Paolo Nori ha pubblicato il romanzo Sanguina ancora, ed. Mondadori, pag.285, finalista al Premio Campiello 2021 e dedicato all’amico di sempre Antonio Pennacchi.
Balzato agli onori della cronaca per il mancato ciclo di lezioni che avrebbe dovuto tenere all’Università Bicocca di Milano su Fedor Dostoevskij nei giorni drammatici e tesi dell’invasione russa in Ucraina, fatto oggetto di una censura maldestra ed immotivata, si è preso una solenne rivincita con l’uscita di questo libro singolare sul grande scrittore russo. Il romanzo infatti ha il grande pregio di mescolare sapientemente notizie biografiche, analisi delle opere, pagine critiche e riflessioni audaci dell’autore sul nostro presente.
In soli tredici capitoli dal tono colloquiale e disinvolto, in un dialogo franco e aperto con il lettore Paolo Nori ci racconta in primis la vita straordinaria del grande romanziere russo attingendo a sua volta dal libro di memorie della sua seconda moglie Anna, da quello di Serena Vitale Il bottone di Puskin e da una serie innumerevole di giudizi sulle sue opere espresse dai suoi contemporanei. Ma lo sguardo di Paolo Nori è sicuramente più vasto e nel libro compaiono anche altri scrittori considerati a ragione i padri della letteratura russa ottocentesca: Puskin, Gogol, Tolstoj, Turgenev, Goncarov, Lermontov, Cekov, Bulgakov…
Ma quando Paolo Nori si è per così dire innamorato di Dostoevskij? Leggendo a soli quindici anni Delitto e castigo e la lettura di quelle pagine infuocate ha provocato una ferita che sanguina ancora dalla quale è nata una passione per la letteratura russa tanto da farne la sua professione. Ogni anno egli si reca a Mosca e a San Pietroburgo quasi in pellegrinaggio per alimentare le sue conoscenze.
Questa passione si nota sin dalle prime pagine ed investe la vita dell’autore e persino i suoi rapporti con la ex moglie che lui chiama confidenzialmente Togliatti e la sua unica figlia a cui ha dato il soprannome di Battaglia, introducendo nelle pagine aspetti intimi e personali, esperienze maturate con i suoi allievi all’università, osservazioni e riflessioni fatte con amici o semplici sconosciuti durante un viaggio in treno o in metropolitana o durante la presentazione di un suo libro. Proprio le continue divagazioni, il tono da diario e la leggerezza di alcune pagine rendono questo libro gustoso e affascinante in ogni sua parte.
Sanguina ancora è difficile da inserire in un genere letterario: è un romanzo? È una biografia? È un saggio? Non importa. La cosa che veramente conta è che terminata la lettura ne sappiamo di più non solo della vita di Dostoevskij e delle sue opere ma anche su noi stessi.
Per invogliarvi alla lettura, noi di Mydreams vi riportiamo l’incipit: «Che senso ha ,oggi, leggere Dostoevskij? Perché una persona di venti, o di trenta, o di quaranta, o di settant’anni dovrebbe mettersi, oggi, a leggere o a rileggere Dostoevskij? Non lo so. Poi andrei avanti».