Grande successo di pubblico per la presentazione al Museo del Mare del libro “Il respiro del vino” (edito da Mondadori) di Luigi Moio. L’autore è uno dei massimi esperti di enologia italiana, ordinario all’Università di Napoli Federico II, presidente della commissione di enologia dell’Oiv, ma anche esperto scientifico per il Mipaaf, consulente di numerose Cantine del Centrosud e produttore in prima persona nell’azienda di famiglia Quintodecimo a Mirabella Eclano, in provincia di Avellino.
A presentare l’evento, la MarVin wineClub e l’Accademia Vesuviana del Teatro di Gianni Sallustro, in presenza dell’autore, del professore Guido D’Agostino, del delegato campi flegrei Scuola Europea Sommelier Pasquale Poerio e di Rosalba Ardone presidente della MarVin. A moderare l’evento la giornalista e attrice Roberta D’Agostino che ha curato anche le letture con l’attore e regista Gianni Sallustro. Media partner Mydreams il portale dello spettacolo.
«È un libro estremamente geniale – afferma lo storico Guido D’Agostino e continua. Man mano che leggevo, scoprivo delle cose molto interessanti, belle, intelligenti. Moio è uno scienziato, ha un mucchio di competenze tecniche, come è giusto che sia, ma il libro è scritto con una tale capacità e bellezza letteraria, capace di coinvolgere diversi tipi di lettori, anche uno come me, praticamente astemio. La cosa che ha aiutato me ad avvicinarmi alla lettura di questo libro, come del resto credo sia lo stesso per tutti coloro che avranno l’opportunità e il desiderio di degustare “Il respiro del vino” è un’affermazione in cui l’autore dice che lo si può leggere anche saltando tutte le parti più tecniche, che naturalmente sono notevoli, dove si parla di chimica, di vinificazione. Un’altra cosa sorprendente di questa lettura riguarda il senso dei sensi. Ho visto sempre gli altri bere, nella vita quotidiana, nei film, dove il primo gesto è quello di avvicinare il naso al calice dov’è contenuto il vino. Il vino non si tocca, si odora e su questo il libro insiste molto. Il senso dei nostri cinque sensi è l’olfatto. Il vino ha un profumo, un odore nel quale si dice che c’è l’intero mondo. Altra caratteristica fondamentale che si evince leggendo il libro di Moio è la sua grande passione, tale da assorbire l’intera persona. Questo sia fondamentale per un lettore che vuole avvicinarsi a questo tipo di lettura».
Un incontro emozionale che ha visto come protagonista il vino, al centro di un viaggio alla scoperta della sua storia, delle sue origini, dei suoi intensi e coinvolgenti profumi. Il vino, come lascia intendere Luigi Moio, non è una semplice bevanda alcolica, ma una vera e propria colonna sonora. Ogni vino ha la sua musicalità. Il suo inebriante profumo è intriso di storia, di cultura. All’interno del libro c’è un capitolo in cui l’autore divide il vino in due categorie: solista e orchestrale. I vini solisti esprimono la loro musicalità attraverso una nota caratteristica, ben definita, capace di guidare l’assaggiatore a riconoscere il vitigno. Alla categoria appartengono il Cabernet, il Moscato, il Pinot Nero. Alla classe dei vini orchestrali appartengono l’Aglianico, il Sangiovese. Questi vini hanno un aroma che deriva da una coralità di fattori, che si intrecciano tra loro creando una sinergia e un’armonia di sapori.
«Il vino in questo libro – racconta Luigi Moio – è usato quasi in modo strumentale, un saggio scientifico, con l’aggiunta di dialoghi che ho scritto e che sono realmente accaduti, per preparare il lettore ad un approfondimento tecnico, ma di facile lettura. Ho scritto “Il respiro del vino” per cercare di avvicinare non solo un pubblico di professionisti del settore, ma anche gli appassionati e neofiti, che non sono a conoscenza di quello che un vino può raccontare attraverso il suo profumo e non solo. Ho dedicato due anni alla realizzazione di questo volume in cui accompagno il lettore attraverso il racconto del vino e del suo profumo coinvolgente, di quel suo respiro trattenuto, al quale è impossibile opporre resistenza, che anticipa tutto ciò che si sente in bocca subito dopo aver avvicinato il bicchiere alle labbra. Da quando esiste l’uomo, nella sua cultura gastronomica non c’è altra bevanda o cibo che preveda questo meraviglioso rituale di incontro tra sensibilità, natura ed emozione. È una gestualità mitica, quella legata al vino, che con la sua delicatezza ci aiuta a riappropriarci del nostro tempo e del nostro equilibrio interiore. Sarò certamente felice, perciò, se voi gentili lettori, arrivati all’ultima pagina, riporrete soddisfatti e arricchiti questo mio libro e un attimo dopo vi lascerete prendere dalla curiosità di stappare un’ottima bottiglia del vino che preferite per scoprire l’invitante e meraviglioso mondo di profumi che vi è racchiuso. Nel libro ho inserito dei disegni, voluti fortemente a matita che si fondono con le parole. Questo perché volevo che il mio fosse un libro sobrio, ma allo stesso tempo scientifico, che fosse in grado attraverso degli schemi disegnati di far capire anche a chi non ha basi di chimica e non ha mai studiato nulla di simile, che cosa c’è realmente dietro al vino».
Nell’ambito della presentazione è stato conferito al professor Moio il premio Talentum ideato da Roberta D’agostino e da Gianni Sallustro che intende premiare le eccellenze del territorio campano. Al direttore del Museo del Mare, invece è stata consegnata una targa di ringraziamento per l’impegno e la disponibilità nell’accogliere iniziative culturali.