti nel corso di un anno di lavoro, frutto di tante esperienze che hanno vissuto. Anticipato dal singolo “Sugar Rain”, il disco è disponibile in digital download e sulle piattaforme streaming. Nati nel 2013 in provincia di Frosinone, i Roadhouse Crow sono Davide Romiri (voce e ritmica), Gordon Venice (chitarra e organo), Emilio Fiaschetti (basso e tastiere) e Marco Revér (batteria e percussioni). Agli inizi della loro attività si concentrano sulla composizione di nuovi brani, perfezionando il loro stile musicale e seguendo il genere retro-rock e retro-pop. Nel 2015 esce “Harborleave Inn”, il primo lavoro discografico, in seguito vincono l’Uniclam Music Contest e arrivano alle Semifinali di Sanremo Rock 2016.
Roadhouse Crow il vostro nuovo Ep contiene quattro brani pop e rock dalle diverse sfumature, quattro cartoline musicali. Quale messaggio vorreste far recepire all’ascoltatore?
«Senz’altro significherebbe molto per noi se questo lavoro riuscisse a lasciare nella bocca di chi l’ascolta tutti quei sapori che abbiamo cercato di fare nostri e di riproporre. Noi vogliamo presentarci come un gruppo che rielabora idee e le presenta con nuove fusioni melodiche e sonore».
Il singolo “Sugar Rain” è un brano pop che si distingue per le sonorità tipiche dell’America Latina, l’utilizzo delle Maracas sembra una scelta pensata. Quale viaggio vi ha dato gli stimoli per comporre il pezzo?
«Ci fa piacere e ci sorprende un po’ allo stesso tempo il fatto che Sugar Rain abbia portato con sé e trasmesso quest’idea latina. Sicuramente è una passione condivisa un po’ da tutti noi quella per la musica Sud-Americana, in particolare Cubana, e più che un viaggio diremmo che sono stati i diversi ascolti e ricerche musicali e culturali a influenzarci».
“London Love” è un brano dall’atmosfera anni ’70 da cui traspare una vena nostalgica, una leggera malinconia per l’assenza di qualcuno …
«L’ispirazione che ci ha portati a creare “London Love” è arrivata in parte da una mancanza adolescenziale, dunque da un’esperienza realmente vissuta e divenuta la base per la storia del testo che punta a contrapporre immagini fortemente grigie, di una periferia dimenticata, a immagini di una rinascita, di una nuova vita sotto le luci dei neon; la Londra del titolo inoltre è un luogo ideale, una metropoli lontana, non s’identifica con la città Inglese».
La passione per il Retro- Rock e Retro-Pop caratterizza il vostro stile musicale. Quali sono i miti che vi hanno ispirato?
«Presi come singoli molti e anche molto diversi tra loro. Come gruppo abbiamo sempre cercato di trarre ispirazione da artisti che hanno saputo fondere l’aspetto melodico tipico del pop con quello più ruvido tipico del rock. Quindi potremmo indicare McCartney, Warren Zevon, Tommy Bolin, Bowie e anche qualcosa di Tom Waits».
Tornando agli inizi, com’è nata l’idea e la scelta del nome della band Roadhouse Crow?
«Il nostro nome è nato quando gusti e direzioni erano abbastanza diversi. Ci piace l’idea di un corvo che, posato sul davanzale di una finestra, scruti gli occhi, quindi le storie delle persone che entrano all’interno di questo locale e ne faccia da tramite a noi, che poi le raccontiamo con la nostra musica».
Siete arrivati alle semifinali di Sanremo Rock 2016. In giuria c’era il produttore Steve Lyon, cosa vi ha lasciato quella partecipazione?
«Molto, sotto diversi aspetti. Non era il primo contest a cui partecipavamo, ma era sicuramente il primo con persone del calibro di Lyon (che ha lavorato con Depeche Mode, Paul McCartney…) o di Errera in giuria e ciò ci ha messo di fronte a una situazione in cui, nonostante il grande stress e il poco tempo, c’era da lavorare professionalmente per salire sul palco e con soli due brani esprimere un intero progetto. Siamo molto felici di avervi partecipato e abbiamo anche avuto modo di conoscere band e artisti molto validi venuti da tutto il centro Italia».
Come sarà la prossima attività live?
«Il nostro obiettivo è quello di portare, ovunque possibile ed ovunque ci sia voglia di darvi attenzione, la nostra musica dal momento che nella versione live assume una forma leggermente diversa. Per ora abbiamo in calendario un impegno a giugno vicino a Rieti e uno in Lombardia, per le selezioni del Lambrock Festival, ma stiamo lavorando alla creazione di un tour che ci porti on stage il più possibile».