Un lungo, caloroso e meritato applauso accoglie sul palco del Teatro Bolivar di Napoli lo scrittore Erri De Luca protagonista dello spettacolo Le rose di Sarajevo. Accanto a lui Cosimo Damiano Damato e la Minuscola Orchestra Balcanica formata da Giovanni Seneca (chitarra classica), Gabriele Pesaresi (contrabbasso), Anissa Gouizi (voce e percussioni, tamburi a cornice e darabouka)
Lo spettacolo è un omaggio al Cantore di Sarajevo ossia il poeta e filosofo bosniaco Izet Sarajilic conosciuto da Erri De Luca durante il conflitto mentre svolgeva il lavoro di autista di convogli umanitari.
Accanto ai ricordi sempre vivi, lo spettacolo attinge al folto carteggio tra i due intellettuali pubblicato nel 2007 dalla Casa Editrice Dante & Descartes nonché alcune riflessioni e poesie del poeta turco Nazim Hikmet.
Cosa provoca le guerre? È difficile stabilirne le cause mentre gli effetti sono tristemente noti: carestia, distruzione, dolore, morte. E le rose di Sarajevo sono simboli visibili di tutto questo. I fori provocati dai mortai durante l’assedio dal 1992 al 1996 sono stati riempiti di resina rossa per ricordare il sangue delle vittime e la loro forma è simile a quella di una rosa che sta perdendo i petali. Le resine deteriorate dal tempo vengono ancora oggi rinnovate dai cittadini per non dimenticare. E non si possono neppure dimenticare le poesie di Izet Sarajlić così limpide e dirette che sanno raccontare gli orrori e la follia della guerra attraverso parole semplici che rifuggono la rabbia e l’odio.
Con la complicità di Cosimo Damiano Damato, Erri De Luca ci parla della vita del Cantore di Sarajevo che non ha mai lasciato la città/prigione anche quando ha avuto la possibilità di fuggire e riparare all’estero.
Nella sua casa ha sempre accolto tutti confortandoli con la lettura delle sue poesie.
Durante quegli inverni rigidi, esaurita la legna, ha bruciato persino i libri della sua biblioteca ad eccezione di quelli di poesia perché scaldavano il cuore ed erano una promessa di speranza.
Durante il conflitto morì anche la sua amatissima moglie alla quale dedicò questi versi intitolati Nessuna tu: “Tante donne e nessuna tu./A Sarajevo duecentomila donne e nessuna tu./In Europa duecento milioni di donne e nessuna tu./Nel mondo due miliardi donne e nessuna tu”.
Lo spettacolo mescola sapientemente ricordi, poesie, riflessioni, canti e musica dalle atmosfere balcaniche e mediterranee.
Erri De Luca ha conservato una scheggia di mortaio e una pietra bianca e levigata del frontone dell’edificio che ospitava la biblioteca di Sarajevo. Noi il ricordo di una rosa rossa e una lacrima.
Stasera si replica, Teatro Bolivar alle 20.30.