Il Teatro Bellini di Napoli inaugura la nuova stagione teatrale alla grande con Sanghenapule di e con Roberto Saviano e Mimmo Borrelli. Lo spettacolo che ha debuttato al Piccolo Teatro Grassi di Milano il 5 aprile del 2016 approda nella sua città, Purgatorio di sangue in terra e ci resterà fino al 22 ottobre.
(Prodotto dalla Fondazione Teatro di Napoli-Teatro Bellini in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano -Teatro d’Europa per la regia di Mimmo Borrelli, le scene di Luigi Ferrigno, i costumi di Enzo Pirozzi, le luci di Salvatore Palladino, musiche, esecuzione ed elettronica Gianluca Catuogno e Antonio Della Ragione).
Le vicende storiche del Patrono di Napoli sono poco note ma il fenomeno della liquefazione del suo sangue è conosciuto in tutto il mondo ed è da sempre oggetto di dibattito. Come tutte le cose che riguardano la Fede, intrise di mistero, credenze popolari, pratiche religiose e superstizione, non se ne verrà mai a capo. Ma una cosa è certa: san Gennaro è un santo sui generis. Per i napoletani, in particolare, egli è: padre, madre, zio, nonno, figlio, compagno, confidente, amico, patrono, faccia gialla come lo apostrofano i suoi parenti nel Duomo in attesa del miracolo. San Gennaro ascolta, comprende, consola, perdona. É il santo al quale si può chiedere tutto, anche vincere al lotto come accade nel famoso sketch de La Smorfia. San Gennaro sa che per ottenere qualcosa si può scendere a compromessi e che per restare fedeli si può e forse si deve sbagliare.
Sanghenapule, partendo dalle vicende terrene del santo, compie un excursus su alcune tappe della storia napoletana. La liquefazione del sangue di san Gennaro che per i credenti è la prova provata della sua benevolenza nei confronti della città partenopea e il metterla al sicuro da immani tragedie, costituisce il patto, di sangue appunto, tra il patrono e il suo popolo. E il sangue vivo e verace è quello dei primi martiri cristiani, è quello dei martiri laici della Repubblica del 1799, è l’emorragia dell’immigrazione, è quello versato durante le guerre, è quello degli omicidi di camorra. Il sangue del santo si rinnova ed è di colore rosso vermiglio nelle ampolle che lo contengono mentre l’ altro sangue si rapprende in un grumo nerastro come la lava solidificata del Vesuvio che ci invita costantemente con la sua presenza a godere della vita perché domani…chissà.
Roberto Saviano e Mimmo Borrelli hanno molte cose in comune: il luogo di nascita Napoli, la stessa generazione essendo nati entrambi nel 1979, lo stesso modo di leggere la napoletanità oltre i confini dell’ovvio e dello stereotipato. Il primo racconta in modo documentato ed appassionato , il secondo nobilita la lingua napoletana diventando funambolo della parola detta, urlata, vissuta.
Roberto Saviano insiste sulla centralità di Napoli e di tutti coloro che la resero nobilissima, Mimmo Borrelli nella musicalità intrinseca della sua poesia dona vigore alle bellezze della nostra terra rendendola Paradiso e Inferno, luogo di santità e di perdizione. Particolarmente suggestiva l’ultima poesia dove si elencano tutte le cose che Napoli è.
Sanghenapule è la rappresentazione collettiva del magico, del fatato , del possibile e dell’impossibile che si concretizza solo a teatro in presenza degli spettatori. Sanghenapule è uno spettacolo potente e catartico, è l’esplorazione del mistero e della sua contraddizione, è il legame tra il cielo e il sotterraneo, è il filo di lana che accompagna i migranti sul porto prima di andare verso nuove terre.
Un posto della platea era libero in attesa di san Gennaro, proprio vicino al golfo mistico. É apparso in un cono di luce, senza mitra, senza orpelli, senza vesti purpuree, senza il suo preziosissimo collare. Aveva il volto del giovane uomo ritratto da Jorit a Forcella e sorrideva beato tra la sua gente.