La scrittrice romana Patrizia Chelini ha pubblicato per Porto Seguro il suo primo thriller dal titolo Sequestro a Largo Argentina, pag. 200, euro 14,90.
In una giornata come tante, la quotidianità di Roma viene interrotta a Largo Argentina, dove un gruppo di terroristi ha preso in ostaggio centodieci persone in una nota Libreria sita nella storica piazza. La richiesta è semplice: gli ostaggi saranno liberati in cambio di centodieci parlamentari. Si tratta di una sfida senza precedenti alle istituzioni che metterà in subbuglio l’intero Paese. Un negoziatore cercherà in tutti i modi di liberare i civili mentre fuori dalla libreria c’è Sandro che teme per la sorte di sua moglie Giulia.
Il romanzo è ben costruito e l’autrice rende partecipe il lettore dei pensieri e delle azioni di ogni singolo personaggio innescando curiosità, aspettative e forte empatia. Il lettore non vuole perdere alcun dettaglio della storia che si fa ad ogni pagina più intrigante per la presenza di veri colpi di scena che per ovvi motivi non sveliamo. Possiamo dire che il personaggio al quale ci si affeziona di più è quello del Negoziatore che con fermezza, lucidità, sprezzo del pericolo riesce ad avere un colloquio con il capo dei terroristi. È in queste pagine che è racchiusa l’abilità di scrittura di Patrizia Chelini che fa affiorare i tratti salienti dei due personaggi contrapposti in un dialogo ricco di sfumature psicologiche (pag .159 e seguenti). La citazione tratta dal testo Lo strumento della negoziazione nelle situazioni di crisi di Gabriele Candotti è un ottimo viatico al capitolo: «Non importa se la presa degli ostaggi è un atto ben organizzato ed eseguito da parte di estremisti politici o è un atto casuale di un rapinatore; lo stress della crisi erode i più alti processi di pensiero e fomenta le più primitive e pericolose emozioni. Qui è dove il negoziatore addestrato si inserisce nel puzzle”. Le domande che si pone il negoziatore sono fondamentali per l’intreccio della storia da narrare ed aumentano la tensione emotiva riservata al lettore: “Fino a che punto i terroristi sono determinati a raggiungere i loro scopi? E quali sono i loro scopi?…Se gli ostaggi venissero uccisi cosa accadrebbe al Paese?…E se avessimo sottovalutato il grado di follia e di convinzione dei membri di questa organizzazione?…»(pag 92).
Le riflessioni di Sandro poste all’inizio del romanzo e quelle di Giulia alla fine, bilanciano l’andamento della scrittura che procede facendo ricorso a numerosi feedback antecedenti agli avvenimenti che non solo forniscono informazioni preziose sulla vita dei due coniugi ma tessono la tela di una sceneggiatura pronta per restituire immagini potenti e pathos. La lettura da parte di Giulia di un comunicato dei terroristi, l’ingresso del senatore a vita Guerrieri accompagnato dalla figlia che consente la liberazione di un ostaggio, l’incontro ravvicinato nel bagno della Libreria con una terrorista sono tutti elementi che denotano vivacità nella scrittura.
Nel romanzo abbondano le citazioni, segno della vasta e variegata cultura dell’autrice. Vengono infatti citati Bertolt Brecht per la poesia A coloro che verranno e precisamente il verso Noi che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza, noi non si potè essere gentili, Tacito nel De Agricola quando si chiede: Cosa deve fare un uomo onesto sotto la tirannia? Egli deve comunque lavorare per il bene dello Stato come fece Giulio Agricola che governò al meglio la Britannia sotto il regno dell’odiato Domiziano. (pag.60-61).
E ancora Alessandro Manzoni: «L’uomo onesto in faccia al malvagio piace immaginarselo con la fronte alta,con lo sguardo sicuro, col petto rilevato…» e Leonardo Sciascia nel commentare il sequestro dell’onorevole Aldo Moro, in particolare il ritrovamento del suo corpo senza vita in Via Caetani preceduto da una telefonata delle Brigate Rosse al professore Franco Tritto: «Forse ancora oggi il giovane brigatista crede di credere si possa vivere di odio e contro la pietà: ma quel giorno, in quell’adempimento,la pietà è penetrata in lui come il tradimento in una fortezza. E spero che lo devasti». (vedi pag. 115 e seguenti).
Anche il luogo dove è ubicata la Libreria è storico e fonte di citazioni: lì fu ucciso a pugnalate Giulio Cesare nel 44 a.C. e lì, a pochi passi c’è Via Caetani ricordata in precedenza.
Il romanzo si legge tutto di un fiato non solo per la trama avvincente ma anche per la scorrevolezza della prosa che denota rare capacità di introspezione psicologica e cura nei particolari.