Dal male non puoi uscirne! Alla camorra non puoi dire “No”!. Sembra questo il messaggio lanciato dalla commedia “Quartieri Spagnoli, il Musical”, scritto, diretto ed interpretato dall’attore partenopeo Gianfranco Gallo ed in scena al Teatro Totò di Napoli fino al 28 novembre.
Giunto quest’anno alla 7^ edizione, 15° anniversario, con oltre 400 repliche alle spalle, Quartieri Spagnoli, mette in scena lo “sciopero del sesso” – deciso dalle donne dei Quartieri Spagnoli – verso i loro compagni camorristi, per porre fine ad un’eventuale “nuova generazione” di baby boss e, quasi certamente, futuri delinquenti.
«Come si sa lo spettacolo è ispirato alla Lisistrata di Aristofane – spiega Gianfranco Gallo – ma se nella commedia greca le donne praticavano un ironico sciopero del sesso, originalissimo ma fine a se stesso, qui invece le donne napoletane della camorra si negano ai loro uomini, violenti e sanguinari, per evitare di dare vita a una nuova generazione destinata alla violenza e alla morte. In questo spettacolo metto in scena Napoli per quella che è: un amalgama di Bene e Male, di commedia e di tragedia, di sceneggiata, con un tema, quanto mai attuale, della violenza sulle donne».
“Quartieri Spagnoli” alterna piacevoli momenti musicali e comici, a monologhi seri che lasciano spazio alla riflessione. I protagonisti, si muovono sul palco vivendo la loro vita quotidiana in un quartiere di “malavita”, tra spari, minacce, guerre tra boss e rapporti familiari. Tra toni coloriti ed un tema di fondo drammaticamente forte, lo spettatore passerà dal riso alla commozione, dalla riflessione al divertimento. La presenza sul palco di una band musicale, composta da ottimi professionisti, rende la rappresentazione frizzante e vitale.
Si spazia quindi tra la commedia e la farsa, tra il cabaret e la tragedia. Il Musical, infatti, si chiude con un morto in scena. Con il protagonista, Gianfranco Gallo, nei panni di Tonino ‘o tedesco, che si redime dalla camorra, per amore della propria donna Lisetta. Per garantirle un futuro sereno e senza più carcere e malavita. Ma la scelta dell’ex boss, non piace al sistema, e nel giorno delle sue nozze, viene ucciso davanti alla sua donna, ancora in abito nuziale.
Scelta discutibile quella di far finire la “favola” scenografica in un modo così infelice e crudo. «La triste realtà di questo sistema di delinquenza – spiega ancora Gallo – In questo spettacolo, che dedico a Gianluca Cimminiello, vittima della camorra, ho messo in scena quella fetta di Napoli fatta di male e cattiveria. E purtroppo, la mentalità camorristica, è ancora troppo radicata in certi quartieri. Abbiamo tenuto laboratori teatrali e rappresentazioni con gruppi scolastici in quartieri a rischio e chiedendo alle bambine di 7-8anni, cosa volessero fare da grandi, ci veniva risposto “Voglio sposare un camorrista, per la vita agiata, i vestiti e i soldi!. Questo, mi fa capire – conclude amareggiato il protagonista – che bisogna portare questo messaggio sociale di non violenza, fin dalle scuole materne, prima che queste “future donne” acquisiscano prospettive di vita sbagliate».