Renato Zero chiude il sipario sulla edizione 2016 del Festival di Sanremo . La prima volta dell’artista sul palco dell’Ariston risale a 25 anni fa, quando cantò Spalle al Muro, un testo scritto da Mariella Nava. Un pezzo dalla pelle d’oca, ma che come spesso è accaduto con i testi più suggestivi, non vinse.
Oggi Renato Zero torna a “casa” riproponendo i suoi mille volti, l’anima trasformista, l’eclettismo inarrestabile. “Dietro questa maschera c’è un uomo e tu lo sai” con “La Favola Mia”, una poesia senza tempo, Renato Zero si lascia accogliere da un pubblico a dir poco entusiasmata. Suggestione per il cantautore che coinvolge in un crescendo che spazia da “Amico” a “Il Cielo”, passando per “Nei giardini che nessuno sa”, “Cercami”, “I migliori anni della nostra vita”. Applausi senza sosta per l’artista, che visibilmente onorato di tanta attenzione, tenta altresì di spostarla al complesso orchestrale, a chi “sta dietro” alla creazione sanremese. Dopo il medley di poesie, prosegue regalandoci un momento dell’altro Renato, quella scanzonato e birichino, sulle note di “Mi vendo” e “ Il Triangolo”.
“La musica non è solo una velleità, bensì, anche un impegno, socialità. Bisognerebbe fare in modo, che venisse insegnata pure nelle scuole” ed è standing ovation.
“La salute di un arista parte da noi, dalla nostra capacità di regalarci al pubblico con immediatezza”. Ed è su queste parole, che Renato Zero, coglie l’occasione sanremese per presentare in anteprima, il singolo che accompagnerà l’uscita di un nuovo lavoro discografico, prevista per l’8 aprile.
“Gli anni miei raccontano”, questo è il titolo che anticipa “Alt”, l’album, specchio di un nuovo Renato, che lui stesso esprime in un’incisiva allegoria. “Alt per indicare che è giunto il momento di guardare sul pianerottolo, al nostro condominio, perché la guerra se sta lì, è dappertutto la proposta è quella di far pace con i sorpassi, perché i superamenti bisogna farli con sacrifici, rinunce, consentendoci di fermare un po’ le macchine, dando più attenzione alla nostra piccola vita privata, alla famiglia, riappropriandoci dei valori”.