Incise in lingua tardo accadica di 2.500 anni fa, sono state ritrovate 110 tavolette cuneiformi dell’esilio degli ebrei a Babilonia che riguardano principalmente certificati amministrativi, contratti di vendita ed indirizzi, incisi in caratteri cuneiformi nell’argilla, cotta poi nei forni. Il professor Wayne Horowitz, uno degli archeologi che ha studiato le tavolette, afferma come questo sia un ritrovamento archeologico di grande importanza e paragonabile alla scoperta dei papiri del mar Morto.
Si tratta di 110 tavolette d’argilla risalenti all’antica Babilonia che svelerebbero aspetti della vita quotidiana degli ebrei durante l’esilio babilonese. Grazie al costume babilonese di datare ogni documento e seguendo la cronologia dei re di Babilonia, gli archeologi hanno potuto datare le 110 tavolette intorno al 572-477 a. C.. La più antica delle tavolette risalirebbe dunque a circa quindici anni dopo la prima distruzione del tempio ad opera di Nabucodonosor II, il re caldeo, che deportò gli ebrei a Babilonia. L’ultima, invece, è databile intorno a 60 anni dopo il ritorno degli esuli a Sion, che avvenne nel 538 a. C.
E’ da notare che le tavolette, scoperte in Iraq in circostanze ancora non ben chiare, descrivono una città chiamata Al-Yahudu, il «villaggio degli ebrei», vicino al fiume Chebar, menzionato nella Bibbia nel libro di Ezechiele (1:1) e documentano, inoltre, nomi ebraici come Gedalyahu, Hanan, Dana, Shaltiel e un certo Nethanyahu. Testimoniano, infine, il ritorno a Gerusalemme, così come scritto da Neemia (6:15-16), attraverso l’attribuzione di nomi come Yashuv Zadik, «i giusti ritorneranno».
La collezione delle 110 tavolette è ora in mostra a Gerusalemme.