Versatile, creativo e sempre pronto a nuove esperienze, Renato Raimo, grazie alla sua passione per il teatro, il cinema e la televisione è riuscito negli anni ad interpretare ruoli, a calcare palcoscenici e approdare sui set di alcune delle fiction di un certo prestigio. Ha lavorato al fianco di attori come Terence Hill, Flavio Insinna, Raoul Bova, ed è stato diretto da registi tra i quali Giuseppe Tornatore, Giovanni Veronesi, Stefano Reali, Renato de Maria, Elisabetta Marchetti, Pino Quartullo, Andrea Buscemi, Federico Moccia.
Nel 2012 decide di vivere l’esperienza della soap ed entra nel cast di Centovetrine nel ruolo del perfido Mauro Zanasi. Attualmente non è più tra gli attori della serie, ma il pubblico ha voluto fortemente che anche lui fosse presente alla terza edizione dell’European Soap Fan Day, in cui Renato insieme ad altri suo colleghi ha ritirato il Premio come Miglior Soap dell’Anno.
A febbraio lo vedremo al cinema nel film “L’aquilone di Claudio”. Nel frattempo è alle prese con lo spettacolo “Controvento – storia a passo variabile dell’uomo che creò la vespa” e in primavera con “La ragione degli altri” di Pirandello.
Di recente hai preso parte alla terza edizione degli European Soap Fan Day, occasione in cui, insieme ad altri attori di Centovetrine, hai ritirato il Premio come Miglior Soap dell’Anno. Possiamo parlare di un ritorno del tuo personaggio nella serie televisiva?
«Credo sia giusto che, un personaggio come Zanasi che ha creato parecchi danni, ha sovvertito un ordine di storie d’amore come quella di Serena e Damiano, coinvolgendo anche Cecilia, stia un po’ ai margini. Se tornasse dovrebbe ripartire con una storia altrettanto importante. Serena è uscita, Damiano non è più un poliziotto, quindi nella soap stanno ancora vivendo sulla scia dei danni provocati dal mio personaggio.
Mi manca Zanasi, mi manca Centovetrine, però ne respiro sempre l’aria, quindi posso dire che è una nostalgia viva. Riprendere Zanasi non dipende da me. Se gli autori dovessero propormi nuovamente la parte, lo farò molto volentieri. Magari combinando altri danni…»
Gli autori potrebbero proporti anche di interpretare un Zanasi buono…
«Beh, nelle soap tutto è possibile. Comunque la cosa importante è che ancora oggi il pubblico mi segue e si ricorda di me, quindi, ripeto, se avessero bisogno di un ritorno di Zanasi io sono a disposizione.»
In futuro hai intenzione di continuare sul filone soap oppure miri ad altro?
«Mi piace sperimentare e vivere sempre nuove esperienze. Non ho mai abbandonato il teatro. Amo fare del buon cinema, anche se purtroppo in Italia ce n’è poco. A febbraio sarò nelle sale con L’Aquilone di Claudio, una bellissima storia che parla della malattia atassica e che vanta attori d’eccezione come Irene Ferri, Massimo Poggio, Milena Vukotic. La storia racconta di un bambino, figlio di un’ex modella, che si ammala ed io che interpreto il ruolo di un fotografo sono trasversalmente tra i coprotagonisti che accompagnano questa famiglia ad affrontare la malattia, le cui cause sono ancora sconosciute. Questo progetto filmico parla di un dramma familiare, ma nello stesso tempo lancia un messaggio d’amore. Passare da tematiche importanti a quelle più leggere che si possono trattare in una soap, seconde me fa solo bene alla carriera di un attore. Credo che il segreto di un artista sia quello di interpretare al meglio qualsiasi ruolo, lasciando un segno.»
Prima parlavi di teatro, ci sono dei progetti in corso?
«Sto lavorando moltissimo con dei miei progetti. L’anno scorso ho portato al Teatro Sistina Campo dei Fiori, una commedia musicale per la regia di Pino Quartullo in cui interpreto il ruolo di Annibale, attore di fiction, ricco, prepotente e fascinoso, antagonista di Cesare, fruttarolo, interpretato da Rodolfo Laganà.
Quest’anno invece sto portando in scena “Controvento – storia a passo variabile dell’uomo che creò la vespa” di cui ne curo anche la regia e racconto la storia di Corradino D’Ascanio, l’uomo che ha realizzato la vespa. In scena sono da solo. La storia è bellissima e scritta da Mario Crsitiani, anche lui come me ha avuto modo di conoscere Corradino in vita, essendo pisani. Quindi insieme, lui con la penna ed io con la recitazione, cerchiamo di far conoscere la storia di quest’uomo che è stato un tassello importante in un momento di crisi come quello del dopoguerra.
In particolar modo credo sia un esempio per gli studenti poiché rappresenta una parola che noi oggi usiamo spesso: il “reinventarsi”. Credo che i giovani abbiano bisogno di esempi da seguire e questo spettacolo, che si esprime come un monologo, ma in realtà è un vero spettacolo teatrale, ricco di emozioni e filmati storici inediti, a mio avviso lo è.
In primavera sarò sempre a teatro con La ragione degli altri di Pirandello sempre per la mia regia. Cerco di portare degli spettacoli di spessore senza nulla togliere al cabaret. Oggi, purtroppo, al cinema, come anche al teatro va molto la comicità. Da questo si evince che vi è una paura di riflettere, ed è un vero problema. Infilare la testa sotto terra non fa bene a nessuno. La ragione degli altri affronta una tematica che lascia pensare.»