Nella ricorrenza del 700esimo anniversario dalla morte di Dante Alighieri numerosi i libri pubblicati per celebrare il padre della lingua italiana. Vi segnaliamo Dante di Alessandro Barbero, pag.361, Editori Laterza, Collana i Robinson Letture.
Con la chiarezza da grande divulgatore il professor Barbero, docente di storia medioevale presso l’Università del Piemonte Orientale e famoso per le sue collaborazioni televisive, delinea in 21 capitoli la figura del grande scrittore e poeta fiorentino regalando ai lettori non solo una sua biografia ma anche con rigore storico il periodo molto travagliato nel quale l’Alighieri visse ed operò.
Tanto si è scritto su Dante ma pochi sono i documenti consultabili che offrono testimonianze certe ed inconfutabili sulla sua vita a partire dal nome e dalla sua famiglia di origine per finire alla data esatta della morte in quel di Ravenna nel 1321. Dobbiamo accontentarci di quello che ci hanno lasciato i suoi contemporanei, a partire da Giovanni Boccaccio che definì Divina la Commedia durante le numerose letture pubbliche dell’opera più famosa scritta dall’ingegno umano. Persino i ritratti di Durante Alighieri detto Dante sono stati realizzati da artisti che non lo hanno conosciuto personalmente come il particolare del dipinto che lo ritrae di Sandro Botticelli, usato per la copertina del libro, realizzato nel XV° secolo.
Il libro su Dante del professor Barbero si fa leggere tutto d’un fiato perché è scritto in modo rigoroso ma con una prosa accattivante ed accessibile a tutti e soddisfa molte curiosità ed interrogativi sulla vita e la storia di un uomo singolare nel panorama storico-letterario italiano.
Il libro parte dalla famosa battaglia di Campaldino e si interroga sulle attitudini politiche e militari di Dante, ricostruisce a grandi linee la storia dei suoi antenati che pare si fossero arricchiti per aver praticato l’usura, descrive l’innamoramento per Beatrice e l’unione con Gemma Donati, la durezza dell’esilio e le tante peregrinazioni e la sete di riconoscimenti e di gloria per i suoi scritti del grande fiorentino. Certamente restano aperte molte questioni che hanno appassionato ed appassionano gli studiosi di tutto il mondo ma questo non impedisce all’ autore di sollevare altri interrogativi per stimolare la riflessione e la ricerca e permettere al lettore di farsi una propria opinione sulle vicende narrate.
Particolare attenzione viene riservata alla Divina Commedia con costanti riferimenti alle più note terzine serventesi che possono restituirci un Dante inedito, profondo, appassionato dei suoi ideali politici e morali sottolineando che egli fu un uomo del Medioevo, immerso nel suo tempo e quindi lontano da una forzata attualità.
Noi di Maydreams abbiamo seguito numerose presentazioni del libro in streaming ed abbiamo raccolto le risposte del professor Barbero ai quesiti più disparati e ricorrenti avanzati dai lettori.
Quali difficoltà ha incontrato professore nello scrivere il suo libro su Dante?
Barbero: «Il libro è stato scritto molto prima dei vari lockdown scattati per far fronte alla pandemia da COVID-19. Ho impiegato circa tre anni di lavoro e la mia fonte storica principale è stato il Codice diplomatico dantesco pubblicato nel ‘900 che rappresenta una sorta di summa theologica, per così dire, di tutte le informazioni e gli studi fatti riguardanti Dante Alighieri. Oggi non avrei potuto scrivere neppure una pagina del libro in quanto le restrizioni che io giudico assurde per alcuni versi hanno riguardato anche le biblioteche interdette persino agli addetti ai lavori».
La Divina Commedia può rappresentare in tutti i suoi aspetti la vita di un uomo del Trecento?
Barbero: «Non direi. Se noi sapessimo più cose su dove e come è stata scritta la Divina Commedia potremmo rispondere a questo interrogativo. L’opera è quasi del tutto svincolata dalla vita di Dante eccetto la Vita Nova, il suo scritto più autobiografico in assoluto. Non siamo in grado di collegare la vita di Dante concretamente alla produzione delle sue opere. Molti ancora i punti oscuri che suscitano accese discussioni tra studiosi autorevoli. Quando si crea un’opera si è in un momento per così dire di sospensione e nessuno può comprendere quel momento se non l’autore stesso. In che modo scriveva Dante? Prendeva appunti, componeva a memoria su pergamena o tavolette cerate? Non lo sapremo mai».
Quale il clima politico della Firenze del Trecento? In che modo l’esilio ha trasformato Dante?
