«Non abbiamo bisogno di eroi, serve però tenere sempre viva la capacità di vergognarsi del male altrui, di non voltarsi dall’altra parte, di non accettare le ingiustizie» Liliana Segre
«Per me è molto importante sentirmi sulla tua stessa strada. Perché hai vissuto ciò che io ho solo letto e perché avendolo vissuto non hai assecondato l’istinto di rispondere all’odio con l’odio» Gherardo Colombo
Nel 1938, la senatrice a vita Liliana Segre è una bambina di appena 8 anni. Con la promulgazione delle leggi razziali le viene impedito di frequentare la scuola perché ebrea: alunni ed insegnanti di razza ebraica sono espulsi dalle scuole statali. Di di lì a poco: sposare cittadini ariani, prestare servizio militare in pace e in guerra, essere proprietari di aziende e di terreni, tenere alle proprie dipendenze domestici ariani, dipendere dalle amministrazioni dello Stato, esercitare le libere professioni (medico, avvocato, ingegnere ecc.), scrivere sui giornali. È l’inizio della più terribile delle tragedie che culminerà nei lager e nelle camere a gas con l’uccisione di oltre 6 milioni di persone di religione ebraica.
Gherardo Colombo, ex magistrato di Mani pulite e membro dell’associazione Sulle regole, intervista Liliana Segre in un bellissimo libro, edito dalla Garzanti, pag. 128, Collana Saggi.
Gli scopi di questa pubblicazione sono molteplici e tutti importanti: far conoscere non solo alle nuove generazioni la vita di Liliana Segre, tramandare per iscritto la sua testimonianza, tenere viva la memoria su queste terribili e vergognose pagine della Storia del ‘900 affinché non si ripetano mai più, interrogarsi sulle radici dell’odio che serpeggia ancora oggi nella nostra società e causa di discriminazioni, indifferenza e razzismo, puntualizzare sulla differenza che intercorre tra giustizia e legalità.
Due le domande di fondo a cui si tenta di dare una risposta: la legge ha creato un pregiudizio o lo ha legittimato dal momento che esso già esisteva nelle dinamiche sociali? E perché tale pregiudizio è stato accolto senza che nessuno si sia opposto e ne abbia visto e sottovalutato la pericolosità?
Il libro ripercorre tutta la vita di Liliana Segre: la deportazione, l’internamento nel campo di Auschwitz a soli 13 anni con il numero 75190, le umiliazioni e le privazioni subite, il terrore, la fame, la disperata voglia di vivere ed infine la ferma volontà di testimoniare la Shoah. Eppure l’odio contro la sua persona resiste ancora per cui si è reso necessario disporre una scorta dopo gli insulti che riceve quotidianamente per le sue scelte politiche o perché a causa dei suoi 90 anni ha usufruito della dose di vaccino contro il Covid-19!
Gli anni passano, i governi e le società mutano diventando sempre più schiave della tecnologia. Cambiano forse i soggetti a cui si rivolge l’odio ma noi non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia per non commettere gli stessi errori del passato.
Leggendo l’intervista di Gherardo Colombo a Liliana Segre ne viene fuori il ritratto di una donna moglie, mamma e nonna, forte, determinata, di grande spessore che non ha mai provato sentimenti di odio verso i suoi persecutori, aperta al dialogo, alla giustizia, alla pace.
Ci auguriamo che il libro venga letto nelle scuole e da tutti gli uomini di buona volontà impegnati a costruire un mondo migliore.
Per invogliarvi alla lettura del libro trascriviamo la prima domanda rivolta da Gherardo Colombo a Liliana Segre, semplice, profonda e dolorosa per chi deve rievocare: «Cara Liliana mi fai entrare nella tua fanciullezza e nella tua famiglia? Come eravate e come vivevate prima che tu compissi otto anni, prima cioè che entrassero in vigore le leggi razziali?».