Uno dei maggiori successi di Erba, tra gli autori più interessanti del panorama italiano contemporaneo
Al Teatro Sannazzaro di Napoli va in scena Muratori di Edoardo Erba, con Massimo De Matteo, Francesco Procopio, Angela De Matteo, per la regia di Peppe Miale; una produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro (repliche fino a dom. 31 ott.).
Andato in scena per il Campania Teatro Festival la scorsa estate, Muratori è uno dei maggiori successi di Edoardo Erba, tra gli autori più interessanti del panorama italiano contemporaneo. A Roma, dove debuttò in romanesco con Massimo Venturiello, Nicola Pistoia e Paolo Triestino, divenne subito uno spettacolo cult, tanto da essere ripreso per sedici stagioni consecutive. Il testo si incentra sulle azioni, i pensieri e le riflessioni tragicomiche di due muratori che – di notte – lavorano per innalzare un muro sul palcoscenico di un teatro: il proprietario dello stabile ha infatti deciso di allargare l’adiacente supermercato che rende di più. Così i nostri volenterosi e maldestri manovali, con la velleità di mettersi in proprio, iniziano i lavori finché una misteriosa figura femminile, la signorina Giulia, apparirà loro come dal nulla, mettendoli in discussione fino a sconvolgere i loro piani… «Il testo di Erba – afferma Peppe Miale – naviga tra concreta e raffinata comicità e un’acuta riflessione sulla condizione umana. E’ nostro desiderio provare a denunciare che, se è vero come è vero che il momento pandemico in essere costringe ad una crisi della cultura, è pur vero che l’Autore già nel 2002 ci segnalava che c’era chi desiderava che la cultura fosse murata in un supermercato. E’ quindi nostro compito provare ad essere quella signorina Giulia che crea le condizioni affinché i muri non si sostituiscano ai sipari».
E lo spettacolo restituisce appieno le intenzioni del regista. La classica comicità del teatro napoletano, fatta di lazzi, giochi verbali, storpiatura della lingua italiana e napoletana nel fallimentare tentativo di leggere testi per i protagonisti incomprensibili (qui si tratta di locandine teatrali con titoli di drammi e relativi autori) di scarpettiana memoria, si mescola ad una più moderna comicità fondata sul paradosso e sull’assurdo. Infatti, come ricorda l’autore, il testo originale (prima in italiano e poi in romanesco) qui è stato rimaneggiato – con il contributo fondamentale di regista e interpreti – e reso ottimamente in napoletano, generando uno spettacolo che «non solo ha cambiato lingua ma anche umore. Napoli – continua Erba – non è una città, è un mondo, in grado di assimilare tradizioni diverse e farle proprie (penso alle canzoni di Pino Daniele, dove il blues, la musica brasiliana e tante altre suggestioni diventano carne e sangue di questa città, come se le fossero appartenute da sempre.)». E il lavoro linguistico premia la pièce tanto quanto la bravura dei protagonisti, Massimo De Matteo e Francesco Procopio, due pezzi da novanta che con i loro tempi comici e la loro verve si innalzano alle vette di coppie comiche del passato, scolpite nella memoria e nel cuore del pubblico. Le apparizioni oniriche di Angela De Matteo fanno da giusto contrappunto strindberghiano al tono più popolano dei due, generando un’appropriata commistione tra farsa ed elegia. Le scene di Luigi Ferrigno (con un “vero” muro in costruzione) e il disegno luci di Salvatore Palladino esaltano i diversi registri dello spettacolo, dando un fondamentale contributo al suo successo.
Da non perdere.