Tutto è curato con attenzione maniacale nel libro di Annalisa Angelone dal titolo “Diana Spencer Morte, mito e misteri” (Polidoro editore). Dal 29 agosto chi vuole avere una panoramica obiettiva, rigorosa e reale, di come sono andati i fatti nel famoso incidente che ha coinvolto Diana Spencer, deve leggere questo volume. In esso, già il titolo lo evidenzia, si vuole fare luce sui fatti che successero domenica 31 agosto 1997, in quell’incidente stradale nella galleria sotto il Ponte de l’Alma a Parigi, in cui morirono anche il compagno di Diana, l’imprenditore egiziano Dodi Al-Fayed, ed il conducente dell’auto sulla quale viaggiava la coppia, Henri Paul.
La verità ufficiale, come spiega l’autrice del libro, sull’incidente in cui morì Diana Spencer, prende forma in due inchieste e un processo che si snodano nel corso degli anni: l’Inchiesta francese, l’Operation Paget (o inchiesta inglese) e l’ Inquest (o processo)che si conclude il 7 aprile 2008 con il verdetto di “unlawful killing”, omicidio colposo.
Nella ricostruzione dei fatti si nota una grande meticolosità, segno di un lavoro capillare e lungo, ispirato, forse, da un profondo interesse per l’argomento e soprattutto dalla voglia di fare luce su un fatto tanto conosciuto, ma costellato da troppe ombre.
Non solo questo, ma un racconto di Diana che fa emergere il suo essere donna straordinaria, paladina della campagna contro le mine antiuomo i cui effetti devastanti Diana ha voluto conoscere di persona visitando paesi come l’Angola. Di questa visita resta iconica l’immagine della principessa che cammina in un campo minato. La sua posizione ha smosso l’opinione pubblica sull’argomento e, ovviamente, ha dato fastidio a molti.
La sua umanità, che traspare in ogni rigo di questo libro, l’hanno portata a toccare le mani dei malati di AIDS, in un momento in cui, conoscendo ancora poco le modalità di contagio, nessuno lo avrebbe fatto.
Del resto anche con madre Teresa di Calcutta Diana ha avuto un rapporto speciale immortalato da foto rimaste mitiche tra le due; Madre Teresa disse alla principessa: “Se vuoi salvare i tuoi figli fai conoscere loro la povertà, portali a dare affetto a chi è disperato, a chi soffre. Accompagnali sotto i ponti del Tamigi, dove dormono tanti senza tetto al freddo…”, Diana, quasi sicuramente, lo fece.
Amava gli ultimi, li capiva, li cercava ed aveva una luce speciale. Ma da un certo momento della sua vita ha temuto per la sua incolumità; in alcuni scritti, andati in buona parte dispersi, accusava l’ex marito Carlo di volerla uccidere, ed ha vissuto nel terrore di subire un attentato mortale. Peraltro diversi son stati gli incidenti ‘strani’ che l’hanno riguardata: rottura freni dell’auto ed altro.
All’alone di luce che la accompagna fanno da contraltare tanti misteri relativi ad episodi accaduti quando era in vita, subito dopo l’incidente e per diversi anni a seguire.
Diana poteva essere salvata se si fossero accorti per tempo del buco nella vena apertosi a seguito dell’urto subito.
Tanti quesiti sui suoi amori sono rimasti senza risposte; ma Diana ha amato per tutta la vita, nonostante tutto, Carlo.
Era inquieta ma in pubblico appariva sicura e dolce ad un tempo, provava dolore nel vedere le persone soffrire mettendo a nudo una sensibilità estrema, un carisma fuori dal comune. Amava i suoi figli in maniera totalizzante, ma voleva che conoscessero, come detto, anche le brutture del mondo.
Ha ottenuto il rispetto di tutti perfino della Regina Elisabetta che nel giorno della sua morte disse: Prima di tutto voglio rendere io stessa omaggio a Diana. Era un essere umano eccezionale e piena di doti. Nei momenti belli e in quelli brutti non ha mai perso la capacità di sorridere o di ispirare gli altri con il suo calore e la sua gentilezza. Io l’ammiravo e la rispettavo per la sua energia e il suo impegno verso gli altri. Chiunque abbia conosciuto Diana non potrà dimenticarla. I milioni che non l’hanno conosciuta, ma che pensavano di conoscerla, la ricorderanno”.
Molto brava la Angelone nel confezionare un prodotto di qualità dove la dominante principale è il rigore nel fare emergere la verità: quella delle inchieste ufficiali, ma anche quella che riguarda tutti gli aspetti della vita di questa donna che merita di non esser mai dimenticata. Questo avviene anche grazie ad un’opera come questa. Del resto Elton John, nella canzone a lei dedicata, lo cantava anticipando ciò che è realmente accaduto: «La tua candela, si è spenta prima del tempo. La tua leggenda non finirà mai».