Barbero: «La complessità delle forze politiche della Firenze del ‘300 ci fa capire che le scelte di Dante non furono facili. Il Villani ci dice che egli è stato sicuramente un rappresentante del Consiglio dei cento imprenditori fedeli al regime voluto dal popolo. Dante fu eletto anche priore della città e questo ci permette di dire che i suoi concittadini lo stimavano. Ma per comprendere appieno le idee politiche di Dante dobbiamo leggere due sue opere: il Convivio e il De Monarchia. Dante disprezza il popolo che pensa soltanto agli affari e gli arricchiti e quindi deve scendere a dei compromessi che forzano la sua natura di uomo legato essenzialmente all’imperatore, al Cesare che deve governare. In quest’ottica i Comuni non rappresentano niente se non interessi particolari. Sicuramente l’esilio ha cambiato la percezione che Dante aveva della politica. Lascia Firenze deluso, amareggiato. Eppure grazie all’esilio può dedicarsi alla stesura della Divina Commedia. Forse senza l’esilio non oggi non potremmo leggere questo capolavoro».
Cosa significava essere nobili in quel particolare momento storico? Possiamo considerare Dante un nobile?
Barbero: «Durante il Medioevo non ci sono privilegi per i nobili come invece accadrà nell’Ancien Regime ad esempio in Francia. Essere nobili significava avere ammirazione e prestigio da parte dei concittadini ed in questo senso Dante era un nobile. La famiglia a cui si apparteneva doveva essere potente ed influente perlomeno da tre, quattro generazioni. Facciamo un esempio per chiarire le idee rapportandole all’oggi: gli Agnelli sarebbero stati dei nobili, i Berlusconi no. Essere nobili a quel tempo significava avere dimestichezza con le armi, sapere andare a cavallo, abitare in edifici fortificati, avere dei possedimenti. La famiglia dei Cerchi era ricchissima ma di basso stato. Sicuramente la vera nobiltà prevedeva il comportarsi con onore ed essere virtuosi. Dante incontra nell’ Inferno Farinata degli Uberti che gli chiede: chi fur li maggior tuoi? E Dante parla di un trisnonno cavaliere e si vanta».
Come si pone Dante tra le due donne della sua vita: Beatrice e Gemma?
Barbero: «L’amore profondo per Beatrice si traduce in un flusso di poesia e riflette la dissociazione tra un amore angelicato, caro ai poeti stilnovisti, ed un amore terreno fatto di desiderio carnale. Dante ama Beatrice ma sposa Gemma Donati dalla quale avrà cinque figli, tre maschi e due femmine. Non abbiamo notizie sul matrimonio di Dante e quelle poche confuse. Infatti l’unico documento finora trovato è datato 1278 ma è un rompicapo per gli storici perché sposta il contratto matrimoniale di Dante all’età di 12 anni, cosa pressoché impossibile. Tale documento sarebbe stato prodotto dai legali della stessa Gemma Donati per far valere i suoi diritti di moglie sui beni sequestrati al marito insieme alla condanna all’esilio».
Quale impatto ha avuto l’esilio sulla produzione di Dante?
Barbero: «Negli anni dell’esilio Dante porta a termine numerose opere e scrive la Commedia. Le circostanze avverse non hanno indebolito la sua creatività. È un po’ come quello che è accaduto nel ‘900 in Unione Sovietica nel periodo staliniano. La durezza delle condizioni di vita non ha mortificato la produzione. Anche nel ‘300, la peste e le carestie hanno prodotto capolavori in tutte le arti».
Foscolo apostrofa Dante come ghibellin fuggiasco, come mai?
Barbero: «Dante non è mai stato ghibellino. Diciamo che Ugo Foscolo si è espresso così ricorrendo ad una licenza poetica. Dante è guelfo, non ci sono dubbi. La salvezza politica viene dall’imperatore ed ha come garante il Papa».
Cosa vorrebbe sapere su Dante che non c’è nelle fonti da lei consultate?
Barbero: «Potrei chiedere molte cose a Dante a incominciare dalla data del suo matrimonio con Gemma Donati ma vorrei sapere, in particolare, se Dante ha conosciuto sua madre Monna Bella. Non sappiamo niente di lei. È probabile che sia morta proprio dando alla luce Dante».
Quanto può essere attuale Dante?
Barbero: «Teniamo presente che egli è un uomo del Trecento, un’epoca molto lontana dalla nostra. La Commedia può essere attuale nel senso che è un pezzo importante e bello della vita di ciascuno di noi».