Stavolta Maurizio de Giovanni mette in stand-by il commissario Ricciardi, la squadra dei Bastardi di Pizzofalcone, l’assistente sociale Mina Settembre, l’ex agente di polizia Sara Morozzi per accompagnare i suoi lettori con garbo e maestria nei labirinti di uno dei sentimenti più sfaccettati, complessi e sublimi: l’Amore. Il romanzo dal titolo evocativo L’antico amore è edito da Mondadori, pag. 237. E’ lo stesso autore a raccontarci la genesi: «Le storie sono piante. Non sai da dove sia venuto il seme e te le ritrovi nella testa con rami, foglie e radici e devi a quel punto raccontarle per fare spazio. Qualche volta però il seme te lo ricordi benissimo e questa storia è nata ben sedici anni fa. Avevo un appuntamento di lavoro ed ero arrivato in anticipo. Mi ero seduto al bar, occupando un tavolino all’esterno e a un certo punto mi accorsi che in quello accanto era seduto un uomo anziano che leggeva un libro. A poca distanza una donna bionda, evidentemente straniera, lo teneva d’occhio. Era un bel vecchio. I capelli candidi si muovevano un po’ nel vento, gli occhiali di metallo scintillavano nel sole e proprio quel lieve bagliore aveva attirato la mia attenzione. Quello che la trattenne però era il modo di leggere di quell’uomo. Sorrideva, scuoteva il capo, si rattrista, si asciugava gli occhi. Poi l’uomo posò il libro sul tavolo. La donna si avvicinò, gli sussurrò qualcosa all’orecchio e il vecchio annuì. Andarono via dopo aver pagato il conto. Io però riuscii a vedere il titolo e l’autore del libro e rimasi sorpreso. Mi chiesi come fosse possibile che a distanza di duemila anni due persone così profondamente diverse come un ragazzo innamorato e un vecchio potessero entrare così in contatto tra loro tanto da far piangere , sorridere e riflettere al suono di un amore antico. Da allora, da quel pomeriggio di sole, custodisco questa storia che si è arricchita nel tempo accogliendo altri personaggi, altre atmosfere, altre emozioni. É molto diversa dalle altre mie però devo dirvi, in tutta onestà, che non me ne importa. Io volevo raccontare di quel vecchio e di quel ragazzo e di tutto quello che potrebbe essere accaduto nel frattempo, tra quel verso che è un urlo di dolore e quella lacrima scesa duemila anni dopo».
L’antico amore intreccia sapientemente le vicende di un giovane professore con una vita coniugale piatta ed infelice, di un Vecchio ossessionato da un antico amore, di Oxana una badante moldava attenta e premurosa. Domina la voce di un poeta latino del primo secolo a.C. che i lettori non tarderanno ad identificare in Catullo per una serie di indizi sparsi nel romanzo che vanno dalle nugae alla corrente letteraria di appartenenza ovvero quella dei poetae novi alla trascrizione di due versi del Carme V (pag 233) e precisamente “rumoresque senum severiorum omnes unius aestimemus assis”. (Viviamo o mia Lesbia e amiamoci e le dicerie dei vecchi severi consideriamo tutte di valore pari a un soldo).
L’eco dell’antico amore che stravolge la vita, l’ossessione per la donna amata che offusca ogni altro pensiero,la liturgia verso un sentimento così profondo e totalizzante vivificano le pagine che si fanno leggere tutte d’un fiato. Specialmente i capitoli dove prende il sopravvento la figura del poeta latino sono mirabili per stile e profondità. L’autore ci porta nelle pieghe più intime di questo sentimento che prevale sugli altri perché portatore di luce e di speranza. E anche questa volta il lettore si identifica con i personaggi quasi a specchiarsi.
Con questo romanzo Maurizio de Giovanni riconferma l’autore che privilegia i sentimenti. É vero. Stavolta non ci sono i personaggi che lo hanno reso famoso e neppure le atmosfere noir alle quali ci ha abituati e per le quali lo leggiamo con vivo interesse. Ma, ricordando Chateaubriand, possiamo dire che Maurizio de Giovanni rende il nostro cuore uno strumento, una lira dove le corde non mancano al punto che possiamo sforzarci di rendere al meglio les accents de la joie sur le ton consacré aux soupirs.