Si intitola “Masters” l’ultimo lavoro discografico di Rita Pavone. Dopo otto lunghi anni di silenzio, una delle cantanti più amate In Italia e negli States torna a cantare e non solo in sala d’incisione. Tantissime, infatti, sono le strofe a cappella che regala al suo pubblico durante la promozione del cd che la sta portando a rivisitare in lungo e in largo il nostro stivale.
«Il titolo di questo lavoro è un gioco di parole a cui ha pensato mio figlio Giorgio. – spiega la cantante. – Masters sia come matrice dei dischi e sia come tributo ai maestri americani che ascoltavo quando avevo 11 anni. Un amico di mio padre, infatti, lavorava sulle navi e mi regalava i 78 giri di Timi Yuro, Bobby Darin … Io ascoltavo queste meravigliose canzoni e mi auguravo di poterle fare mie un giorno.»
Un’opportunità arrivata dopo 50 anni di carriera, che permette a uno dei fiori all’occhiello del panorama musicale internazionale di regalare al pubblico una nuova Rita.
«All’estero hanno un’immagine diversa di me rispetto a quella che c’è qui in Italia. Basti anche solo pensare alla differenza di significato tra la canzone “Datemi un martello” e “If I had a hammer”. – continua la Pavone. – Ho tenuto questo disco nel cassetto per 50 anni, ogni tanto lo rispolveravo, ma ho avuto i coraggio di prenderlo solo l’11 marzo 2011. Mi sono detta: “La voce tiene bene, il diaframma pure. Mi sono divertita per più di otto anni facendo il bagno di mezzanotte e tutte quelle cose che non avevo mai potuto fare quando ero ragazzina, adesso è arrivato il momenti di farmi un regalo”.»
Rita Pavone racconta anche del mondo discografico: «Se fossi andata da un produttore, mi avrebbe detto di no perché la gente in Italia mi conosce per un’altra cosa. Ed è per questo che ho fatto un disco doppio con versione inglese e italiana di brani incredibili, versioni che non differiscono solo per la lingua. E questo anche perché il mio arrangiatore è un genio, un folletto tutto matto con un gusto musicale, una creatività e un’intelligenza musicale che non trovavo più da moltissimi anni. Sto parlando ovviamente di Enrico Cremonesi. L’uomo che è riuscito a trasformare ogni brano in una canzone attualissima, pur lasciandone inalterato il fascino.»
Interessante anche la scelta delle canzoni dell’album, che come spiega lei stessa: «Non si basa sui grandi classici, ma va a ripescare brani che in America sono stati grandi successi, ma che qui da noi sono arrivati in sordina.»
Quando le chiediamo se adesso inizierà anche un tour la Pavone risponde: «Mi sono già rimessa in gioco sul palco di Renato Zero e Gianni Morandi, per cui adesso ho voglia di tornare anche dal mio pubblico. Stavo pensando a una decina di date a gennaio. Vorrei andare in teatro con una coreografia spartana e una grande orchestra!»
Il segreto del successo di Rita Pavone? La sua umiltà e la sua infinità saggezza.
«Voglio concludere dicendo che io mi sono regalata un signor disco. Io sono una privilegiata e faccio un mestiere che mai avevo immaginato di fare. Pensate ringraziavo il Signore per fare la corista! – spiega la cantante. – Voglio portare questo disco in tour proprio per i tre versi finali che lo compongono: “Che grandioso mestiere e il mio, non vorrei fare altro io … e di questo ringrazio Dio!”.»