Giovedi 27 giugno ore 12.00 si terrà l’inaugurazione della mostra Artes Mechanicae, dedicata alle “macchine sceniche” del maestro Luciano Minestrella, il teatro si raffigura in opere – dal Rinascimento ai congegni contemporanei – che occupano le stanze della Casa dei Teatri come installazioni che il visitatore attraversa seguendo un percorso conoscitivo, possibile visitare fino al 6 ottobre. All’innaugurazione interverranno: Pino Di Buduo, regista; Roberto Gandini, regista; Vera Soledad Minestrella, co-curatrice della mostra.
La mostra, promossa da Roma Capitale, da Biblioteche di Roma e da Teatro di Roma, in collaborazione con Zètema Progetto Cultura, è a cura di Luciano Minestrella e Vera Soledad Minestrella de La Mirabilis Teatro societas per poter ammirare le nuove macchine teatrali straordinarie in scala, create attraverso il lavoro del dettaglio e della limatura. Un artigianato che diventa arte della falegnameria, del cesello sul legno di piccoli oggetti che riproducono gli antichi marchingegni e altri nuovi che si avventurano verso un piano fantastico pieno di echi.
Cinque sale da visitare per scoprire i segreti delle acchine teatrali: a dare il benvenuto al visitatore nella prima stanza c’è la grande macchina scenica dell’Ippogrifo, che invita il pubblico a salire idealmente sul suo carro per intraprendere il viaggio.
La seconda stanza è il luogo della ricerca storica, della scoperta, delle radici e delle tracce delle Artes Mechanicae. Tre modelli di macchine sceniche progettate e realizzate nel Quattrocento a Firenze testimoniano il genio di grandi menti quali Filippo Brunelleschi e Filippo D’Angelo detto il Cecca, la capacità costruttiva delle botteghe artigianali e la forza narrativa degli ingegni creati.
A fare da ponte tra il passato rinascimentale e il tempo attuale c’è il modello della macchina scenica per il racconto della Natività, progettata e realizzata nel 1995 da Luciano Minestrella.
Nella terza stanza il modello della macchina scenica Contaminazioni propone una Nike di Samotracia a grandezza naturale mentre in quello di Riah Azpar campeggia un David di Donatello che sovrasta una porzione di deserto in miniatura.
L’Uomo Vitruviano dentro un quadrato immerso in un grande cerchio campeggia nella quarta stanza. Ai suoi piedi il modello della macchina scenica Sine Tempore. Due piccole macchine fanno all’immagine leonardesca da cornice: Uccello, un omaggio allo studio di Leonardo sul volo degli uccelli e La lampada, frutto di una ricerca sulla illuminazione per spettacoli.
Nell’ultima stanza si entra in una bottega artigiana sospesa tra il passato e il presente. Oggetti, progetti, strumenti di lavoro fissati come in una foto per indurre il visitatore a mettersi in gioco e sentire il bisogno e il piacere di divenire lui stesso progettista e costruttore… dei propri sogni.
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