«Dentro la sua vasca, ho lavato via lo sporco di Dachau» Lee Miller Penrose
E Serena Dandini a di nuovo centro con la biografia raccontata e ragionata di Lee Miller Penrose dal titolo La vasca del Führer, pubblicato da Einaudi per la Collana Stile Libero Big, pag.248, 17.50 euro.
Ecco come la stessa autrice ne spiega la genesi: «Questo titolo altisonante, nasconde una storia che mi ha appassionato, direi ossessionato negli ultimi anni e che alla fine ho dovuto scrivere. È la storia di una donna molto speciale che ha attraversato il nostro ‘900 trovandosi, in maniera incredibile, sempre al posto giusto al momento giusto, sempre al centro degli avvenimenti che hanno fatto la Storia. Lee Miller è stata una donna bellissima, una grande fotografa, una chef anche premiata, una musa dei surrealisti ma, soprattutto al culmine della sua vita, è stata una reporter di guerra: la prima donna che è entrata con la macchina fotografica in un campo di concentramento subito dopo la Liberazione. Ma soprattutto quello che mi ha colpito e che mi ha dato la voglia di scrivere è stato il fatto che è stata una donna libera, incredibilmente libera, di una libertà che forse oggi non osiamo neanche pensare. Io l’ho seguita un po’ come un detective amoroso e appassionato. Spero vivamente di trasmettere anche a voi questa passione».
Tutto nasce da una foto in bianco e nero che ritrae una donna dalla bellezza struggente in una vasca da bagno. Osservando bene, in basso si notano degli anfibi infangati poggiati su un tappetino, in un angolo a sinistra, accanto alla saponiera, c’è una piccola cornice con una foto che ritrae un uomo con dei ridicoli baffetti e a destra una statuetta in marmo ispirata ad una Venere greca. Le asciugamani sono di un candore abbagliante. La donna è Lee Miller Penrose che qualche ora prima ha fotografato con la sua Rolleiflex gli orrori del campo di concentramento di Dachau. L’uomo ritratt è Adolf Hitler, il dittatore-demonio che poche ore prima si è ucciso nel suo bunker a Berlino. La foto è datata 30 aprile 1945 e a scattarla è stato David Scherman, fotografo ufficiale di Life nonché amante della Miller.
A differenza della banalità del male,come avrebbe detto Hannah Arendt, la foto dimostra la rispettabilità del male. E un interrogativo assale tutti coloro che la osservano: si possono commettere i più atroci crimini, vivendo come gente perbene, in un anonimo appartamento della Prinzregentalplatz, al numero 16, a Monaco? Lee Miller, a stento, ha trattenuto la nausea davanti agli orrori di Dachau ed ora quasi medita una vendetta. Serena Dandini così la spiega: «Lo sterminio della bellezza è l’arma preferita di ogni propaganda che si rispetti e Lee Miller, infilandosi nuda in quella vasca, compie un personale esorcismo per scongiurare il male, una vendetta artistica contro la brutalità del potere. Chi meglio di lei, che è stata la donna più bella del mondo, può sapere che è proprio la bellezza il più ambito fra tutti i campi di battaglia?».(pag.10) L’autrice incuriosita da questa foto sovversiva e liberatoria che racchiude una sintesi artistica fuori dal comune, inizia a raccontare l’affascinante ed avventurosa vita di Lee Miller, dall’infanzia fino alla sua morte avvenuta il 21 luglio del 1977 a causa di un cancro nella casa di Farlem Farm nel Sussex, confortata dal suo unico figlio Antony.
Vittima in tenera età di una violenza perpetrata da un amico di famiglia, il padre Theodore la ritrae nuda in un celebre scatto dal titolo Mattinata di dicembre che si ispira al dipinto Mattinata settembrina di Paul Chabas la cui esposizione a Ne York nel 1913 è causa di scandalo. Nel ’26 la Miller rischia di essere travolta da un’auto a Manhattan ma viene prontamente salvata dall’editore di Vanity Fair e Vogue ovvero Condè Nast che la vuole come fotomodella. Da quel momento in poi è un susseguirsi di viaggi, esperienze, incontri che rendono la sua vita unica, irripetibile.
Serena Dandini riesce a catturare lo spirito di questa figura femminile forte, complessa e controversa in tutte le sue sfaccettature. Modella e fotografa di guerra per Vogue, musa ispiratrice di Man Ray, amica di Pablo Picasso, Jean Cocteau, Max Ernst, Paul Eluard, Coco Chanel, la immaginiamo vestita da maschietta nei ruggenti anni ’20 immortalati nelle opere di Francis Scott Fitzgerald o come una passante in rue Campagne-Pre mière a Parigi nei pressi dello studio di Man Ray e della leggendaria Kiki o ancora come un’antesignana di Oriana Fallaci in tuta mimetica, scarponi ed elmetto a cui ha tolto la visiera per tener meglio fisso il suo occhio indagatore sull’obiettivo. Qualsiasi ruolo rivesta la sua personalità ne esce arricchita pur mantenendo intatta quella voglia di libertà che l’ha resa un’icona del Novecento trascorso tra grandi fasti ed immani tragedie.
Cercandola nei luoghi da lei frequentati e dialogando ad armi pari con la stessa Miller e con il lettore, Serena Dandini ci offre il ritratt di una donna volitiva, emancipata e libera alla quale dovrebbero ispirarsi le donne del nostro tempo. Un libro insomma che va letto anche perché supportato da una scrittura fluida, da un garbo e da una rara partecipazione emotiva dell’autrice.