Dopo il debutto al Teatro della Versiliana il 7 agosto scorso, lo spettacolo Quel che so di lei, ideato, scritto ed interpretato da Monica Guerritore e tratto dal suo libro omonimo edito da Longanesi, approda al Giardino Romantico del Palazzo Reale di Napoli, a conclusione della Rassegna Summer Fest.
La lei, a cui fa riferimento il titolo, è Giulia Trigona, zia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa l’ autore de Il gattopardo, trovata barbaramente assassinata il 2 marzo 1911 in un albergaccio nei pressi della Stazione Termini a Roma. È stata uccisa dal suo amante: il barone squattrinato, cinico e violento Vincenzo Paternò, al quale ella concede un ultimo appuntamento chiarificatore. Un femminicidio feroce che ripete le stesse modalità di quelli attuali. Le donne credono nell’amore , nonostante tutto, con un’ingenuità disarmante ed abbassano le loro difese, incuranti dei ricatti, delle promesse non mantenute, dei falsi giuramenti, della serpeggiante violenza prima verbale e poi fisica.
Giulia Tasca Lanza, va in sposa appena diciottenne, al conte Romualdo Trigona dal quale ha due figlie. Ben presto diventa dama di corte della Regina Elena e frequenta casa Florio ed i loro sontuosi ricevimenti in una Palermo opulenta in piena Bella Epoque. Proprio ad uno di questi, svoltosi a Villa Igiea conosce il tenente Vincenzo Paternò del Cugno e se ne innamora follemente. Ma il barone rivela da subito la sua vera indole: è geloso, violento e le chiede più volte del denaro che sperpera scommettendo alle corse e al gioco d’ azzardo. L’epilogo di questa storia d’amore malato, come si è detto, è tragico: nella stanza numero 8 dell’hotel Rebecchino, Paternò uccide Giulia con un coltello da caccia, conservato oggi al Museo criminale di Roma, e poi si spara alla testa. Miracolosamente salvato viene processato e condannato all’ergastolo. Nel 1942 viene graziato dal re, su richiesta di Mussolini. Sposerà una cameriera di casa , morendo cinque anni più tardi.
Monica Guerritore con la sua grande sensibilità di donna e di attrice, si pone accanto a Giulia Trigona e, nel tempo dilatato di quel piovoso pomeriggio di marzo , rivive con lei i momenti fatali che hanno portato la contessa a rivedere per l’ultima volta il suo amante. A guidarla in questo viaggio, le figure di celebri donne della storia e della letteratura che sono state raccontate sul palcoscenico dalla stessa Guerritore e che rappresentano, ognuna a suo modo, l’incarnazione dell’essere donna. C’è Ljubova Andreevna de Il giardino dei ciliegi di Anton Cekov tra perdita e mutamento, l’insaziabile Gnà Pina della Lupa di Giovanni Verga, la passionale Carmen di Prosper Mèrimèe e ancora Madame Bovary di Gustave Flaubert, Oriana Fallaci, Marianne di Scene da un matrimonio di Ingmar Bergman, Judy del film Mariti e mogli di Woody Allen, La signorina Giulia di August Strindberg. E su tutte Monica Guerritore che dà prova di essere anche un’ottima scrittrice. Il testo infatti potente e intenso prova a dare risposte alle domande: come le donne possono liberarsi di un amore che le consegna all’altro senza riserve? Le eroine della storia e della letteratura parlano alle donne di oggi?
In una bellissima intervista rilasciata a Lorenza Iuliano, Monica Guerritore dice: «È necessario rapportarsi vis à vis con l’uomo amato. Inventando noi stesse ogni giorno, sorprendendo la persona che ci sta accanto e aiutandolo a scoprirci nuove…Un cammino rivoluzionario che può farci dimenticare quelle storie dolentissime e funeste».