Fino al 16 febbraio lo Spazio Ginko di Roma, a due passi dal Colosseo, ospita Ritratti/Portraits, in mostra venticinque scatti della strepitosa fotografa toscana Giulia Efisi.
Dopo il grande successo avuto a Milano lo scorso anno, Giulia Efisi, torna a far parlare di sé, aggiungendo qualche nuovo ritratto per la sua mostra, Ritratti/Portraits. Immagini che ci fanno pensare alla meraviglia di ciò che significa essere umani, in una visione minimal e un estremo bianco e nero, prendono vita i volti di pittori, scultori, stilisti, attori, sportivi, ma anche persone comuni che Giulia ha sorprendentemente immortalato nei suoi delicati e aggressivi scatti, riuscendo a catturare la ricca umanità dei volti, cogliendone anche le impercettibili cose che il volto stesso non riesce a esprimere, se visto alla luce di tutti i giorni.
Quando hai avuto la tua prima macchina fotografica?
«La mia prima macchina fotografica è stata quella regalatami per la prima comunione, una Kodak rettangolare, piccola e nera. Ero felice, perché mi piaceva pensare di avere qualcosa di magico tra le mani e ricordo anche il suono che faceva quando scattavo e la fantasia di gioco che ne conseguiva. Poi i miei genitori portavano il rullino a sviluppare dal fotografo, Foto Remo, e quando poi le riprendevo, era una sorpresa vedere quello che avevo visto. Ecco il mio ricordo della mia prima macchina fotografica.»
Qual è stato il tuo percorso nel mondo della fotografia?
«Le immagini mi hanno sempre affascinata fin da piccola. Credo che l’amore per la fotografia sia stato latente, fino a quando, ho deciso di fare un corso fotografico, presso il circolo dei fotoamatori del mio comune. Lì ho capito tante cose di me e del mio rapporto con la fotografia, così decisi di approfondire le mie conoscenze, studiando molto e facendo vari workshop in giro per l’Italia. Oggi, oltre ad avere un percorso personale, che mi porta ad esporre in varia gallerie d’arte, collaboro con alcuni marchi, tra i quali, un nuovo marchio di occhiali DP69 di cui sono la fotografa, sì, ma di immagini molto particolari.»
Hai fatto qualche studio particolare?
«Ho studiato molto e continuo a farlo, ma sono autodidatta, non ho fatto studi accademici relativi alla fotografia, ma relativi al pensiero sì, e io credo che questo mi abbia molto aiutata a sviluppare i lavori fotografici che ho fatto fino ad ora.»
Su cosa concentri il tuo obiettivo? Cosa ami scattare?
«Non posso dire di avere un soggetto particolarmente caro, ogni soggetto può essere un interessante mezzo per veicolare il mio pensiero. Mi riferisco sempre ai passaggi nelle mie fotografie, ai passaggi, più o meno consapevoli, che ognuno di noi compie in vari contesti ed età della vita: passaggi alla vita, alla morte, passaggio dal dolore, all’indifferenza, alla solitudine, alla gioia, al piacere, etc. Per descrivere tutto questo, il soggetto si diversifica moltissimo in relazione al progetto fotografico che ho pensato.»
Parlando della tua mostra a Roma, hai ritratto anche persone del mondo dello spettacolo…
«I personaggi che io ritraggo sono persone e in quanto tali sono per me un modo affascinante da esplorare. Sono molto curiosa e questo mi aiuta a scoprire persone, personaggi e personalità che certe volte incontro con intenzione altre volte casualmente. Il ritratto fotografico, sia che sia fatto su commissione o per mia iniziativa, sono il risultato di una sorta di intimità preziosa che si instaura tra me e chi ho davanti; come dico sempre quando mi accingo a farne uno non è detto che riesca sempre, dipende dall’intesa che si riesce a instaurare tra me e chi sto ritraendo. È una questione appunto di intesa, condivisione, complicità, fiducia, intimità che si dischiude anche solo per pochi istanti: L’istante del ritratto.»
