Antonio Maggio, cantautore salentino, che nel 2013 ha vinto il Festival di Sanremo nella sezione “Giovani” con il brano “Mi servirebbe sapere”, di recente ha pubblicato “Il maleducato” (Avarello Music srl), una satira poetica, un brano che racconta di una generazione che troppe volte deve fare i conti con se stessa per cercare un raggio di futuro. Il singolo anticipa altri brani che usciranno dopo l’estate e un nuovo lavoro discografico.
Di recente è uscito “Il maleducato” manifesto di una generazione che troppe volte deve fare i conti con se stessa per cercare un raggio di futuro…
«Nella canzone parlo di una festa che è una metafora del futuro. Purtroppo alla festa del nostro futuro non siamo stati invitati dalle generazioni precedenti e quindi da chi l’ha organizzata. Per questo motivo credo che, in questi casi, l’unico modo per prenderci il futuro sia quello di imbucarsi a questa festa, con la giusta sfrontatezza di chi sa cosa vuole, a muso duro e con le maniche rimboccate. Perché il futuro non è niente di più e niente di meno di qualcosa che ci spetta».
Come mai hai scelto proprio questo brano per fare il tuo ritorno sulle scene, a distanza di due anni da “Amore pop”?
«Sono passati due anni da “Amore pop” in cui mi sono dedicato moltissimo alla scrittura di testi, sia per me che per altri colleghi artisti. “Il maleducato” in particolare è stata una delle prime canzoni che ho scritto in questo nuovo ciclo. Avevo immaginato fin da subito che sarebbe potuta essere una sorta di ponte tra quello che ho pubblicato in passato – brani conosciuti e apprezzati dalla gente in cui racconto temi sociali con la giusta ironia – e quello che pubblicherò più avanti. Le nuove canzoni avranno la prerogativa di far conoscere al pubblico il mio lato più intimo e personale».
Questo brano fa da apripista anche ad un nuovo lavoro discografico?
«Seguiranno altri singoli prima dell’uscita di un disco che li racchiuderà tutti».
Quali saranno le tematiche che affronterai in questi prossimi brani?
«Al momento non ho ancora deciso quale sarà il prossimo singolo da pubblicare, sicuramente uscirà dopo l’estate. Non avendo ancora scelto non saprei di quale parlarti. Ogni brano nasce osservando tutto quello che ci sta intorno, tutto quello che vediamo e viviamo, per poi riversarlo sotto forma di canzone».
In questi due anni ti sei dedicato ai live portando avanti in lungo tour nei club italiani “L’Odore delle parole” e il “diamoci del ToUr” con Pierdavide Carone…
«Nel 2017 ho fatto un giro nei club in chiave acustica dove ho presentato le mie canzoni denudate da ogni tipo di arrangiamento, soltanto con piano e voce e l’accompagnamento di Matteo Narducci che è il mio chitarrista. Un modo per far ascoltare al pubblico come nascono le mie canzoni. Lo scorso anno, nel 2018, sono stato in giro con Pierdavide Carone con il “diamoci del ToUr”, prima in chiave acustica nei club e poi per tutta l’estate accompagnati da una band».
Quanto è importante per te la dimensione live?
«È il mio habitat naturale. Mi piace il contatto con la gente e questa è una delle cose più belle di questo meraviglioso mestiere che ho la fortuna di fare».
Ci sono delle date in programma previste per quest’estate?
«Ci saranno diverse date live che annunceremo nei prossimi giorni sulle mie pagine social».
Dagli esordi ad oggi qual è stata l’esperienza o l’incontro che è stato molto importante nella tua carriera?
«Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di vivere un sacco di esperienze bellissime, che mi porto dentro e resteranno scolpite per sempre. Una di queste esperienze risale a due anni fa, quando sono stato inviato a casa di Lucio Dalla, insieme a diversi artisti, per commemorare Lucio nel giorno del suo compleanno. Per me è stato un privilegio poter entrare a casa sua e di poter suonare il suo pianoforte. Lucio Dalla è uno dei miei miti in assoluto. È stata una serata fuori dall’ordinario. Poi, come altre esperienze vissute, mi vengono in mente i concerti in Canada, con gli italiani all’estero, il prestigioso Premio Giorgio Faletti che ho ricevuto. Questi sono quelli che mi sono venuti in mente adesso, ma ce ne sono veramente tanti».
Oltre a Lucio Dalla, c’è un artista che segui musicalmente e con il quale ti piacerebbe collaborare?
«Sicuramente Francesco De Gregori, Antonello Venditti che fanno parte della scuola cantautorale dei miei miti. Come artisti della mia generazione mi vengono in mente Niccolò Fabi, Samuele Bersani, Max Gazzé».
In che modo vedremo Antonio Maggio in futuro?
«Mi auguro semplicemente di poter avere la possibilità di parlare dei miei nuovi lavori, perché vuol dire che sta procedendo tutto bene. Mi auguro quindi di scrivere e far ascoltare le mie canzoni».