Chiara Tagliaferri ha presentato qualche giorno fa per il format Connessioni delle Librerie UBIK il volume scritto in collaborazione con la compianta Michela Murgia dal titolo Morgana. Il corpo della madre, Ed. Mondadori. Collana Strade Blu, pag.416.
Con questo terzo libro si conclude lo straordinario progetto letterario-politico a cui Michela Murgia e Chiara Tagliaferri hanno dato vita dal 2018 presentando figure femminili e non che hanno vissuto storie di libertà e di coraggio.
Era necessario scrivere questo terzo volume?
«Confermo che questo è il terzo ed ultimo volume dedicato alle Morgane cioè donne che hanno spostato in avanti i confini della libertà femminile. In esso troverete, come ho scritto nella prefazione,Morgane terroriste, ragazzine che arrivano da Nazareth per cambiare il mondo, madri che non smettono di marciare intorno all’obelisco di Plaza de Mayo, scrittrici senza corpo o rinchiuse in campane di vetro, pioniere del femminismo e della chirurgia estetica. Le loro storie hanno mostrato un’alternativa, un coraggio, una forza, un esempio. Erano e sono tutte donne scomode, abrasive. E in questo libro abbiamo voluto parlare di maternità partendo proprio da Maria, la madre di Dio, la non madre per eccellenza e abbiamo anche parlato di David Bowie che si è divertito a cambiare pelle di continuo. Michela ed io ci siamo dette che siamo esseri umani con milioni di possibilità e noi donne dobbiamo essere libere di scegliere opponendoci ad una maternità come destino, come obbligo. Fanno sclapore le parole del papa contro l’aborto usando il termine sicari riferito a quei medici che operano l’interruzione di gravidanza o Giorgia Meloni che ci parla di famiglia tradizionale quando lei per prima ha una figlia fuori dal matrimonio con un uomo che chiedeva prestazioni sessuali alle sue collaboratrici durante una trasmissione televisiva. A volte hai bisogno delle storie degli altri per cambiare la tua vita e quindi sotto questo aspetto questo terzo volume è necessario».
Stiamo attraversando un periodo di grande povertà educativa e di patriarcato imperante. Questo volume può davvero generare un cambiamento di prospettiva. Ci ha sorpreso quando parlate di David Bowie e di Maria di Nazareth vista come donna del futuro come anche nella visione di Fabrizio De Andrè.
«Bowie nel 1967 ammise di essere gay anche se è stato etero, bisessuale e altro. Era un alieno che ha lanciato milioni di inglesi su un altro pianeta, nuovo e tutto da esplorare. É stato sicuramente un grande comunicatore e con la sua musica ha fatto sentire meno soli i ragazzi di tutto il mondo. Il suo messaggio è stato potente. Maria è la figura femminile a cui le madri si ispirano per la santità materna. Ma Maria è una donna che ha passato l’intera esistenza a vedersi rinnegare proprio quel ruolo da Gesù stesso. Suo figlio nel Vangelo la chiama donna ad esempio nella parabola delle nozze di Cana. Soltanto una volta la chiama madre, prima di spirare sulla croce. La maternità di Maria si fonda su un sì supremamente libero ed è stato presentato dalla Chiesa come la sublimazione spirituale di tutti i sì pretesi dalle donne credenti, anche i sì legati ad ogni forma di abuso e questo non va bene. L’istinto alla maternità può non appartenere a tutte le donne. La maternità deve essere una scelta».
Tra le tante Morgane del libro compare anche Sylvia Plath. I suoi diari sono stati letti da tante adolescenti. Pensi che ne abbiano tratto consolazione?
«É stato necessario e doloroso ripercorrere la storia di Sylvia che in un cero senso mi ha salvato la vita. Ho letto alcune cose verso i 13-14 anni e ne sono rimasta profondamente colpita. Sylvia è sicuramente una ragazza del futuro. Ha saputo trovare le parole giuste per descrivere se stessa e le sue emozioni ma soprattutto tutto quello che non si dice nel suo libro La campana di vetro. E’ stata capace di dare un nome alla depressione, alla sofferenza, alla morte».
Continueranno i podcast delle Morgane?
«Penso proprio di sì. La parola chiave per il prossimo ciclo dovrebbe essere sorelle».
Le copertine dei volumi che riguardano le Morgane presentano sempre il fuoco, lingue di fuoco.
«Il fuoco, infatti, lo possiamo considerare il filo conduttore delle storie che vedono protagoniste le Morgane. In questo ultimo volume però prevale il bianco che è simbolo di luce. La copertina di MP5 mi è arrivata proprio il 10 agosto, giorno della scomparsa di Michela. Credo che nulla avvenga per caso. Tra le Morgane c’è anche lei e MP5 l’ha disegnata come un incendio».