Sono ritratti fatti nel tempo, quindi hai raggruppato dei tuoi ricordi o sono scattati negli ultimi tempi?
«Quelli presenti alla mostra sono ritratti recenti: ho avuto la possibilità di fotografare a Parigi l’attore haitiano Jimmy Jean-Louis, uno dei protagonisti della serie tv Heroes, ma anche l’ex diva del cinema hard Sasha Grey, oggi attrice e DJ, ripresa in un inedito e intimo ritratto di famiglia. Ho fotografato anche La Pina, conduttrice radiofonica e rapper, lo stilista Saverio Palatella, l’attrice Emmanuelle Moreau, la soubrette di burlesque Benedetta Rita Barlone. Tra le fotografie esposte un ritratto anche dello stilista Tom Rebl e del pugile Leonard Bundu. Tra le personalità presenti in mostra a Roma anche lo scultore Francesco De Molfetta e Tom Porta, pittore che vive a Milano, ma anche il fotografo Joe Oppedisano e il pittore e saggista Marco Fidolini. Tra i musicisti Pau dei Negrita ed Emiliano Pepe.»
Come nella fisiognomica, nei tuoi volti ritratti si possono leggere delle caratteristiche psicologiche e morali?
«Credo che nei miei ritratti si possono leggere molte cose oppure nessuna. Io con i miei ritratti credo di aver detto molto di me stessa e del mio pensiero, del mio amore e della mia passione, della mia speranza e della fiducia.Con la mia modalità espressiva di andare a “togliere” in realtà voglio incoraggiare a “mettere”, mettere un pensiero; in questo caso il mio: occorre ricordare che il confine tra ciò che siamo e ciò che ci circonda è molto labile, occorre ricordare che nella nostra vita esistono i passaggi, occorre ricordare che è in ciò che è difficile da vedere che talvolta si nascondono le cose più preziose. Questa modalità di pensiero si concretizza nel risultato del mio scatto che rimanda sempre ad una misteriosa sospensione metafisica.»
Ogni singolo scatto può esprimere una potente memoria?
«Ogni scatto di oggi credo che sia stato influenzato dalla visione da parte di Giulia bambina delle tombe etrusche come anche dalla visione di innumerevoli opere esposte in musei e gallerie lungo tutta la mia crescita. Credo che sia stato influenzato dalla passione per il nuovo, l’amore per la vita, la gioia della sorpresa, ma anche la rabbia della delusione, la paura della solitudine.. dunque dalla memoria ma anche dalle emozioni e molto altro che fanno parte del bagaglio personale di ognuno di noi. Il mio sguardo, dunque ogni singolo scatto, è influenzato da me stessa, può sembrare una banalità, ma in realtà io credo che le mie fotografie siano me stessa: credo mi sia impossibile scindere la donna che sono “qui ed ora”, con il mio personale bagaglio di esperienze, con il mio percorso di vita, dalla fotografa che scatta la foto “qui ed ora”.»
Nel mondo della fotografia c’è qualcuno che ami o dai cui hai carpito qualche particolarità?
«Io amo la bellezza, perché la bellezza è salvifica, quasi catartica per me. Ma ognuno cerca una sua propria bellezza, che per me emoziona e commuove. Mario Giacomelli mi emoziona e mi commuove.»
Hai mai collaborato con altri fotografi?
«Non ho mai collaborato con altri fotografi, credo che, questa dimensione di “solitudine”, per me, sia la più adeguata.»
Un’ambizione?
«Il mio segreto è quello di non avere aspettative e, dunque, ambizioni. Tuttavia credo che il pensiero, la passione, il coraggio, la proficua collaborazione, un lavoro ben pianificato, la qualità delle proposte, in questo momento storico e sociale, faccia la differenza.»
Prossimi progetti? Stai lavorando a qualcosa di particolare?
«I prossimi progetti sono scattare tante fotografie interessanti, una sfida in questo nostro tempo difficile.»