Renato Zero ha lanciato un album, Alt, che è un programma già nel titolo: niente più corse, invito alla riflessione, testi più impegnati sul fronte sociale, a tre anni di distanza da Amo, il suo album sui sentimenti. Il cambiamento è piaciuto al suo pubblico, che ha comprato il disco da subito, mandandolo primo in classifica, anche se il leak illegale che ha preceduto l’uscita ad aprile ha infastidito il cantautore: “Dico questo: chi pensa di fregarmi con queste cose è meglio che i miei dischi non li compri più o non venga più ai miei concerti”. Ora il grande passo è costruire un nuovo show per la doppietta che lo aspetta all’Arena di Verona (1 e 2 giugno) un ritorno dopo quasi un ventennio. Vi riportiamo i temi più salienti emersi durante la conferenza di presentazione di Alt a Milano, quelli che spiegano meglio lo Zero-pensiero del 2016.
TUTTO CAMBIATO
«Mi ricordo quando noi artisti non vedevamo l’ora di acquistare il quotidiano il giorno dopo un debutto per capire dove avevamo sbagliato, era tutto molto emozionante. Ora io parlo qui e subito è tutto riportato. C’è molta differenza rispetto a quando sono partito, c’era davvero molta concorrenza che ti stimolava a essere sempre emglio. C’era Dalla, Battisti, i New Trolls, la PFM non potevi fare meno di loro. Ora vanno al numero uno con duemila copie, bisogna ricordarselo. Se avessero i mezzi della cantina, questi ragazzi nuovi che fanno questo mestiere si darebbero le ossa. Guardo Mtv e mi chiedo: ma queste ragazze sembrano uscite omogeneizzate».
ALT SIGNIFICA RISPETTO
«Alt è un gesto di rispetto perché correre non è appagante. L’Italia ha svenduto tutto, la politica non tiene conto delle difficoltà, ogni lunedì parte la guerra alla resistenza. Io sono frequentatore della strada, capisco quello che mi dice la gente. In questo senso mi sento un sollecitatore, non posso fare a meno di scrivere. La canzone stessa diventa un atto d’amore alto, sia per chi la scrive che per chi la legge».
I MUSICISTI
«Io non li tratto come colf, vivo con loro, li accarezzo ogni giorno. Volevo fare un disco che fosse trascinante, come i brani di Dylan che hanno un accompagnamento straordinario. In questo, Danilo Madonia ha fatto per questo disco degli arrangiamenti davvero frutto di dedizione, è stato un lavoro che raramente ho visto fare per gli altri».
LA VITA ADESSO
«L’assenza di Gesù si sente moltissimo, intendo Gesù come figura storica, bisogna che torni a casa e dipende dalla nostra volontà. Bisogna ricordarsi che comunque la famiglia è un bene, non si può restare soli a questo mondo. Io volevo avere un figlio e crescerlo senza condizionamente. Perché questa scelta deve essere un problema? Io vengo da un’origine semplice, sono figlio di un poliziotto e di un’infermiera che si sono trovati in casa questo fenomeno e negli anni lo hanno sostenuto e accettato. L’Italia funziona se c’è alla base una solidità famigliare, di qualunque tipo».